- Matthew Tuck - voce, chitarra
- Michael Paget - chitarra
- Jason James - basso
- Michael Thomas - batteria
1. Scream, Aim, Fire (04:30)
2. Eye of the Storm (04:04)
3. Hearts Burst Into Fire (04:57)
4. Waking the Demon (04:08)
5. Disappear (04:05)
6. Deliver Us From Evil (05:58)
7. Take it Out on Me (05:52)
8. Say Goodnight (04:43)
9. End of Days (04:18)
10. Last to Know (03:15)
11. Forever and Always (06:46)
Bonus tracks [Deluxe Edition]:
1. Road To Nowhere
2. Watching Us Die Tonight
3. One Good Reason Why
4. Ashes Of The Innocent
Scream Aim Fire
L’ascolto dell’ultimo lavoro di una band metalcore letteralmente osannata dai 17enni alle prime armi con gli orizzonti musicali più “estremi” è quanto di più complicato si possa scegliere: il giudizio rischia infatti di essere completamente inficiato sia dal genere musicale indicato, troppo spesso criticato per la sua straordinaria immediatezza emotiva scambiata indistintamente per pochezza artistica o venalità commerciale, sia dall’audience che ne consegue, troppo sovente tacciata di cattivo gusto o assoluta incompetenza, come se nessuno dei più esperti e “datati” critici fosse mai stato ragazzino e non avesse mai ascoltato, all’epoca, quegli stessi gruppi che oggi si osannano come divinità del metal. I giovanissimi Bullet for my valentine sono, in quest’ottica, l’esempio più calzante di questa arida diatriba, giacché producono il genere più sottovalutato del pianeta metal per esaltare il pubblico più sottovalutato del pianeta terra: tuttavia, Scream aim fire, secondo capitolo della loro folgorante carriera, è la dimostrazione di come simili pregiudizi siano assolutamente sprezzanti inesatti.
Dei Bullet for my valentine occorre innanzitutto sottolineare il coraggio manifestato nel costruire un album estremamente diverso dal precedente trionfo di The poison: i 4 musicisti gallesi avrebbero infatti potuto riproporre la stessa formula magica già utilizzata 3 anni or sono e sfruttare la loro travolgente ondata di popolarità per rimpinguare il loro affamato conto in banca, chi, del resto, non l’avrebbe considerato peccato veniale in questo specifico caso di giovani ragazzi di provincia? Al contrario, in Scream aim fire i Bullet for my valentine abbandonano l’immediatezza ed il carisma dell’emotional metalcore più sfacciato e presuntuoso di The poison per avvicinarsi con sempre maggior convinzione alla insidiose rive del thrash metal: le frenetiche (ma tutt’altro che imprecise) linee di drumming in controtempo della titletrack Scream aim fire e Eye of the storm, così come il meditato utilizzo della doppia cassa e un cantato estremamente aggressivo ma raramente (nelle 2 tracce appena citate) in scream, rappresentano una svolta programmatica estremamente naturale ma decisamente rischiosa, che li espone a sciocche ma frequenti critiche di lesa maestà. Al di là di più o meno impropri giudizi storici, è doveroso sottolineare come le prime 2 tracce di Scream aim fire bilancino alla perfezione elementi a favore e contrari: se da un lato evidenziano perfettamente come non si possa più mettere in dubbio le capacità tecniche degli strumentisti gallesi, rese ancor più straordinarie dalla loro giovanissima età (sotto questo punto di vista, il più corretto termine di paragone sono gli americani Trivium, anch’essi protagonisti di una carriera tanto fulminante quanto “invidiata”), dall’altro questa inedita ricercatezza musicale finisce per penalizzare considerevolmente la presa emotiva di un songwriting più ragionato e meno spontaneo, in soccorso del quale accorre comunque una pulizia sonora assolutamente appropriata e pregevole (troppo spesso accade che lavori più che validi vengano irrimediabilmente disturbati da un mixaggio eccessivamente rumoroso e assolutamente fastidioso).
