Paolo Iocca: quasi tutto + voce
Shannon Fields: horrible noises on synthesizers, junk objects and toys, percussion, electronics and things with strings
Gianluca Giusti: piano on 2 and 9
Simone Cavina: drums and cymbals on 2 and 9
Andrea Perillo (A Toys Orchestra): drums on 8
Sayda Canizares: backing vocals on 6
Jon Natchez (Beirut): baritone saxophones on 9
Iosonouncane: vocal drones on 10
1. Forewords
2. Our Glowing Days
3. Essay On Holography
4. The Secret Abilities
5. Low Tide Lost At Sea
6. Stormily Reassuring
7. Dusk Jockey
8. Immortal Bliss
9. A Minimal Anthem
10. An Angel Was Seen On The Crime Scene
November Uniform
Boxeur The Coeur è la nuova creatura di Paolo Iocca e Paolo Iocca è stato il leader dei Franklin Delano, una delle formazioni più ‘americane’ mai avute in Italia. Smessi quei panni, dopo l’ulteriore esperienza Blake/e/e/ , l’enorme talento creativo di Paolo oggi si avvicina a filoni contemporanei che a definirli potrebbe essere riduttivo e limitante.
Certo, la fascinazione per le ‘elettroniche’ degli ‘80 e dei ‘90’ è ben presente in surrogati di glo-fi e chillwave, così come un certo gusto anarchico per il patchwork psichedelico, ma quella che emerge forte da tanto corredo sonoro è una vena semplicemente e squisitamente pop che evita le implicazioni kitsch che altrimenti sarebbero dietro l’angolo e che informa tutte le tracce, qualunque sia la loro declinazione di base.
Il vocoder di rito in Forewords inaugura l’album come un canto propiziatorio di gioie a venire e si resta da subito invischiati in gommose paludi sintetiche; la barocca Our Glowing Days glorifica il pop di cui si diceva prima, abbeverandosi a fonti nobilissime, suonando come una Velouria dei Pixies eseguita dagli Stereolab.
E ancora acidità dancefloor eighties in Essay On Holography e l’ingombrante presenza di Beatles e Sid Barrett in The Secret Abilities.
Poi c’è la notturna e luminosa parentesi di Low Tide Lost At Sea prima di riprendere i giochi con le cadenze di Stormily Reassuring, piccolo compendio di modernariato pop.
Infine segnaliamo Immortal Bliss ergo Frank Black che sogna gli M83, mentre A Minimal Anthem è il geniale cavallo di Troia che ribadisce che questa produzione italiana è un evento di portata internazionale.
Perché Boxeur The Coeur non sfigurerebbe affatto in un tour immaginario al fianco di gente come i già citati M83 o Panda Bear o Neon Indian, per fare un paio di nomi dal giusto hype, perché Paolo si sentirebbe molto più libero di sperimentare, improvvisare e giocare senza troppe sovrastrutture o calcoli e questo è facilmente ravvisabile sia nel suo passato che – per chi ha avuto modo di vederlo in azione ‘on stage’ – nel suo presente già post-moderno.