- Inventor - guitar, bass, vocals
- Matt Mendoza - drums, vocals
1. Blasphemy from Hell 03:32
2. Visions of Doom 04:16
3. Evil Pain 02:48
4. Total Mutilation 02:45
5. Power of Death 02:21
6. Chock 03:23
7. Under the Hammer of Destruction 03:45
8. From Beyond 02:24
9. Merciless Insane Death 02:45
10. Graveyard Sacrifice 03:52
11. En Hälsning från Helvetet (Bombanfall Cover)) 01:44
Under the Hammer of Destruction
Che goduria, ragazzi. A volte ci troviamo tra le mani dei prodotti che nella loro essenzialità ci riportano indietro di anni, ad uscite musicali che nel mio caso ho conosciuto solo anni dopo la loro pubblicazione a causa della mia relativamente giovane età. In questo specifico caso, mi riferisco ai Bastard Priest da Stoccolma, duo formatosi nel 2001 ed al loro debutto con questo feroce Under the Hammer of Destruction, mix letale di tutto ciò che risultava estremo alla fine degli anni 80. Il bello in particolare di questa band, è che essa non si limita a riproporre lo stile reso grande dai Dismember o dagli Entombed (tra i gruppi principali) nella loro Svezia, ma ingloba anche elementi death/black provenienti da una miriade di altre realtà che pullulavano nell’underground del periodo per poi rielaborare il tutto e sputarci addosso tonnellate di odio e violenza. Autopsy, Death, primi Sepultura, Master, Angelcorpse ed Asphyx sono i primi paragoni stilistici che mi vengono in mente ascoltando questo lavoro e non è da poco.
Il death/black primordiale proposto dai Bastard Priest è “caldo” nella sua proposta e per molti versi si distacca leggermente dal classico stile Svedese, a volte leggermente più tagliente e meno impastato. Qui il thrash metal, il punk e il death metal convivono alla perfezione al fine di creare un lavoro quasi completamente votato all’impatto sono grazie a composizioni che molte volte solo nella sezione centrale nascondono alcuni rallentamenti doom con le solite linee soliste a gettare un’aura ancora più macabra. Come avete potuto notare dai titoli o dallo stesso monicker del gruppo, le tematiche rimandano anch’esse allo stile adottato venti-venticinque anni fa, a cominciare dalla tiratissima Blasphemy From Hell. Un ritornello ben in evidenza grazie ad un growl roco e mai troppo “grunt”, ovvero basso in tonalità, spicca bene in una marea di riffs selvaggi e linee soliste dal sapore così “gore”. Il drumming è essenziale, diretto e per molti aspetti legato al death ‘n’ roll per stile ed impatto. Lo stesso discorso si può fare con la violenza inaudita dei palm muting a valanga di Visions of Doom. Il riff principale ti si conficca in testa, come anche il ritornello, per non uscirne più e fartelo “canticchiare” per giorni a seguire.
Ascoltando Evi Pain o Total Mutilation sfido chiunque a non trovarci più di un qualcosa che rimandi ad un certo Scream Bloody Gore. L’essenzialità delle strutture, il riffing diretto ma facilmente memorizzabile, le influenze marcatamente thrash, lo screaming selvaggio e la fase solista in puro shred sono le caratteristiche di due canzoni dal retrogusto troppo vintage. Lugubri atmosfere alla Obituary ed un andamento su tempi medi sono le caratteristiche della strumentale Chock, momento di pausa tra le varie bordate finora incassate. Come anche testimoniato dall’introduzione a base di esplosioni con aerei in picchiata, la title-track tratta temi inerenti alla guerra ed alla distruzione per una base musicale impulsiva e nuovamente in uptempo. From Beyond testimonia che l’apprendistato a base di Death Strike (pre- Master) e Autopsy è stato ben assimilato per creare una traccia dalla vena punk con fasi soliste di un minimalismo sconcertante, pensiero che mi è tornato in mente anche in occasione della successiva Merciless Insane Death, condensato di velocissimi uptempo e breaks in cui le linee soliste gettano un’atmosfera doomeggiante al tutto.
A questo punto all’album rimangono solo due tracce da proporre ed esse sono la tagliente e sempre veloce Graveyard Sacrifice, con tanto di ritornello ben evidenziato grazie al growl possente e la cover dei Bombanfall (gruppo punk Svedese nato a metà degli anni 80) dal titolo En Hälsning från Helvetet. Ascoltando questa rivisitazione della traccia, possiamo veramente capire come il genere punk/hardcore sia stato importante per i Bastard Priest al fine di trovare il loro stile personale e produrre questo album veramente piacevole.
Maniaci dei suoni puliti e della tecnica sopraffina astenersi prego. I Bastard Priest sono passione, sudore e blasfemia in puro stile anni 80!