- Autechre - Tutti gli strumenti
1. Kalpol Introl
2. Bike
3. Autriche
4. Bronchus
5. Basscadet
6. Eggshell
7. Doctrine
8. Maetl
9. Windwind
10. Lowride
11. 444
Incunabula
L'elettronica è stata da sempre una frangia musicale d'avanguardia che ha scosso interi panorami con le sue evoluzioni e rivoluzioni. Una di queste, se si posa lo sguardo sul panorama sperimentale contemporaneo, porta il nome di Incunabula, celebre capolavoro del duo composto da Sean Booth e Rob Brown, meglio conosciuti sotto il monicker Autechre. La band britannica si è rivelata infatti una delle più particolari in tutto lo scenario elettronico mondiale, riprendendo (come è lecito) le lezioni cosmiche impartite dai lontani Tangerine Dream e le intuizioni con cui per primi i Kraftwerk cominciarono a gettare le basi per questo nuovo modo d'intendere la musica.
Ma gli Autechre non sono solamente una ripresa delle storiche sonorità proto-elettroniche passate dal momento che il gruppo rimane tutt'oggi come una delle realtà più innovative che la musica elettronica abbia mai conosciuto. Tra atmosfere ambient e incalzanti ritmi techno, Incunabula è un'opera dal notevole spessore artistico in cui avanguardia e filosofia minimalista reggono la base su cui si sviluppano i samples, i battiti e le snodature melodiche che hanno reso questo disco un'indispensabile pietra miliare nel curriculm d'ascolto dei veri appassionati di musica sintetica.
Ad aprire l'album ci pensa l'oramai famosa Kalpol Introl, ipnotica e trascinante nel suo srotolarsi in una dimensione a cavallo tra progressioni effettistiche, andamenti jazz e straordinarie armonie elettroniche, caratteristiche precisamente contenute anche nelle malinconiche atmosfere e nella fluidità ritmica della perla Eggshell (pietra miliare che influenzerà tutta la lo-techno/elettronica melodica a venire). Con Basscadet e la cupa Doctrine (dove vengono quasi sfiorate vette breakbeat) il mood del disco si proietta verso soluzioni più robotiche e corpose, attraverso rimtiche possenti e martellanti che scivolano dalla fluidità della techno per inabissarsi verso trascinanti lidi breakcore, arricchiti dai soliti voli atmosferici e dalle improvvisazioni digitali che si protrarranno in seguito lungo tutto il corso dell'album.
Si passa così dalle più incalzanti progressioni ritmiche fino ai momenti ambient più meditativi, in parte legati al sound di Brian Eno, proprio come per Autriche, evocativa e penetrante, o ancora come Lowride, in cui pianoforti di stampo jazzistico si legano perfettamente ai suoni d'ambiente retrostanti e alle fantastiche scorribande effettistiche che si susseguono con grande equilibrio. Per non parlare poi degli 11 minuti che fanno di Windwind il perfetto riassunto di ricercatezza stilistica e incisività emotiva di Incunabula, o delle disorientanti e caleidoscopiche dinamiche di 444, o ancora della trascinante Maetl in cui le soluzioni timbriche si amalgamano intelligentemente ad una struttura ritmica come al solito curatissima e d'impatto.
Le caratteristiche che fanno di Incunabula un capolavoro sono infinite e solamente attraverso un suo profondo ascolto si può capire l'importanza stilistica non che storica che quest'opera ha avuto, perchè è anche grazie agli Autechre se oggi l'elettronica riesce a spaziare vero orizzonti tematici sempre più distanti e ricercati, e non sono di certo pochi i gruppi che a questa musica si sono rifatti, come a loro volta gli Autechre hanno peculiarmente assorbito ciò che vent'anni prima Tangerine Dream, Kraftwerk, Brian Eno e Popol Vuh avevano compiuto. Il viaggio in cui ci si immerge con l'ambient/techno di Incunabula è senza ombra di dubbio una delle più intense testimonianze dell'elettronica moderna, un'ascesi verso orizzonti interminabili e allo stesso tempo un introspettivo calarsi nelle profondità più buie ed inquietanti di una realtà che gli Autechre hanno scalfito in un capolavoro che, a quasi 15 anni di distanza, rappresenta ancora uno dei punti più alti che l'avanguardia musicale moderna abbia mai raggiunto. Imprescindibile.