- Dk Deviant – Voce, Chitarra
- Toxik H. – Chitarra
- 666 Torturer – Basso, Voce
- Azk.6 – Batteria
1. Trigrammaton
2. When They Have Called
3. Magnificat Satanas
4. Behind The Husk of Faith
5. La Particule de Dieu
6. Narcofili Sancti
7. Evanggelion Youdas
8. Annunciation To the Holy Ghost
9. Orthodoxyn
Orthodoxyn
“Orthodoxyn” è il quarto full-length per gli Arkhon Infaustus, collettivo francese attivo oramai da una decina d’anni ed attivo in particolare dopo il volgere del millennio, allorché la Osmose Productions, storica label nell’ambito del panorama estremo europeo, decise di metterli sotto contratto: diversi dischi e tour di supporto a gruppi del calibro di Vader, Deicide e Belphegor sono seguiti in questi ultimi anni, consolidando una piccola cerchia di cultori della band, ma senza che gli Arkhon Infaustus riuscissero a ‘sfondare’ ed arrivare ad una discreta notorietà.
Preceduto dall’EP “Annunciation”, questo nuovo “Orthodoxyn” è in realtà in ritardo di quasi un anno, visto che il disco era già stato registrato la scorsa estate: l’insoddisfazione della band ha portato a nuove recording sessions, tenutesi nel febbraio 2007: finalmente convinti della qualità dei suoni, gli Arkhon Infaustus hanno quindi dato il benestare alla pubblicazione del materiale, nove tracce (otto, più un ‘outro’) piuttosto omogenee sia a livello di stile che di durata (fra i cinque e i sei minuti per brano).
A proposito di stile: “Orthodoxyn” continua imperterrito nel massacro violentissimo che è marchio di fabbrica della band francese, nonostante dal titolo dell’album, dalla relativa copertina e dai nomi delle canzoni sparsi per il booklet mi aspettassi un gruppo facente parte della cosiddetta scena ‘Religious’ Black Metal (nella quale si annoverano, per esempio, le bands che fanno capo alla Norma Evangelium Diaboli); in realtà gli Arkhon Infaustus utilizzano sonorità vicine a quei lidi solo in minima parte (riferimenti espliciti, per via delle voci narranti soffocate e per alcuni accordi relativamente maligni ed atmosferici, si possono trovare per tutto il disco, ma in particolare nella terza traccia, la migliore del lavoro, “Magnificat Satanas”) – a rimanere preponderanti, oltre alle basi Black Metal, sono le fondamentali influenze Death Metal, presenti in dosi veramente massicce: a quel genere li avvicina sia la voce, un growl decisamente gutturale, che il riffing serratissimo e pesantissimo, spesso debitore dei brutali gruppi statunitensi.
Tantissima violenza ed un’atmosfera decisamente soffocante sono le caratteristiche principali di un disco che soddisferà chi apprezza quest’incrocio estremo fra Black e Death Metal, ma che potrebbe lasciare poco convinti i puristi dei rispettivi generi – non che sia presente particolare genialità fra i solchi di “Orthodoxyn”, in quanto il suo suono così bestiale e monotono stanca abbastanza in fretta, soprattutto a causa di un finale di disco piuttosto giù di tono, nel quale si capisce come la mancanza di trovate capaci di stupire l’ascoltatore non sia casuale, ma cronica: qualche rallentamento di stampo Doom o l’ennesima accelerazione devastatrice non bastano a dare un taglio più dinamico ed interessante al lavoro, che ha ben poco da offrire oltre all’impatto impressionante delle prime tracce: esso rimane dunque un piatto appetibile solo per i cultori della violenza più nera ed oscura, e per chi non ha particolari pretese atmosferiche o spirituali.
Il disco sarà pubblicato in ben tre versioni: oltre alla regolare edizione su compact-disc, sarà disponibile anche quella in vinile (limitata a 1000 copie unitamente ad un poster) e in digipack formato A5, anch'essa limitata (1500 copie) e completata da un booklet di 45 pagine [a questa versione del disco fa riferimento l'artwork che vedete, mentre l'edizione normale ha una copertina differente sia per disegno che per colorazione, ndR]: ampia scelta per chi volesse approfondire la musica del quartetto francese – da parte mia, pollice verso, a meno di non fare parte della ristrettissima nicchia cui il disco è espressamente dedicato.