- Stefano Bannò - voce, chitarra
- Enrico Avancini - chitarra, armonica, voce
- Davide Malandrino - basso
- Stefano Neri - batteria
Guest:
- Giovanni Formilan - tastiera
1. Love Is Revolution (03:48)
2. Burning For You (04:02)
3. Mr. Long Tongue (03:23)
4. King Of Kings (03:03)
5. No Racism (03:45)
6. You Are My Brother (04:30)
7. Exodus (04:17)
Love And Revolution
Finalmente anche in una terra apparentemente povera dal punto di vista musicale qualcosa si muove. Sono infatti di Trento i Buffalo Soldiers, combo formato da ragazzi che, nonostante la loro giovane età, possono già vantare diverse esperienze all’attivo; si sono fatti notare durante vari show, nei quali hanno preceduto band del calibro dei Persiana Jones. Il primo demo del complesso si intitola Love And Revolution e viene registrato al Centro Musica di Trento a cavallo tra giugno e luglio 2006. E’ il Reggae il genere nel quale i Buffalo Soldiers hanno deciso di cimentarsi, senza però precludersi la possibilità di variare e spingersi in direzioni diverse. Il loro lavoro, infatti, sarà gradito agli amanti del ritmo in levare così come da coloro che preferiscono spaziare senza ancorarsi a schemi fissi.
Il disco si apre con Love Is Revolution, che fin dai primi accordi sprigiona vibrazioni positive e presenta all’ascoltatore un’opera Roots di tutto rispetto. Le parole di Marley introducono un brano calmo e spontaneo, caratterizzato da una coinvolgente interpretazione del singer Stefano, la cui voce si addice perfettamente al genere trattato. Burning For You guida l’ascoltatore lungo i sentieri del Blues in una melodia cadenzata, in cui le tastiere, tendenti addirittura a sfumature Progressive, creano un’atmosfera suggestiva. Mr. Long Tongue, uno dei più coinvolgenti pezzi dell’intero disco, si sposta in direzione Raggamuffin; le due chitarre disegnano trame avvincenti, arricchite da inserti elettronici che apportano un tocco particolare alla melodia. Il gruppo dimostra un’originalità compositiva ben superiore a quella di gran parte delle formazioni Reggae attualmente sulla scena. Una chitarra spumeggiante introduce King Of Kings, il cui profondo testo è abbinato a melodie positive ed immediate. Al centro della scena vi è qui la tradizione rastafariana, discorso affrontato da Stefano molto seriamente. L’armonica di Enrico interviene verso la fine del pezzo a completare l’aspetto strumentale, eliminando così ogni tendenza alla monotonia. E’ il momento dell’impegnata No Racism, inno all’uguaglianza ed al rispetto reciproco. Diversi fattori contribuiscono a rendere pregevole il brano, primi fra tutti l’introduzione e l’assolo di chitarra ed il timbro corposo del basso. L’acustica You Are My Brother richiama i commoventi accordi della Redemption Song di Marley; la chitarra calma ma ritmata è ancora una volta accompagnata dagli elegiaci suoni d’armonica che, come una nuova voce, sembrano ribadire la dichiarazione di pace e fratellanza della lirica. Quale modo migliore per terminare una simile opera se non con un omaggio al leggendario Bob? E’una versione live della cover Exodus, registrata durante uno dei numerosi appuntamenti live, a concludere questo primo capitolo della storia della giovane band.
Giunge così a termine un disco che ha saputo sorprendere tutti coloro che non si aspettavano nulla di particolare da parte dei Buffalo Soldiers. Non si può pretendere che essi abbiano già raggiunto la perfezione, è ovvio. La tecnica verrà affinata col tempo e la grande intesa che lega i membri del gruppo favorirà di certo questo progresso, ma i giovani musicisti appaiono molto promettenti e determinati e, se continueranno su questa strada, faranno sicuramente parlare ancora di sé.