- Jack - Basso
- William - Chitarra
- Adam - Voce
- Matt - Chitarra
- Joey - Batteria
1 .Blood of a Child
2. Ashes
3. Demons of the Sand
4. Pyromaniac
5. Forest
6. Silence
7. Fearbringer
8. Like a Boody Heral Remains
9. Metamorphosis
Total Running Time: 50 minuti circa.
Like a Bloody Herald Remains
I Bloody Herald sono un gruppo milanese nato recentemente, che ha iniziato a farsi conoscere dal pubblico Metal dalla metà dell’anno scorso, in cui un buon demo omonimo e alcuni spettacoli live valsero loro l’attenzione della label lombarda MyGraveyard Productions, che ha permesso alla giovane band di entrare in studio in questo 2006 e di registrare e pubblicare il proprio esordio sulla lunga distanza, intitolato “Like a Bloody Herald Remains”.
Senza soffermarmi troppo sulla non eccellente copertina (decisamente migliore quella del demo con il solo dipinto, più originale e personale), vorrei passare subito a presentare il disco di debutto del gruppo lombardo, che oltre alle versioni ri-registrate (e talvolta ri-arrangiate) dei sei brani del demo, presenta tre nuovi brani, dalle caratteristiche abbastanza particolari e che si differenziano abbastanza dalle vecchie composizioni.
Per quanto riguarda i singoli musicisti: è altalenante ma decisamente positiva per chi scrive, la prestazione del singer Adam: se è vero che alcune parti sono davvero interessanti e un paio di volte sono rimasto davvero a bocca aperta, per una buona personalità e una discreta capacità vocale (si veda la parte centrale di “Metamorphosis”), è altrettanto vero che questa sensazione non viene sempre confermata e talvolta si rimanga un po’ perplessi di fronte a certe linee vocali.
Funziona bene la coppia di chitarristi, formata dal fondatore William e da Matt, bene affiatata e capace di sfornare un riffing compatto e interessante; non male anche il basso, ben presente e corposo (mentre molto spesso altre band tendono ad affossarne il suono), mentre le ritmiche di batteria non sempre sono al livello ottimale e risultano un po’ statiche, togliendo talvolta una certa esplosività ed espressività ai brani – io non sono un fanatico della doppia cassa, tutt’altro, però ogni tanto se ne sente veramente la mancanza.
Accettabile la produzione e la qualità del suono, migliorabile soprattutto durante le parti acustiche che andrebbero maggiormente valorizzate dandogli più risalto, ma in generale nulla di cui lamentarsi (al massimo bisogna alzare un po’ il volume dello stereo).
Tra i pezzi ripresi dal demo, quelli che hanno avuto la peggio nel processo di revisione sono stati la quarta “Pyromaniac”, con un cantato non convincente e i controcori ‘graffianti’ in screaming che finiscono per dare sui nervi dopo poco tempo, e la sesta “Silence”, rovinata nella parte centrale (quella elettrica, mentre l’intro è acustica e di buon livello) da effetti e filtri di dubbio gusto e qualità. Decisamente migliore la canzone che li divide, l’acustica “Forest”, in cui la mancanza della batteria e l’atmosfera sognante creata dalle chitarre danno un’aura più intima al suono della band: un lato della band che deve esser maggiormente valorizzato.
La coppia iniziale “Blood of a Child” – “Ashes”, i migliori episodi del demo, non vengono toccati granché e mantengono intatto il loro guerresco timbro Heavy-Epic: pur essendo brani dal taglio decisamente più classico rispetto alle nuove composizioni, sono anche quelli che più facilmente rimangono impressi.
Andiamo alle nuove composizioni: “Demons of the Sand”, la title track e “Metamorphosis” sono i brani più peculiari, hanno un taglio molto più ‘moderno’ e personale: la sensazione è che vadano perfezionati, ma se la direzione che il gruppo intende intraprendere è questa, verranno fuori sicuramente delle ottime cose, con il gruppo che potrebbe trovare un proprio stile più personale e originale.
Molto efficace e aggressiva “Like a Bloody Herald Remains”, con la tanto anelata doppia cassa a fare la propria comparsa qui e là, è un brano dalla buona evoluzione. Ottimo antipasto, peraltro, per la finale “Metamorphosis”, di 8 minuti, il più ‘ragionato’ e originale dei brani presentati – se le liriche in alcune parti mi lasciano un po’ perplesso, rimangono un fattore secondario di fronte a un brano che ha ‘fascino’, cosa piuttosto rara da riscontrare in bands così giovani che tendono solitamente a fermarsi sui cliché dei vari generi. Purtroppo non riesce a convincere al 100%, in quanto alcune sezioni meriterebbero forse d’essere ripensate e meglio sviluppate, ma in generale il brano è assolutamente da promuovere: buono l’assolo alla fine del quarto minuto, e apprezzabile come il gruppo ‘osi’ nella parte successiva, con gli arpeggi di William e Matt a creare il background per i vocalizzi, in un falsetto molto femmineo, di Adam: brusco risveglio poco dopo, con le chitarre elettriche a rientrare prepotentemente in gioco.
Insomma, c’è del buonissimo materiale su cui lavorare, e sembra che il gruppo abbia deciso di accantonare la voglia di ripetere le gesta dei grandi del passato per andare a parare su uno stile più personale, che pare ancora ‘artisticamente grezzo’ e su cui il gruppo deve lavorare, ma che saprà dare, se opportunamente elaborato, buone soddisfazioni alla band e agli ascoltatori di un Metal moderno e non necessariamente fermo sugli standard che lo resero grande negli anni ’80.