- Ollie Browne - voce, chitarra
- Peggy Frew - basso
- Miles Browne - chitarra
- Marty Brown - batteria
1. Sycamore And Sand (05:53)
2. Distance As Virtue (04:26)
3. Free You (04:27)
4. Eastbound (04:20)
5. Misty As The Morning (06:23)
6. Territories (06:08)
7. Ride After Ride (03:50)
8. Less Than An Istant (05:14)
9 . In The Free Blue (04:33)
10. Mysteris (04:08)
11. Night On Night (05:48)
Runaways
E' valsa la pena di attendere tre lunghi anni, per rivedere gli Art Of Fighting sulla scena. Si, perché il ritorno della band australiana con questo Runaways è una gradita conferma, dopo le ottime impressioni destate dal predecessore Second Storey.
Il quartetto di Melbourne, nato come duo nell'ormai lontano 1995 grazie a Ollie Browne con Peggy Frew, ritorna a brandire il pennello e ad intingere la tela di acquerelli essenziali nei toni e nelle figure. E' quanto ci anticipa l'artwork del disco, in merito alla strada che gli Arti Of Fighting continuano ad intraprendere. Il copione sembra differire ben poco da quanto la band ci ha proposto negli anni passati. Ma l'atmosfera triste, pur nel contempo elegante, è peculiare a tal punto da non rischiare di scivolare nell'effimero. Per fortuna, aggiungiamo noi, perchè in questo Runaways riusciamo ad assaporare una miscela di sonorità che richiamano ovunque i tocchi più delicati dell'Indie Rock, tra Pop raffinato e melodico ed uno Slow Core che spesso strizza l'occhio al Post Rock.
A dire il vero l'inizio non è niente di che: Sycamore And Sand non impressiona. Manca della marcia in più, insomma, ma il momento dello scossone è dietro l'angolo. Ci pensa la successiva Distance As Virtue a convincerci della bontà di questo lavoro e ad aprire per davvero il sipario. Le linee di chitarra, delicate e quasi soffuse, sono in prima linea, in un quadro di arrangiamenti congegnato con il preciso intento di accarezzare l'animo dell'ascoltatore. L'atmosfera da quadretto disincantato non si perde col passare dei minuti. Anzi, gli Art Of Fighting ci dispensano altri momenti di impatto emotivo condensando le loro melodie delicate e mai invadenti ad una sezione ritmica lenta e diligente, e alla voce di Ollie Browne, che si mantiene su toni piuttosto soffusi, pur senza disdegnare qualche virtuosismo.
Qualche esempio? Ce ne sono parecchi. Tra i momenti più significativi ci sono le incantevoli note di Less Than An Istant, la magia di Free You, senza scordare la "brutale onestà", come la definisce Browne tra le pagine del sito web della band, di Mysteris. Runaways scorre leggero tra paesaggi luminosi e distese di grano mosso dal vento con un po' di quella brezza oceanica che sembra sfiorare il viso mentre si ascolta questo disco. Gli Art Of Fighting hanno raggiunto l'obiettivo, creando un connubio tra l'impeto di Wires (l'esordio sul mercato discografico, nel 2001, dopo svariati EP) e l'eleganza fuori dagli schemi del già citato Second Storey.
E' un disco, questo, che mostra la sua essenza in tutte le singole componenti. Si snoda in undici tracce che difficilmente passano inosservate, martellando la mente con un giro di chitarra intrecciato al basso talmente semplice da sembrare persino incredibile. E' il susseguirsi di queste immagini senza troppi fronzoli né inutili fantasie a rendere Runaways uno dei dischi più interessanti della prima metà del 2007. Le voci effimero e scontato non esistono nel dizionario degli Art Of Fighting. Esistono cuore, magia e melodia. Eccole, le parole più adatte a descrivere questo full-lenght.