- Morgan Castoldi - voce, basso, chitarra, synth, campionamenti, pianoforte, moog, juno106
- Andy, tastiere - campionamenti, juno106, sax, cori
- Livio Magnini - chitarre
- Sergio Carnevale - batteria e percussioni
Guests:
- Franco Battiato - cori sulla traccia n° 07 e n° 16.
1. Versozero (00:51)
2. Zero (05:10)
3. La Crisi (03:57)
4. Sono=Sono (03:45)
5. La Comprensione (04:09)
6. Finchè saprai spiegarti (04:56)
7. Sovrappensiero (04:51)
8. Forse (07:16)
9. Autofraintendimento (05:23)
10. Lo Psicopatico (05:10)
11. Always crashing in the same car (03:58)
12. Saxs Interlude (00:39)
13. Porno Muzik (02:26)
14. Niente x Scontato (05:11)
15. Numero (03:37)
16. Punto di non arrivo (05:09)
Zero
Con questo album si chiude la triologia "chimica" di questa band che indubbiamente ha rivestito negli anni '90 un ruolo molto importante nella scena rock italiana.
Le coordinate stilistiche del combo settentrionale sono sempre le stesse, con una maggiore propensione all'industriale e all'elettronica.
Si passa così da electro pop d'autore, a new wave, a rock, a sonorità molto vicine alla creatura di Trent Reznor, e come sempre a spruzzate jazz-funk sparse qua e là, il tutto magistralmente coadiuvato ed amalgamato. Ben sedici pezzi per una durata complessiva di circa un'ora e dieci minuti, ma passano via molto fluidamente senza intoppi o tempi morti.
Effettivamente il disco è un piccolo gioiellino, e magari se fosse stato omesso qualche brano il disco ne avrebbe guadagnato in punteggio, ma probabilmente l'alchimia non sarebbe stata la stessa, e cosi nel 1999 Morgan e soci decidono di immettere nel mercato questo Zero che è sicuramente il disco più conosciuto dei nostri, se non altro per un singolo/tormento quale è la traccia numero quattro, che svettando alta nelle classifica delle hits fu anche colonna sonora di un noto spot pubblicitario.
Versozero apre le danze, ed è un'intro distortissimo che ci immette nella prima vera canzone del lotto, che è la title-track. Il pezzo è stracolmo di elettronica tedesca anni '80, la voce è spesso effettata a dovere e i riff sono sempre duri e chirurgici. Sicuramente è uno dei picchi più alti del platter, non chè uno dei pezzi più duri della band.
La Crisi, che possiede un testo splendido, parte malinconicamente e placida con la voce di Morgan su un tappetto di loop e di bassi. Mano a mano però il pezzo cresce e gli strumenti si intrecciano sempre più tra loro, fino all'esplosione che preceduta da una micro pausa ci dona una band pomposissima e incalzante tra New Wave e Industrial rock di Nine Inch Nails-iana memoria.
Il singolone Sono=Sono (che si legge "sono come sono") è posto in quarta posizione.
Il ritornello come da copione entra immediatamente in testa, ed anche il break è di facilissima assimilazione. Il brano nella sua semplicità è strutturato alla perfezione, con la solita effettistica a puntino e l'elettronica di scuola Kraftewerk.
La quinta traccia, tale La Comprensione, è una triste ballata che si poggia principalmente su un pianoforte a cui si allaccia in seguito anche una chitarra acustica. La voce del cantante è qui mesta e quasi disperata nell'interpretazione di un testo come al solito mai banale ma anzi intelligente.
La carriera solista del singer e mastermind del gruppo, che inizierà qualche anno dopo l'uscita di questo album, verterà moltissimo su queste sonorità...
Finchè saprai spiegarti paga un altissimo dazio a quel genio incontrastato del duca bianco David Bowie, che infatti viene anche nominato nel testo della canzone ("...I've been dancing with the thin white duke...").
I sassofoni che si ergono austeri nella canzone e l'interpretazione vocale di Morgan ricordano moltissimo le musicalità di Changes (quel capolavoro di Bowie), e nella sua totalità il pezzo ha un qualcosa di goliardico, probabilmente per rilassare l'ascoltatore al prossimo pezzo che invece è triste e più denso.
Sovrappensiero è sicuramente il pezzo meglio riuscito di Zero, è plumbeo ed opprimente, ma la voce è incontrapposizione leggiadra, sebbene molto sofferta. Il testo è molto toccante e si sposa benissimo con la musicalità lenta e onirica stracolma di elettronica ed effettistica.
La traccia numero otto che si intitola Forse, continua sulla scia della precedente. E' il pezzo più lungo dell'album ed anche il più ossessivo; la voce di Castoldi si intreccia a quella di Andy ed entrambe quasi rantolano ad appesantire questo senso di opprimente atmosfera. Sul finire l'intensità raggiunge dei picchi molto alti per poi spegnersi lentamente.
Con Autofraintendimento ritorna il ritmo pomposo e il basso la fa di nuovo da padrone. L'elettronica è sempre in primo piano (questo è l'album dove di più questa matrice è marcata), e le influenze a livello soprattutto sonoro ai padri Kraftewerk sono sempre presenti. A volte fanno capolino anche gli Ultravox nella loro accezione di romantica new wave, e il fatto che i Bluvertigo non riescano precisamente ad essere catalogati è inevitabilmente sintomo di grande maturazione e originalità.
Lo Psicopatico dà il titolo alla successiva traccia che è impregnata di rock industriale e che si alterna tra parti più robotiche ad altre più classiche. I riff di tastiera sono molto ispirati ed hanno quasi un sapore orientale.
Always crashing in the same car invece è una bellissima cover che tributa il grandissimo David Bowie. Di solito le cover non hanno grandi risultati, ma in questo caso non ci si può lamentare. Specialmente sul finire poi ci sono dei bellissimi e intensi momenti di emotività.
Saxs Interlude è un brevissimo intro a Porno Muzik, pezzo strumentale elettronico su cui si infrange un sax distorto. Nulla di fatto.
Niente x Scontato è ad ora il pezzo più insignificante; la metrica è ai limiti del rap e il testo per quanto interessante (come sempre) non solleva le sorti di un pezzo scialbo. La parte strumentale
centrale non è niente male ma è davvero poco su cinque minuti e mezzo di musica.
La penultima traccia Numero ricorda moltissimo le esperienze passate di Metallo non Metallo, ci sono gli archi infatti ed è il pezzo più malinconico del lotto dove anche la voce di Morgan è immancabilmente sommessa.
Giunge al capolinea questo disco con Punto di Non Arrivo che prosegue il discorso intrapreso dal precedente pezzo. Una ballata triste che chiude il sipario con la voce inconfondibilissima del maestro Franco Battiato.
A conclusione non si può altro dire che chi aveva precendentemente apprezzato i Bluvertigo, troverà questo album significativo ed interessante, mentre chi era rimasto perplesso sul loro sound non troverà nulla che gli possa far cambiare idea. Loro sono sempre i Bluvertigo, e nonostante le massicce dosi di industrialità ed elettronica che in passato non erano state cosi ampiamente usate il marchio di fabbrica di questi italiani è sempre ben in vista.
E' un album in toto malinconico, accompagnato da testi intelligenti e da musiche originali.
Non si nega però che per ascoltare e godere di questo album, bisogna avere una particolare predisposizione mentale verso certe sonorità ad impatto un pò ostiche.
Un'ulteriore conferma per i Bluvertigo, che a due anni di distanza dal predecessore sfornano questo altro piccolo gioiellino (di cui noi italiani andiamo fieri) e che non smuove di una virgola le potenzialità e l'ispirazione della band.