- Doug Martsch – voce, chitarra
- Jim Roth – chitarra
- Brett Nelson – basso
- Scott Plouf – batteria
1. Goin' Against Your Mind (08:42)
2. Traces (04:42)
3. Liar (05:11)
4. Saturday (02:24)
5. Wherever You Go (06:10)
6. Conventional Wisdom (06:21)
7. Gone (05:41)
8. Mess With Time (05:42)
9. Just a Habit (04:27)
10. The Wait (05:00)
You in Reverse
Cinque lunghi anni erano trascorsi dall’ultima apparizione dei Built to Spill. Dopo Ancient Melodies of the Future tantissima era l'attesa per questo ritorno della Indie band dell'Idaho, con un full-lenght tutto nuovo, dal titolo You in Reverse.
Per la band capitanata dalla voce e chitarra Doug Martsch è un ritorno in pompa magna. Lo premettiamo, perchè questo disco appare maturo e completo in tutte le sue dieci tracce, non senza un pò di sorpresa nel sentire un lavoro così accurato da sfiorare in determinati frangenti la perfezione musicale.
L'inizio è di quelli che non ci si aspetta, con una Goin' Against Your Mind di quasi 9 minuti. Più che una canzone è un colpo in pieno volto, di quelli che rischiano di mandare a tappeto. E' un pezzo intenso e colmo della rinnovata creatività del quartetto dell'Idaho. Rappresenta il momento di maggiore spessore in You in Reverse, messo a bella posta in apertura, a voler chiarire subito quali sono le intenzioni dopo cinque anni di silenzio. All'iniziale parte strumentale fatta di ritmica incalzante e con le linee di chitarra ad emergere alla distanza segue un vortice di accordi e rumori appesi ad un fragile filo. Due accordi di numero, ripetuti quasi a provocare la nausea; ce n'è forse un terzo quando sta iniziando il settimo minuto. Le linee di chitarra la fanno da padrone: è questa la peculiarità dei Built to Spill in questo disco. La ricetta della band di Martsch è semplice semplice, ma il loro piccolo capolavoro di brillantezza musicale è emblematico anche di una carriera ormai più che quindicinale. Ci sanno fare come un tempo e lo dimostrano ad alta voce.
Non tradisce la successiva Traces, ballata dai tratti malinconici decisamente più pacata del pezzo d’apertura, che ci riporta ad una versione dei Built to Spill che necessitava di una bella rispolverata.
Che dire, era davvero il caso di aspettare, per trovarsi di fronte ad un lavoro di tale caratura. Gli assoli della chitarra ci portano dritti all’arpeggio più delicato che apre Liar, pezzo dalle atmosfere più disincantate che si addicono al meglio ad una famigliola riunita sul tappeto di casa mentre si sfogliano vecchi album di fotografie davanti al camino. Ci evocano immagini di questo tipo, le piccole bizzarie di scuola Built to Spill, appena prima di Saturday, necessaria intercapedine con la monumentale Wherever You Go. Sei minuti, forse qualcosa in più, ma sembrano almeno il doppio, tanti sono gli strati di chitarra che vanno a sovrapporsi per confezionare un pezzo d'altri tempi. Prima anche di una Conventional Wisdom dalle peculiarità più spiccatamente radiofoniche (il riff introduttivo è il più orecchiabile nell'intero full-lenght).
Con il volgere al termine di You in Reverse non mancano altri spunti per capire quanto i Built to Spill siano stati geniali nel discostarsi da un capolavoro quale Perfect From Now On (1997), per tornare al punto di partenza. Sapendosi reinventare in una chiave Indie che fa chiudere gli occhi per quanto abbagliante.
Prendete le evoluzioni elettriche di Gone, ad esempio. Non vi bastasse ancora tutto ciò, i colpi di coda di You in Reverse sono altri splendidi esempi della minuzia che Martsch e soci hanno impiegato nell'affinare i particolari per realizzare questo loro sesto disco in studio.
Non ci nascondiamo: questo disco è un piccolo capolavoro, che al meglio interpreta i canoni dell'Indie Rock cui oggi siamo legati. Per ulteriori informazioni chiedere a Death Cab for Cutie e Modest Mouse che, guarda caso, dei Built to Spill rappresentano i più affezionati discepoli. Ladies and gentlement, questo è Indie Rock. Allo stato puro.