- Bernhard Weiss - voce, chitarra
- Guido Wehmeyer - chitarra
- Kuno Niemeyer - basso
- André Hilgers - batteria
- Harry Oellers - tastiera
1. Paradise In Flames (Intro) (01:17)
2. Dance With The Dead (04:40)
3. Tales Of Glory Island (04:46)
4. Take My Hand (05:06)
5. Will God Remember Me (04:46)
6. Talisman (04:24)
7. Don`t Leave Me (03:33)
8. Lady Moon (04:33)
9. Icewind (04:12)
10. Stay By Me (04:01)
11. Gods Of Rain (03:40)
12. Passion For Rock (04:13)
13. Break your Soul (Bonus) (04:02)
Paradise In Flames
Tornano i tedeschi Axxis, ormai al loro settimo album. Un lavoro che va ancora una volta a sottolineare una strada percorsa tutta in salita, di cui Paradise In Flames è punto di approdo che sposa brillantemente i registri degli esordi, più volti all’Hard Rock melodico, con il moderno Power Metal.
Moderno per modo di dire, perché i nostri mantengono un lieve gusto retrò nel song writing, che è classico, tipico, senza per questo sapere di vecchio. Fusione affascinante, a cavallo tra Edguy, Helloween, e i grandi dell’hard rock.
Più aggressivo dei precedenti capitoli, Paradise In Flames vede alcune mosse vincenti apportate dal combo teutonico, che rendono più succulenta e completa la proposta. In primis non si può omettere la partecipazione di Lakonia, singer femminile dotata di una splendida voce dai registri quasi lirici, che si fonde alla perfezione con quella di un sempre incisivo Bernhard Weiss. Sono forse i pezzi in cui i due bravi cantanti duettano ad impressionare maggiormente l’ascoltatore, per la carica di drammaticità che l’alternanza e la sovrapposizione delle voci sa evocare.
In questo senso si segnala soprattutto Take My Hand, dall’iniziale sapore operistico, capace di cambiare registro con una serie di pause concesse alla sezione ritmica, volte oltretutto a dare spazio e sottolineare meglio le capacità canore di Bernhard e Lakonia, fortemente trascinanti in questo brano, forse il più bello di tutto Paradise In Flames.
Un’altra carta vincente adoperata dalla band tedesca è quella di assumere, impresa non facile, una certa varietà stilistica nella scrittura dei brani, che permette di rendere l’album piacevolissimo all’ascolto, incapace di stufare. Se la trappola di gruppi che si danno al power metal è di riuscire ripetitivi, gli Axxis rimediano senza genialità, ma con esperienza e mestiere. Certo non mancano cali di stile, come la goticheggiante Lady Moon, che sinceramente lascia un po’ perplessi: troppo ammiccante a sonorità estranee agli Axxis, che qui forzano un po’ troppo la mano.
Accanto a pezzi che ormai consacrano l’adesione al power metal di scuola germanica, come la rapida Tales Of Glory Island, dal refrain inneggiante, sorretto da cori anthemici e chitarre al fulmicotone, ne troviamo altri che, anche se in misura minore, ricordano come gli Axxis non abbiano dimenticato le proprie radici; il titolo della track conclusiva è infatti Passion For Rock, non Passion For Metal.
Un lavoro che soddisferà in primo luogo tutti i fan degli Axxis, che qui hanno raggiunto l’apice (o forse non ancora?) della loro carriera, ed in secondo tutti gli amanti di un sano, diretto, esuberante, power metal, che tuttavia non rinuncia ad impreziosirsi (vedi la chitarra solista su Tales Of Glory Island) di qualche passaggio più tecnico.