- Gianluca Divirgilio - Voce, Chitarra, Piano
- Fabio Fraschini - Basso
- Cesare Petulicchio - Batteria
1. Alive
2. On A Sad Sunny Day
3. Lepanto
4. Ivory
5. In Epica Memories
6. Amethyst to #F
7. Iceberg Shoegaze
8. Coldream
9. Eight Years Old
10. Aurora In Rome
11. In Time
On a Sad Sunny Day
Vecchi ricordi illuminati da un sole che non c'è più: sin dalla malinconica copertina, On A Sad Sunny Day - debutto ufficiale del progetto Arctic Plateau di Giancluca Divirgilio - lascia intravedere l'incandescente materia emotiva di cui è costituito, presentandosi al contempo come tra le uscite più interessanti del rock alternativo nostrano di questi ultimi anni. Discorso che peraltro cresce di dimensione se si pensa che il dream pop/shoegaze, genere di cui On A Sad Sunny Day è completamente pervaso, dalle nostre parti non ha mai trovato terreno fertile per una sua eventuale espansione in termini tanto artistico-creativi quanto commerciali.
Divirgilio, dimostrandosi peraltro un abile songwriter nel tessere morbide trame strumentali dal sapore fortemente melanconico e nostalgico, capovolge tale situazione con rara efficacia, rielaborando i canoni dello shoegaze come se ne fosse da anni interprete: sebbene si tratti della prima fatica discografica, la creatura degli Arctic Plateau riesce a colpire immediatamente per vigore evocativo ed eleganza negli arrangiamenti, ponendosi nel mezzo della grande scia dream pop tracciata negli '80 dai Cocteau Twins, modernamente ripresa (oltre che arricchita mediante l'impeto prettamente shoegaze) da band internazionali del calibro di Au Revoir Borealis, Gregor Samsa, Tearwave, Sunlight Ascending e Autumn's Grey Solace.
Alive, opener del disco, mostra subito di che pasta è fatto On A Sad Sunny Day: gli effetti chitarristici, avvolgenti e nebbiosi, accompagnano le linee melodiche del brano in una piacevole danza atmosferica che sia nei suoi momenti più riflessivi sia in quelli più impetuosi (nel ritornello Divirgilio quasi fa uso della voce in scream) riesce a non perdere mai di mordente, aprendo l'album nel migliore dei modi ed esprimendone il lato più intenso, completo e mesmerizzante. L'omonima On A Sad Sunny Day non è da meno, sebbene all'impatto risulti meno fumosa e avvolgente della precedente, grazie ad un'ispirazione melodica in grado di spaziare liberamente da aperture "melodrammatiche" (il chorus richiama incredibilmente gli Opeth) a tenui oasi atmosferiche (la straniante introduzione). Di ulteriori gioielli non ne mancano, come dimostrano le inquietanti soluzioni melodiche della splendida Aurora In Rome, il raffinato esperimento shoegaze dall'eco '80iana In Epica Memories e la più rarefatta atmosfera di Coldream (in cui Divirgilio si abbandona ad un toccante sussurro in lingua natia); al contrario, il resto di On A Sad Sunny Day scorre via senza lasciare troppo il segno, ricalcando spesso con mano distratta soluzioni e fraseggi tipicamente britannici (Slowdive prima di tutti) e perdendo d'intensità e di forza melodica (Iceberg Shoegaze) proprio nel momento in cui sarebbe stato necessario l'ultimo vero, grande slancio (la conclusiva In Time, sotto quest'aspetto, prende poco).
Il risultato finale rimane però sicuramente convincente, benchè la formula scelta da Divirgilio si dimostri a tratti ancora troppo legata a certe soluzioni stilistiche tipiche dell'onda alternativa d'inizio '90. On A Sad Sunny Day è un disco maturo, piacevole, vibrante: come opera d'esordio questo basta e avanza, nell'attesa che in futuro tale proposta riesca a migliorare ulteriormente, rilanciando al contempo la scena alternativa di italiana che soprattutto di questi lavori ha bisogno. Reinterpretare nel 2009 in maniera completamente originale lo shoegaze sarebbe un miracolo e un'impresa per chiunque: gli Arctic Plateau, almeno, il cuore ce lo mettono. Tutto.