- Sean LeClair - voce, synth
- Fabian Chiquet - voce, batteria, synth
- Anna Waibel - voce, percussioni, synth
- Elia Rediger - voce, chitarra
- Romano Streit - voce, basso
1. Paper Piano
2. Lover
3. Calm To Wxplode
4. I Should Shout
5. Fire Me
6. Waste Of Time
7. Give It Up For Life
8. Self Portrait
9. Tick Talk
10. Sweet & Sour
Hi Society!
Dall’avvento del Duemila è diventato fondamentale per ogni band che vuole raggiungere un certo successo nel panorama internazionale disporre di video musicali che, trasmessi sulle maggiori reti del settore (MTV, Allmusic o RockTv), possano garantire una visibilità superiore al prodotto che si sta cercando di promuovere o di vendere.
E’ questo il caso del progetto The Bianca Story, capace di guadagnarsi ben due tour europei attraverso diversi Paesi con alle spalle l’unico singolo Paper Piano, proposto con buona frequenza dai media musicali per il suo gusto retrò ed il suo approccio di stampo commerciale.
Presentando un sound che riunisce elementi della tradizione New Wave, Indie Pop e addirittura Rock’n Roll, i The Bianca Story fanno della loro musica uno strumento atto a coinvolgere e cullare l’ascoltatore, stregandolo attraverso ritmi incalzanti o atmosfere rarefatte. Hi Society! è sicuramente un disco ben suonato ed eseguito, che non fatica a far emergere un certo equilibrio tra passato e presente, come dimostra la quarta I Should Shout, troppo soporifera ma parecchio curata a livello di struttura e timbro.
E se a tratti Hi Society! assomiglierà ad uno di quei revival Post Punk tanto cari al pubblico Indie internazionale (Editors, Bloc Party e Interpol), a tratti invece introdurrà in una dimensione nettamente meno “europea” e derivata dal disinvolto Rock’n’Roll d’oltreoceano (come la non brillante Lover).
Tuttavia, nonostante l’apparente freschezza che il singolo Paper Piano cerca di garantire, la presenza di un numero rilevante di sezioni morte non giova alla resa finale dell’opera: i The Bianca Society trovano non poche difficoltà a costruire dei dialoghi vocali di discreta qualità, perché i toni adottati sia binomio voce maschile e femminile non convincono del tutto.
Forse i The Bianca Story sono memori del successo riscosso dai danesi Raveonettes anche a livello mediatico con la loro commistione di Noise, Rock’n’Roll e Wave, ma purtroppo le composizioni, seppur capaci di trattenere una certa vena commerciale, sono povere di soluzioni personali.
In definitiva, nonostante la band svizzera possa permettere a molti ascoltatore di accostarsi a certe sonorità che conservano reminescenze dalla New Wave ottantiana, si consiglia di non soffermarsi troppo su una realtà che, se paragonata agli altri grandi del mercato attuale, può essere comodamente trascurata: ai The Bianca Story manca esperienza, poiché non basta attingere da diverse tradizioni musicali e fare un affrettato collage per comporre un album. Pur avendo calcato i palchi di mezza Europa e partecipato a numerosi eventi degni di nota (come il Musexpo di Londra), la band deve ancora crescere parecchio per poter essere confrontata con altre formazioni che fin dagli anni Novanta si dedicano al recupero degli anni Ottanta proiettandoli in un’ottica contemporanea.