- Burton C. Bell - voce, chitarra
- John Bechdel - tastiere, programmazione
1. Ascendant
2. Evading
3. Residual Presence
4. Canon for My Beloved
5. Moonshine
6. Mars Becoming
7. On the River
8. Violent Morning
9. Like Falling Snow
10. Sounds of Silence
11. Quintessence
Numinosum
Gli Ascension of the Watchers sono il nuovo gruppo di Burton C. Bell, frontman degli industrial/thrash metallers Fear Factory, e di John Bechdel, già collaboratore degli stessi Fear Factory, dei Ministry, dei Prong, dei Killing Joke e dei Murder Inc.
La proposta del gruppo è molto diversa da quella dei gruppi di origine dei due musicisti, che con questo nuovo progetto si orientano verso un goth di stampo intimista ed evocativo, musicalmente richiamante appieno le proprie radici nei gruppi dark e anche wave anni '80 (come Joy Division, Bauhaus o i Cure più cupi) e condito da un'effettistica di contorno (in primis Siouxsie and the Banshees) che trova anche riferimenti sia nell'elettronica tardo-settantiana/ottantiana (di cui Burton è molto appassionato, basti pensare solo al suo legame con Gary Numan di cui coverizzò la celebre Cars e per cui scrisse un breve commento nel booklet del live Scarred) che in tonalità maggiormente affini ad un ambient più recente. Da quest'ultimo punto sembra che il disco sia relativamente "modernizzato" e aggiornato, grazie, oltre a ciò, in particolare anche ad una produzione più attuale, ma anche a qualche influenza da gruppi indie/alternativi dell'ultimo decennio influenzati dalla wave come gli Interpol più placidi o gli I Love You But I've Chosen Darkness - tuttavia rimane palpabile con mano la radice ottantiana del gruppo.
Fondati nel 2001, gli AW pubblicarono il loro primo EP, intitolato Iconoclast, nel 2002 (riproposto poi nel 2005), ma il reale debutto arriva in questo inizio di 2008 con Numinosum, complice anche l'impegno parallelo nei gruppi principali dei due musicisti (loro però ci tengono che gli AW non vengano considerati un side-project ma un gruppo a tutti gli effetti).
Essenzialmente un lavoro di stampo intimista ed evocativo, che punta, naturalmente, a sprigionare malinconia ed un particolare tipo di emozionalità cupa, incentrandosi su di un certo grado di introspezione e riflessione. Numinosum punta a coinvolgere più che a stupire (anche troppo, sfociando ogni tanto in un po' di ripetitività), ad utilizzare l'effettistica e l'atmosfericità per far immedesimare l'ascoltatore nell'umore dell'album piuttosto che a suggestionarlo superficialmente; ciò non impedisce comunque che le morbide composizioni siano abbastanza pulite e rifinite, con arrangiamenti davvero curati e conditi da dettagli sonori in sè secondari ma mai fini a loro stessi. Non c'è molto di nuovo in questo disco, ma l'intento percepibile è quello di cercare una via personale nell'attitudine con cui la musica viene scritta e rapportata con gli ascoltatori anche se pure questo non è un approccio inedito.
E c'è da dire che c'è un certo livello di discontinuità sull'essere originale del disco, che alterna parti più appetibili ad altre che lasciano un senso di già sentito: nè un esempio (saltando la davvero lunga intro ambient Ascendant) già la prima canzone, Evading. Tastiere fumose, chitarra acustica le cui note scorrono nell'aria, ritmi effettati... ma quella particolare ripetizione di batteria è ripresa in maniera uguale dal compositore elettronico Dimitri From Paris. La mesta Residual Presence dilata l'espressività vocale che, supportata dagli arpeggi morbidi e dalla batteria filtrata, pur nella sua morbidezza è al centro del pezzo. Burton usa sempre il suo canto pulito dal timbro immediatamente riconoscibile, con cui esprime sensazioni come angoscia, solitudine e commozione, ma anche riflessività e raccoglimento, ed un senso di spiritualità che pervade le atmosfere delle canzoni da cui poi si traggono, in un certo senso, pure alcuni frangenti di speranza che emerge fra le note più tetre. Così nella quasi-sigurrossiana Canon for My Beloved i toni si stemperino e addolciscano, mentre in Moonshine il tutto si colora di un brio dolce-amaro fra Dead Can Dance più dolci e Cocteau Twins che non farebbe immaginare per nulla angosciante l'ambiente notturno illuminato dalla Luna del titolo, ma anzi rasserenante. Mars Becoming si sviluppa fra parti più tetre, quasi inquietanti ma sempre melodiche, ed un chorus molto orecchiabile e trascinante nella sua leggerezza da valorizzare il lato più melodico del disco. La cureiana On the River è relativamente spedita, qui Burton appare meno convincente dietro al microfono, lasciando più spazio al resto della strumentazione che però tende a diventare monotona dopo un po'. Breve parentesi acustica con la un po' insipida Violent Morning, per poi passare a Like Falling Snow che chiama ad alta voce gli anni '80 più di prima. La sezione ritmica, in particolare il basso, ha un piglio accattivante, e le atmosfere quasi eteree su cui si adagia la voce sentita di Burton da metà canzone in poi ben si avvolgono nel tutto. La canzone però non decolla mai, lasciando sempre una sensazione di incompletezza, come se mancasse quel qualcosa in più che permetta di fare un balzo in avanti in originalità o almeno in evocatività agli AW. Su quest'ultimo punto si incentra la riuscita cover della storica Sounds of Silence, più dolce in superficie, ma anche dal retrogusto ancora più triste dell'originale grazie anche all'interpretazione vocale di Burton. La dimensione della solitudine dell'uomo trova ulteriore espressione nella visione dello statunitense, che filtra il classico di Simon & Garfunkel attraverso la propria ottica e ridipinge con i colori della sua tavolozza personale.
In conclusione c'è la lunga Quintessence, strumentale che miscela un ostinato leggero a campionamenti vari (in particolare di locomotive) e inserti di tastiera. C'è anche una brevissima traccia nascosta tutto sommato trascurabile.
Numinosum è un disco che richiede, come molti altri del suo genere, di essere in un certo modo vissuto e percepito a pelle; peccato per alcuni punti un po' troppo derivativi che ne intaccano il suo essere un lavoro completo e profondo. Purtroppo però sembra - irrazionalmente - che il retaggio di Burton rischi di far conoscere gli Ascension of the Watchers quasi esclusivamente a chi lo conosceva già per i Fear Factory, ottenendo quindi scarsa diffusione fuori dall'ambiente metal - in particolare fra i più intransigenti in cerca di maggiore novità musicale e di qualcosa di meno ottantiano.
Sicuramente i fan del gruppo americano che lo apprezzano per il suo essere fuori dalle righe all'interno della scena estrema/alternativa troveranno interessante provare ad ascoltare questa proposta completamente diversa da parte di Burton, ma molti metalheads più duri e intransigenti potrebbero invece trovarla noiosa e snobbarla del tutto. Gli appassionati della dark-wave di vecchia data con tutta probabilità troveranno godibili alcuni spunti, più piatti e blandi altri.