Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Etichetta: 
3rd Stone
Anno: 
1992
Line-Up: 

- Graham Sutton - chitarra, voce
- John Ling - basso, voce
- Mark Simnett - batteria
- Daniel Gish - tastiera, sintetizzatore

Tracklist: 

1. Scum

Bark Psychosis

Scum

Ispirati dall'impiego di una vasta strumentazione anche elettronica nel precedente lavoro, i Bark Psychosis decidono di condensare il tutto nel 1992 in una lunga suite di ben venti minuti intitolata Scum che registrano al 90% dal vivo nella chiesa di St. John e rilasciano come singolo unico.
Precisamente Sutton spiega che in quel momento dovevano registrare un singolo ma nulla di quel che avevano fra le mani andava bene, così il gruppo decise di fare qualcosa di completamente nuovo affittando un vasto campionario di strumenti per realizzare, tramite ispirate ma anche snervanti jam sessions invece che mediante una progettazione , il loro pezzo più ambizioso.

Scum è quindi una lunga suite di oltre venti minuti che inizia enfatizzando i tratti ambient e l'attitudine "silenziosa" talktalkiana spezzata da tappeti minimalisti di tastiera, il leggerissimo tocco del batterista e rumori campionati di sottofondo, con degli interventi appena accennati della strumentazione.
Non passano molti minuti prima che occasionalmente bassi elastici dub, piatti jazz, voce mesta a sostegno e timidi giri di note sviluppino l'identità del brano (con suoni e melodie che già avvicinano al debutto su LP con Hex), ma tutta la sezione centrale è scandita da droni rumoristici che generano un forte e alienante contrasto fra la base soft e l'effetto dissonante in rilievo.

I samples di registrazioni dal vivo conferiscono un tocco più "urbano" e "mondano" alle atmosfere, mentre l'abbinamento di dinamiche più intense ad una base soffusa e pacata mantiene vivo il conflitto fra il caos metropolitano di Londra e la quiete intima e meditata dipinta dai Bark Psychosis. Anche gli spunti jazz minimali contribuiscono a ciò, seguendo successioni di note brucianti ma ipnotiche.
Successivamente a questa emergono la batteria riempitrice e delle tonalità "spaziali" a preparare il terreno ad un noise finale che recupera quello di metà traccia, fino al mesto e leggero pianoforte conclusivo accompagnato da spruzzi quasi psichedelici.

Si tratta in definitiva di un pezzo poliedrico e affascinante, dove molteplici influenze si intrecciano con spontaneità (anche se ogni tanto in maniera un pizzico dispersiva, ma davvero marginalmente e comunque con una classe compositiva impeccabile) tramite stratificazioni eteree di strumenti acustici, tappeti ambientali e campionamenti, risultando così un'eccellente prova per gli inglesi dal suono fumoso e avvolgente.

Il lavoro ottiene una certa notorietà per via della ricezione positiva data dai mezzi d'informazione inglesi (ad esempio Melody Maker lo elegge singolo della settimana), soprattutto perché Sutton & soci sono ancora giovanissimi e tutto il potenziale che mostrano desta diverso interesse che spingerà la Circa Records a stipulare un contratto con loro.

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