- Angelo Gentile - Voce, chitarra
- Antonio Spina - Batteria
- Fulvio Cirace - Basso, voce
1. Paranoia
2. Ombre
3. Esigenze e Differenze
4. Spleen
5. Candida
Ombre
Si formano nel 2005 a Napoli, città natale insolita per un band dedita a sonorità prettamente nord americane come sono i Borderline, un tipico power trio (da poco diventato un quartetto) che non si rassegna alla ormai consolidata morte del Grunge, proponendo una commistione di chitarre ruvide e grezze, batteria semplicistica ma picchiata con rabbia e liriche in italiano urlate con gola infiammata e voce graffiante, come tradizione impone da più di un decennio a questa parte.
I cinque brani componenti questo Ep si susseguono senza troppe difficoltà rientrando completamente nei canoni del genere, non stupendo ma nemmeno annoiando eccessivamente: schivando cliché che avrebbero reso il tutto particolarmente prevedibile, la band adotta uno stile sporco ed oscuro per l’intera durata dei primi tre pezzi, filtrando il segnale della chitarra attraverso un distorsore perennemente acceso eccetto rari e brevi intermezzi, evitando così la struttura più classica e prevedibile dell’alternanza tra strofe tranquille e ritornelli rabbiosi.
Paranoia, la traccia d’apertura, contiene infatti tutti gli elementi tipici del Grunge meno commerciale, anche se l’interpretazione velenosa della voce e i ritmi relativamente sostenuti del brano aiutano a mantenere viva l’attenzione, comunque minacciata da una sensazione di “già sentito” decisamente invadente.
Ombre non aiuta certo a migliorare la situazione con i suoi ritmi lenti e regolari, che martellano su due accordi stoppati prima di evaporare in un ritornello molto melodico ma ingenuo, che diviene ricordabile solo per le continue rime e per il suo ossessivo ripetersi.
Una scarna introduzione di basso è l’introduzione di Esigenze e Differenze, brano finalmente dotato di un riff riconoscibile di stampo Hard Rock spezzato da passaggi più o meno selvaggi, in cui gli strumenti sembrano ribellarsi al regolare incedere della canzone precedente rivelando nuove influenze e soluzioni non scontate.
Con Spleen la band decide di adattarsi alla classica formula che rese famoso questo genere, affidando l’apertura del brano ad un arpeggio dai toni malinconici e rassegnati, che rapidamente muta in una cavalcata gonfia di suoni distorti e densi, rivelandosi una base perfetta su cui far crescere urla di disagio adolescenziale ed alienazione. Efficace ma già sentito fino alla nausea in migliaia di gruppi più o meno famosi, e per questo, noioso.
La traccia conclusiva, Candida, si rivela la migliore del disco, ma dopo una manciata di secondi mi accorgo che somiglia fin troppo a Nuotando Nell’Aria dei Marlene Kuntz: sebbene la ritmica adottata dalla batteria sia (fortunatamente!) diversa, la sequenza e la metrica degli accordi è la stessa, così come la linea di voce richiama in modo abbastanza palese la storica hit della band di Cuneo.
Avvicinandosi alla sua conclusione il pezzo si evolve in modo comunque più personale allontanando i pesanti sospetti iniziali, tuttavia non risolleva le sorti di un lavoro complessivamente mediocre, afflitto dalla cronica mancanza di spunti interessanti.
Risulta fin troppo evidente quanto il Post-Grunge italico di stampo adolescenziale iniziato dai Verdena nel 1999 ed protrattosi fino ad oggi attraverso gruppi dal talento altalenante necessiti di uno strutturale rinnovamento, e questi Borderline ne sono la prova inconfutabile: prima di poter licenziare un lavoro maturo occorre quindi impegnarsi con costanza sotto l’aspetto creativo del processo di scrittura, facendo emergere le doti personali e l’originalità che questo gruppo quasi sicuramente possiede, ma che nasconde all’ombra di soluzioni davvero troppo scontate e prive di mordente.