- Mike Huhmann - voce
- Philipp Hanfland - chitarra
- Johannes "Joe" Rudolph - chitarra
- Florian Bauer - basso
- Sebastian "Rob" Robrecht - batteria
1. Death End Road
2. Vita Reducta
3. Swallow The Sun
4. The Game
5. Running Scared
6. The Killer In Me
7. Drown In Sorrow
8. Schizophrenic
9. Passion Of The Night
10. Road Of Visions
Bonus Tracks:
11. Smashed To Pieces
12. Immense Infinity
Death End Road
La scena tedesca è una delle più fiorenti per quanto riguarda il metalcore europeo, in particolare grazie a gruppi come Caliban e Heaven Shall Burn che, orientandosi maggiormente verso le sonorità tipiche del death metal melodico, si sono imposti tra i capisaldi del genere. Anche i Burden Of Grief, precedentemente dediti ad un death metal di scuola svedese, hanno accolto queste contaminazioni, inserendo nel loro quarto full-lenght, Death End Road, elementi tipicamente core come la voce di Huhmann, che si fa più bassa e rauca, le ritmiche complesse, e le chitarre che di tanto in tanto aprono squarci melodici nella struttura compatta e martellante delle canzoni; ma dove la tendenza predominante nel metalcore è quella di inserire il cantato clean nei momenti più rilassati, i Burden Of Grief mantengono i vocals rochi creando un’atmosfera malata ed opprimente.
Il risultato è davvero devastante, come appare già dalla prima traccia Vita Reducta, dove la melodia traspare in forma di acuti arpeggi sotto ai potenti riff di matrice sludge; gran parte della riuscita del sound è comunque dovuto alla sezione ritmica, incredibilmente varia e terremotante sebbene non sia valorizzata a dovere dalla produzione; sulla stessa linea è costruita Swallow The Sun, dotata di un refrain molto coinvolgente, mentre The Game privilegia le distorsioni tipiche del post-thrash, alternate a intermezzi più calmi, epici e struggenti.
In Running Scared si può apprezzare a pieno la potenza del drumming di Robrecht, i cui rombanti stacchi rendono il pezzo uno dei migliori del platter; altri brani ottimi e distruttivi sono The Killer In Me, molto azzeccato grazie ad un sapiente uso della melodia, Drown In Sorrow e Schizophrene, in cui però le ritmiche si fanno a tratti eccessivamente serrate rispetto alla linea delle chitarre.
Il calo arriva verso la fine: Passion Of The Night, sebbene molto riuscito nella parte, è rovinato da assoli di chitarra dolci e del tutto fuori luogo; discutibile invece la collocazione come ultimo pezzo di Road Of Vision, unico pezzo dall’andamento cadenzato e poco energico: posto nella parte centrale del disco avrebbe spezzato il ritmo martellante delle canzoni, ovviando ad una certa monotonia tematica dei brani, mentre come traccia conclusiva diventa piuttosto insignificante.
La versione completa di Death End Road contiene inoltre due bonus tracks registrate successivamente, entrambe buoni pezzi veloci ed energici.
Sembra dunque che i Burden of Grief abbiano imboccato la strada giusta, confezionando un disco potente, incisivo e devastante che piacerà a chi ama il metalcore più pesante come a tutti coloro che amano il metal estremo. Di certo il prodotto finale non è particolarmente innovatico, e l’influenza in particolar modo degli Heaven Shall Burn è molto forte, ma il tutto è composto con sapienza e intelligenza dando vita ad un ottimo risultato.