- Widar - voce, tutti gli strumenti
1. As The Snow Covered The Hyperboeran Soil (07:39)
2. Nordic White Desert (05:42)
3. Autumn Fires (05:48)
APPROFONDIMENTO STORICO-GEOGRAFICO: HYPERBOREA
Il termine Hyperborea, spesso accostato a quello di Thule, indica un’isola, di dimensioni pari a quelle della Sicilia, che si sarebbe dovuta trovare fra la Groenlandia e l’Islanda. Questa terra era abitata da uomini e donne di rara bellezza, alcuni dei quali avevano addirittura il dono della chiaroveggenza. La reale esistenza di Hyperborea è dimostrata dagli scritti di numerosi filosofi tra cui Ecateo Di Mileto e Diodoro Il Siculo. Altre interessanti informazioni vengono date da alcune opere dello storico ionico Erodoto, che parla di genti bellicose discendenti proprio degli Iperborei. Strabone tuttavia colloca tale popolazione fra il Mar Nero, il Danubio e l’Adriatico. Per quanto riguarda i latini invece altri dati vengono forniti da Virgilio, il quale ritrae gli abitanti della leggendaria isola come bestie selvagge, e Plinio Il Vecchio, che descrive il popolo e la stessa Hyperborea in modo molto esauriente e completo. Ecco un passo di Naturalis Historia, opera di Gaio Plinio Secondo, detto appunto Il Vecchio: “Poi ci sono i Monti Rifei e la regione chiamata Pterophoros per la frequente caduta di neve, a somiglianza di piume, una parte del mondo condannata dalla natura ed immersa in una densa oscurità, occupata solo dall'azione del gelo e dai freddi ricettacoli dell'Aquilone. Dietro quelle montagne e al di là dell'Aquilone, un popolo fortunato (se crediamo), che hanno chiamato Iperborei, vive fino a vecchiaia, famoso per leggendari prodigi. Si crede che in quel luogo siano i cardini del mondo e gli estremi limiti delle rivoluzioni delle stelle, con sei mesi di chiaro e un solo giorno senza sole; non, come hanno detto gl'inesperti, dall'equinozio di primavera fino all'autunno: per loro il sole sorge una volta all'anno, nel solstizio d'estate, e tramonta una volta, nel solstizio d'inverno. È una regione luminosa con clima mite, priva di ogni nocivo flagello. Hanno per case boschi e foreste, venerano gli dèi profondamente e in comune, la discordia e ogni malattia sono loro ignote. Non c'è morte, se non per sazietà di vita, dopo i banchetti e nella vecchiaia colma di conforto; si gettano in mare da una rupe: questo tipo di sepoltura è il più felice. Non si può dubitare di quel popolo: tanti autori tramandano che essi sono soliti inviare a Delo, ad Apollo, da loro venerato tra tutti, le primizie delle messi. Le portavano alcune fanciulle, venerate per alcuni anni dall'ospitalità dei popoli, finché, essendo stato violato il patto, essi decisero di deporre le sacre offerte sui confini degli abitanti più vicini, affinché questi le passassero ai loro vicini, e così fino a Delo.” Pure l’antico testo taoista Lieh-tzu presenta alcune osservazioni riguardanti Hyperborea, dove la stessa viene paragonata perfino al paradiso. Per numerosi storici questa regione corrisponde a quella indicata con il leggendario nome di Atlantide, per altri invece ne costituisce soltanto una piccola parte. La caduta di un meteorite, con conseguenti ripercussioni sul clima terrestre, sarebbe stata, secondi alcuni, la causa della scomparsa della civiltà iperborea. Sono comunque davvero tantissime le teorie avanzate da storici e filosofi di tutto il mondo che cercano di chiarire, soprattutto attraverso antiche e preziose descrizioni, il mito dell’isola di Hyperborea, tutt’ora così oscuro e misterioso.
