- Fabio Privitera - Vocals
- Sandro Capone - Guitar
- Daniele Genugu - Guitar
- Giorgio Novarino - Bass
- Giulio Capone - Drums, Keys
1. Rostov 03:44
2. She's Lying 6ft Under 04:04
3. Saint from Beyond 05:47
4. Your Personal Hell 03:45
5. Astaroth 04:06
6. 2K12 Nails 04:19
7. Death Row 04:21
8. Goodnight My Shade 06:32
9. Shinigami 06:02
10. Orfeo 10 06:28
You Die and I...
I Bejelit da Arona con questo You Die and I… danno alle stampe il loro terzo album dall’anno della loro formazione, ovvero il 2000. Il loro stile si rifà ad un power metal inevitabilmente influenzato dalla corrente tedesca ma con molti spunti personali degni di nota. Ancora una volta, un plauso va fatto alla Punishment 18 Records per l’ennesimo buon colpo assestato con questa giovane band. Come dicevamo, i Bejelit suonano un power metal sovente particolare poiché carico di atmosfera, anche darkeggiante ed i momenti tirati che sovente risultano essere troppo pacchiani in bands più famose, vengono prontamente evitati per far risaltare strutture maggiormente complesse.
Un primo esempio lo abbiamo con gli stop atmosferici di un’oscura Rostov, mentre con la successiva She's Lying 6ft Under i nostri si gettano a capofitto in ottimi cambi di tempo ed aperture melodiche di pregevole fattura. La perizia dei musicisti coinvolti non è da mettere in discussione, come anche la bravura del singer Fabio, il quale risulta essere sempre potente, melodico ma anche graffiante in caso di necessità. Ad ogni modo, tastiere a parte, tutta l’attenzione per quanto mi riguarda, si è focalizzata sulle chitarre poiché attraverso i loro arpeggi e le loro sezioni soliste riescono a dare qualcosa in più per quanto riguarda l’atmosfera. La spettacolare Saint from Beyond ne è un esempio: i tempi mutano in continuazioni e le aperture sinfoniche sono prontamente opposte a veloci ripartenze per donare varietà. La velocità ed il dinamismo vengono esaltati in una classica (nello stile) ma sempre ottimamente suonata Your Personal Hell la quale segna, come si può immaginare, l’entrata della veloce doppia cassa e cori in voce pulita, anche se alcune sezioni dark delle tastiere riportano una melodia non comune in molte power metal bands.
Stupiscono le melodie quasi folk centroamericane di Astaroth, leggermente velate ma sempre distinguibili ed il suo tocco epico durante le sezioni “metalliche” che ci riportano in mente i mitici, nostrani Crying Steel. Si prosegue con la maggiormente carica di groove 2K12 Nails con Fabio sugli scudi e con il tocco decadente, quasi gotico di una superba Death Row. Il ritorno delle tastiere dona quel tocco caratteristico ad una composizione che vive di chiaroscuri al fine di introdurci un’eccelsa, melodica all’inverosimile Goodnight My Shade. Di ballad così se ne sentono veramente poche e ogni volta che ascolto dei brani di tale fattura, nella mia testa rimbomba sempre una domanda: “E se l’avesse scritta un gruppo straniero cosa sarebbe successo?”. D’altronde si tratta sempre dell’eterna ingiustizia che assale i gruppi italiani. Il finale è nelle mani di una scatenata Shinigami con le linee soliste come punto di forza e nelle melodie decadenti di una lunga Orfeo 10.
Personalmente non mi sono mai ritenuto un appassionato di tali sonorità ma se tutti i gruppi power avessero anche solo un decimo del talento e della creatività dei nostrani Bejelit ora non avrei problemi a ritenermi un loro fan. Loro hanno stoffa da vendere, grinta, fantasia ed una capacità di emozionarti non comuni. Altro che guardare sempre oltralpe, cercando sin continuazione qualcosa di esaltante da parte di bands che ormai hanno già fatto il loro tempo. È ora di far salire le nuove leve, quelle che hanno qualcosa di veramente buono e originale da proporre. Basta sentire la solita solfa da parte di gruppi sì importanti ma oramai spompi e ridicoli. Forza ragazzi che forse gli sforzi porteranno ad una futura fortuna in ambito musicale.