- Eric Cutler - Vocals, Guitars
- Danny Coralles – Guitars
- Joe Trevisano (Joe Allen) - Bass
- Chris Reifert - Drums, Vocals
1. Horrific Obsession 04:29
2. Feast Of The Graveworm 03:26
Horrific Obsession
Lunga e abbastanza travagliata la storia degli Autopsy, uno dei gruppi più importanti e sottovalutati allo stesso tempo della storica scena death metal degli U.S.A. Nati addirittura nel 1987 in quel di San Francisco, questi folli massacratori hanno sempre avuto un occhio di riguardo verso il grottesco messo in musica.
La loro proposta era un mix geniale di death metal con chiare influenze degli Hellhammer e momenti doom dal marciume indescrivibile. Presto alcuni tra i lavori migliori che il death metal potesse avere vennero dati alle stampe (Severed Survival del 1989 e Mental Funeral del 1991 su tutti).
Tuttavia, con lo scoccare degli anni 90 le cose si fecero più difficili per loro e dopo un paio di lavori non perfettamente riusciti, la band decise di interrompere l’attività. Ognuno seguì la propria strada e solo nel 2008 i vecchi membri si ritrovarono per registrare un paio di pezzi nuovi in occasione della ristampa del loro primo album. Queste nuove tracce furono le prime dal lontano 1995. Esse furono di grande importanza per il gruppo perché fecero loro capire che forse nulla era perduto e la vecchia fiamma bruciava ancora.
Passato un anno, Chris Reifert e soci si ritrovarono in sala studio con altri due nuovi brani e tanto entusiasmo. Ciò che ne vene fuori è questo EP, Horrific Obsession che riprende esattamente da dove la band aveva terminato. Con una marcia in più. Tutto in queste due nuove tracce rimanda al passato glorioso della band: suoni scarni, chitarra a motosega e buona alternanza di momenti cadenzati con altri tirati. La voce sofferta di Chris è sempre qui, i riffs accompagnati da ritmi Hellhammeriani creano un vero muro sonoro dall’atmosfera di puro marciume.
Nessuna concessione alla melodia ed i momenti rallentati sprigionano quel classico groove pestilenziale che solo i veri Autopsy sapevano creare. La title-track posta in apertura è un continuo alternarsi di tempi, riuscendo nell’intento di catturare l’attenzione e mantenerla sempre altra grazie ad un songwriting eccellente e maturo.
Segue l’aura macabra di una Feast Of The Graveworm che punta tanto sul lavoro di chitarra solista durante il primo minuto per poi improvvisamente esplodere in ferali up tempo. Questo sapiente alternarsi di strutture dona varietà al tutto ed é caratteristico di questa band, facendo sì che essa possa essere tranquillamente citata come una delle realtà storiche del death/doom più putrido.
Insomma, gli Autopsy sono tornati alla grande e si spera presto in un nuovo lavoro che possa eguagliare i capolavori passati. Per ora gustiaamoci questo piccolo antipasto di carne marcia.