Hyperborea
Nel mondo esistono alcuni personaggi dotati di una personalità decisamente fuori dal comune. Nel corso della storia sono stati moltissimi i musicisti di grande talento, sia per quanto concerne la tecnica sia riguardo alle idee eccezionalmente innovative e spiazzanti nel sound proposto. Un vero genio del Metal e della musica si chiama Kristian Larsson Vikernes, meglio conosciuto come Varg Vikernes o, meglio ancora, come Burzum. L’ingegno e la creatività del più discusso compositore norvegese hanno ispirato sempre altri artisti, tra cui un certo Widar. Il progetto Bilskirnir nasce proprio dalla mente del particolarissimo musicista tedesco, figura importantissima per la scena NSBM. Il nome Bilskirnir si rifa allo splendente palazzo di Thor che, grazie alle sue cinquecentoquaranta sale, risulta addirittura uno dei più grandi di tutta Asgard. Widar ha dato poi origine ad altri due gruppi: Ulfhethnar e Odelegger, di cui è comunque sempre l’unico componente. Bilskirnir prende vita nel 1996 in Germania ma, fino al 2002, la sua sola testimonianza musicale è rappresentata dal demo For Victory We Ride. E’ dopo l’avvento del nuovo millennio che il progetto acquisisce impegno e serietà, come dimostrano i tantissimi demo, uno split con gli Szálasi ed un EP. Gli unici full lenght di Bilskirnir si intitolano In Flames Of Purification e Atavismus Des Glaubens e vengono rilasciati rispettivamente nel 2002 e nel 2003. Dopo un’antologia ed un altro EP si giunge quindi al 2005 con l’uscita di Hyperborea, mini composto solamente da tre canzoni.
Il brano che apre il disco si intitola As The Snow Covered The Hyperborean Soil e sfiora addirittura gli otto minuti di durata. L’opener è caratterizzata da un ritmo cadenzato ed ossessivo, scandito dalla batteria suonata più che dignitosamente dallo stesso Wader. Quest’ultimo si occupa infatti di tutti gli strumenti, della voce, delle musiche e pure dei testi, sebbene li scriva in collaborazione con Tyrrecvir. As The Snow Covered The Hyperborean Soil ricorda moltissimo lavori come Hvis Lyset Tar Oss anche per via dello screaming veramente angosciante e deprimente che accomuna Wader al mitico Varg. La canzone non presenta peculiarità imprescindibili tuttavia riesce comunque a ricreare le atmosfere evocate dalla copertina, non particolarmente originale ma assai gelida ed efficace. Piuttosto dinamica ed incalzante la seguente Nordic White Desert, unica track a non essere accompagnata dalle liriche all’interno del booklet, probabilmente a causa delle tematiche più estremiste trattate nel pezzo. Lo stile vocale di Wader non varia rispetto a As The Snow Covered The Hyperborean Soil e questo giova non poco alla song, dal momento che l’alone di disperazione che avvolge l’ascoltatore nella traccia numero uno riesce a persistere anche durante Nordic White Desert. Alquanto lineare è pure la struttura del secondo brano e ciò è ben comprensibile, d’altronde non è certo la complessità tecnica l’obbiettivo finale concepito da un progetto quale Bilskirnir. A chiudere il breve mini si trova Autumn Fires. Se il pezzo precedente era forse il più melodico di Hyperborea, questo ne rappresenta invece il capitolo più duro ed intransigente. Probabilmente proprio a causa della sua eccessiva pesantezza la song non convince appieno. Autumn Fires è inoltre fin troppo monotona da risultare alla fine quasi noiosa.
Il mini, uscito il 27 giugno del 2005, non è affatto un lavoro scontato e prevedibile nonostante si ispiri chiaramente ad altre opere decisamente più celebri. Tre canzoni sono troppo poche per poter giudicare il percorso intrapreso dal buon Wader, tuttavia, soprattutto le prime due, fanno ben sperare per il futuro del musicista tedesco e del suo progetto. Il nuovo album di Bilskirnir dovrebbe uscire i primi mesi del prossimo anno e, di conseguenza, Hyperborea costituisce solamente un assaggio, più che soddisfacente, di ciò che verrà.