- Brian Ross - voce
- Ken Johnson - chitarra
- Guy Laverick - chitarra
- Paul Brewis - basso
- Phil Brewis - batteria
1. Theatre of the Damned (04:22)
2. The Phantom (04:43)
3. Devil's Spawn (04:14)
4. My Life is My Own (05:06)
5. Spirit of the Legend (05:35)
6. The Passing (00:54)
7. Into the Light (06:18)
8. Tortured Souls (04:23)
9. Together We Are Strong (04:33)
10. Night Stalker (04:50)
Theatre of the Damned
I Blitzkrieg ci presentano per il 2007 un album nel complesso molto buono: Theatre Of The Damned ci offre le sonorità tipiche dello stile Heavy anni ’80 e ’90, contornate da una buona dose di nuovi elementi che conferiscono all’album un valore di collegamento tra il vecchio e il nuovo, tra il passato e il futuro. I numerosi fan del quintetto britannico rimarranno quantomeno soddisfatti da quest’album che, dopo due anni di inattività, si era caricato di aspettative. In 27 anni di onorata carriera, i Blitzkrieg hanno influenzato band di fama internazionale come ad esempio i Metallica (ricordiamo Creeping Death, ispirata notevolmente a Blitzkrieg dell’album A Time of Changes) divenendo uno dei più rispettati gruppi della scena Heavy.
Subito dalle prime note di Theatre of the Damned, la title-track, capiamo l’impegno e la determinazione che hanno portato i Blitzkrieg a comporre questa canzone accompagnata in tutta la sua lunghezza dallo stesso potente riff generato dalle chitarre di Ken Johnson e Guy Laverick, che culmina in un’assolo più che buono. Considerata la migliore traccia dell’intero album, Theatre of the Damned presenta un ritornello elettrizzante e significativo, in pieno stile Heavy Metal. Deliziati da questa prima traccia, con la seconda canzone, The Phantom, questo CD continua a soddisfarci pienamente, proponendo una traccia caratterizzata da una cadenza piuttosto lenta nel ritornello, che esprime tristezza e malinconia e che si risolve però alzando il ritmo e aumentando velocità nelle altre parti, accompagnate dalla grancassa sempre presente di Phil Brewis.
Ormai siamo più che soddisfatti delle prime tracce ma, continuando l’ascolto ci accorgiamo con un certo disappunto che il meglio dell’album consisteva proprio nelle prime due. Non male Devil’s Spawn, ma priva di un punto di risoluzione o un ritornello significativo; a risollevare il morale e la considerazione globale di questa produzione è il veloce quanto melodico intro di Spirit of the Legend, che ci presenta immediatamente un rapido assolo di chitarra, seguito da una buona parte di voce al termine della quale troviamo un classico ritornello cadenzato e soddisfacente, successivamente al quale ci si presenta nuovamente un assolo di chitarra, potente, veloce e molto espressivo. La settima Into the Light, la canzone più lenta e melodica di Theatre of the Damned, propone un riposante intro melodico seguito dal solito ripetitivo riff di chitarra. Sotto questo aspetto notiamo una leggera carenza di immaginazione e fantasia nel gruppo, che si ritrova costretto a riproporre spesso parti di chitarra ritmica e assoli per riempire eventuali buchi. Notevole invece la voce camaleontica di Brian Ross, che in ogni circostanza ci presenta un’esecuzione ai limiti della perfezione: Acuti, parti più basse e ritmiche si susseguono creando un’atmosfera originale e piuttosto varia.
La successiva Tortured Soul, molto ritmica e accentata, ci spiana la strada per Toghether we are Strong. Questa traccia si presenta subito molto incisiva e la sua ritmicità è rotta solo dai veloci colpi di Phil Brewis, che ne sottolineano e non ne smentiscono l’abilità. Ancora una volta il superbo Brian Ross ci sa trasmettere un’idea di complicità, uscendo con questo ottimo ritornello coinvolgente contornato dall’immancabile assolo di chitarra. Tutto questo sommato ci fornisce una canzone eccellente anche in chiusura.
Come se non bastasse quest’ultimo album dei Blitzkrieg ci offre ben due ottime bonus track (Armageddon e Blitzkrieg) e due tracce video che sottolineano la capacità propria dei Blitzkrieg di offrire ottime esibizioni anche dal vivo.
Insomma, con Theatre Of The Damned, i Blitzkrieg ci offrono un album interessante, non eccellente ma ben realizzato, che pone buone promesse per il futuro, dimostrando che dopo ben 27 anni di carriera e 11 album loro sono ancora qui, pronti a stupire ed appassionare i loro fan come solo pochi sanno fare.