I Bullet for my valentine non hanno mai fatto mistero di considerare loro idoli e maestri (non voglio scomodare il termine antesignani, francamente eccessivo) gruppi come i Metallica, gli Slayer e gli Iron Maiden (oltre ai Machine Head: per chi volesse verificare, lo scrivono loro stessi sul loro myspace), ma in The poison qualunque forma di più o meno ammissibile influenza musicale veniva schiacciata, in maniera comunque del tutto autentica, dalla grinta, dalla frenesia e dalla voracità musicale propria dei ragazzi loro coetanei: ciò non significa affatto che i micidiali riff di Micheal Paget fossero imprecisi o infantili, né che il cantato estremamente aggressivo e spesso urlato di Matthew Tuck fosse sguaiato o stonato, tutt’altro, più semplicemente la loro comprensibile immaturità nella scrittura dei pezzi trovava scampo e rifugio in una freschezza e una dinamicità energiche e dirompenti, in grado di esaltare e trascinare a ogni pié sospinto. Ora, Scream aim fire ribalta completamente questa situazione, in quanto nel suo complesso il songwriting risulta decisamente più maturo, ragionato e tecnicamente meglio costruito (non è certamente un caso se si ripete con stupefacente brillantezza la struttura a doppia strofa con introduzione, intermezzo, assolo e choruses finali con intriganti variazioni sul tema), ma, al contrario, emotivamente forse meno carismatico e coinvolgente (con l’ovvia eccezione degli strabilianti assoli di Paget).
Quanto detto finora potrebbe lasciar pensare che, a tutti gli effetti, i Bullet for my valentine abbiano cambiato genere musicale, ma non è affatto così: la meravigliosa tripletta Waking the demon, Disappear e Deliver us from evil, con quest’ultimo a prendersi onori e oneri di migliore traccia dell’album (nonostante un fade finale alquanto deludente), esprime al meglio le migliori caratteristiche del metalcore (riff sempre graffianti, “violenti” breakdown centrali, ritmiche martellanti dietro le pelli) pur introducendo costantemente elementi di assoluto valore e personalità, a cominciare dai sorprendenti cori di Waking the demon e Disappear per continuare con il commovente (per l’intensità emotiva) intreccio basso-chitarra di Deliver us from evil, la quale, oltre ad un chorus estremamente malinconico e sofferto, ripropone un intermezzo dalle sonorità più che vagamente 80’s.
Sempre rimanendo in ambito più strettamente metalcore, End of days e Last to know rappresentano 2 episodi con qualche luce e, forse, troppe ombre: la prima, al di là di una certa schematicità sonora, presenta un’insolita interazione tra il cantato in clean e in scream nella quale è stranamente quest’ultima a prevalere, con la prima a farle da piacevole sostegno; la seconda, invece, segue gli stilemi ormai abusati di un’aggressività piuttosto veloce (non a caso la sua durata è la più breve dell’intero pacchetto di Scream aim fire) ma al contempo abbastanza sterile, sia tecnicamente che emotivamente.
Infine, come in precedenza si era ravvisato un deciso avvicinamento alle sonorità thrash, ora non si può nascondere una qualche apertura, peraltro ottimamente riuscita, a quelle power: l’impeccabile intro di Hearts burst into fire, l’elegante assolo di Take it out on me, il solido riff di Say good night (sorprendente ballad dalle vaghe reminescenze gotiche, decisamente superiore alla scialba Forever and always) rappresentano un’ulteriore elemento di ponderata innovazione nella proposta musicale del quartetto gallese.
In definitiva, Scream aim fire, seppure in chiaroscuro, manifesta una decisa ed innegabile maturazione artistica rispetto al precedente The poison, confermando nei fatti l’assoluta bontà di un progetto non soltanto commerciale ma anche e soprattutto musicale che fa dei Bullet for my valentine una delle più fulgide realtà metal del panorama britannico ed europeo. Qualunque giudizio si possa nutrire sul genere metalcore e sulle band tanto acclamate da un pubblico ancora mediamente inesperto, non si può certo continuare a negare che i Bullet for my valentine siano eccellenti strumentisti, validi compositori ed ottimi esecutori: se nel loro prossimo capitolo, il terzo ovvero quello “della definitiva consacrazione”, Matthew Tuck e i suoi compagni sapranno unire la freschezza e l’audacia del dirompente The poison alla complessità e alla saggezza del più ricercato Scream aim fire, con ogni probabilità molti di quanti sono giovani e giovanissimi oggi saranno orgogliosi di affermare, un giorno, che “…ai nostri tempi c’erano i Bullet for my valentine…”.