- Garm - voce
- Sverd - synth
- Hellhammer - batteria
- August - chitarra
- Skoll - basso
1. To Thou Who Dwellest in the Night (06:46)
2. Wintry Grey (04:34)
3. Whence and Whither Goest the Wind (05:15)
4. Raudt Og Svart (05:50)
5. The Bodkin and the Quietus (...to reach the stars) (04:36)
6. Du Nordavind (04:01)
7. Fall of Man (06:06)
8. Naar Kulda Tar (Frostnettenes Prolog) (04:21)
Aspera Hiems Symphonia
L’aurora boreale raffigurata sulla copertina introduce gli ascoltatori all’interno del primo album degli Arcturus, Aspera Hiems Symphonia, un’opera maturata dopo nove anni di perpetue sperimentazioni da parte del quartetto norvegese.
Infatti, dopo una breve parentesi Death tra il 1987 e il 1989 sotto il nome di Mortem, la formazione di Oslo si dedicò alla ricerca di un sound unico che diventi vero emblema di Arcturus, il progetto dei quattro membri, impegnati rispettivamente in gruppi di livello elevato e già affermati nel panorama Metal internazionale.
Attraverso i primi due EP, My Angel e Constellation, la band riuscì a creare un connubio tra le atmosfere degli Ulver folkloristici e i timbri estremi del Black Metal, basando i testi dei brani composti sul gelo dell’inverno nordico e sulle forze che regolano la natura.
La musica proposta è strutturata su diversi livelli di composizione, che rendono il lavoro completo e coinvolgente: alle parti portanti di tastiera che, come la costante ed aggressiva batteria, non abbandonano mai ciascun brano, si aggiungono l’infernale voce in screaming, la chitarra e il basso raramente in primo piano; se a queste sezioni si sommano gli effetti elettronici e atmosferici che affiorano qua e là a conferire un alone mistico e contemplativo, si raggiunge un sound maestoso e tutto nuovo nell’ambito Black, un timbro che con il tempo si evolverà in qualcosa di veramente diverso, attraversando sentieri sperimentali.
Estremamente nordica e solenne l’arcaica To Thou Who Dwellest in the Night, dotata di un ritmo veloce, di una batteria spinta a livelli insostenibili, di una tastiera virtuosa e di un’interpretazione vocale agghiacciante da parte di Garm, acuta ma piacevole, sebbene cerchi di trasmettere le sensazioni che già aveva forgiato nei brevi spazzi estremi di Bergtatt. Si presenta però più varia la voce rispetto al celebre capolavoro degli Ulver del precedente anno: in Aspera Hiems Symphonia, Garm raggiunge toni travolgenti in screaming, si concede sussurri e parti parlate, non delude le aspettative neanche con il clean vocal, contribuendo enormemente a dare la spinta iniziale ad uno dei massimi prodotti Black Metal sinfonico di sempre, come dimostra la seguente Wintry Grey.
Tante anche le influenze neoclassiche in brani come Whence and Whither Goest the Wind, che lascia trasparire una malignità originale, celata dalle splendide note di Sverd al pianoforte, già precursori della ricercata elettronica Avant-garde del futuro. Il susseguirsi di sospiri, voci esanimi ed effetti da oltretomba impregna di depressione i riffs tracciati con sapienza dagli archi possenti e dalla chitarra di sottofondo: gli spazi per le lunghe sequenze strumentali sono molteplici ed è questa la chiave di forza del quintetto norvegese.
Inquietanti perché provvisti di un’atmosfera oscura ed avvolgente tutti gli altri capitoli dell’album, da Raudt Og Svart che continua la scia delle precedenti e The Bodkin and the Quietus, più lenta nel ritmo ma non per questo meno penetrante: Hellhammer rimane precisissimo nei passaggi complessi di batteria, adattandosi ad ogni tipo di approccio da parte degli altri strumentisti ed essendo quindi vellutato negli intermezzi sommessi per poi esplodere in intensità per tutta la lunghezza dei brani.
Du Nordavind, pur durando solo quattro minuti, è forse l’episodio che più è restato impresso nella memoria dei primi fans degli Arcturus, in quanto raffigura perfettamente il cambio di sonorità dal passato, con la tastiera melodica a disegnare scale vorticose e mai azzardate, a costruire una gelida ninna-nanna infernale efficace e ricollegabile alla tradizione In the Woods-Ulver.
Anche le ultime due tracce sono simili a marce disperate in un paesaggio innevato, con cori imponenti e intermezzi Progressivi di elevata fattura, che pongono le basi per le ricerche stilistiche della nuova dimensione Arcturus.
La band, con questa pubblicazione, è consacrata ai massimi vertici del Black, ma fortunatamente, i cinque membri norvegesi con il trascorrere degli anni, mostreranno allo scenario internazionale di essere individui aperti mentalmente, ricchi di innovazione e non fedelissimi di un unico genere musicale: gli Arcturus restano perciò una delle realtà fondamentali del Metal moderno, acclamati da migliaia di fans per le soluzioni sempre sorprendenti e per la capacità di variare con eleganza il proprio registro compositivo.