Claudio Colaianni (chitarre, vocals)
Luca Stero (chitarre)
Michele Valla (basso)
Antonello Carrante (batteria)
Side A
01. The Girl At The Corner Of My Heart 3:50
02. Head 3:34
03. Au Dela Du Ciel 5:01
04. Voodoo Lesson #1 2:46
05. All Is In Your Eyes 9:50
Side B
06. Fine Needle 3:55
07. Still 4:15
08. The Betryal 3:27
09. Song For The Trees 4:41
10. Primary Love Blues 5:43
Anuseye
Vent'anni fa furono i That's All Folks, seminale cult band barese a lasciarci intendere che anche noi potevamo dire la nostra in termini di rock and roll. Il termine 'stoner' ancora non lo avevamo mai sentito che i That's All Folks lo avevano già superato con la loro mistura psicotropa a base di hard-rock blueseggiante e psichedelia garage.
Non è possibile ora ricostruire analiticamente la loro carriera perchè è giusto lasciare spazio alla nuova creatura Anuseye, ma pochi semi gettati lì a caso - Nebula, Nasoni Records, Beard of Stars, Sun Dial, Malleus - basteranno a far germinare lussureggianti piante allucinogene nel vostro giardino.
Gli Anuseye nascono da una costola di quei That's All Folks e son qui per illuderci – con somma gioia ed al contempo con una vena di amarezza - del ritorno di certo rock in Italia.
Tempi di batteria secchi e squadrati; riffs stoogesiani drammatici, avviluppati in soliste serpentine, ossessive nella loro simmetricità; voce fredda, utilizzata per affrancarsi dalla stessa noia bipolare che affliggeva l'iguana e che nasce da quello stesso substrato emotivo riletto sotto la luce più moderna del grunge psicotico dei '90 degli Skin Yard, dei My Sister's Machine e – definitivamente – del post-metal dei Tool.
Intro acustiche e ipnotiche per ballate malsane, arpeggi che lasciano le dita sporche ed odorose, smarriti in un sogno 'garage' multicolor che culmina nel nero più nero; contemplazioni acido-psichedeliche su una mappa della California incisa su lastra di metallo; anatemi di proto-punk votato ai culti più oscuri delle musiche heavy degli ultimi 40 anni.
Scosse violente interrotte da pause riflessive di voci filtrate, trame circolari e wah hendrixiani collocati su possenti muri chitarristici di calde vibrazioni valvolari; poi la fuga verso lo stesso deserto mentale dei fratelli di fede Fu Manchu ed Atomic Bitchwax ed un veloce ritorno al chaos urbano tutto neon ed eroina dei fratelli Asheton (per gli orecchi più fini anche un bellissimo richiamo ai mai troppo incensati The Bags di Chicago).
Fino ad oggi pochi son riusciti ad esprimere con convinzione quel 'missing link' tra grunge e stoner (gli statunitensi Abdullah si sono avvicinati abbastanza, ma la loro bilancia pendeva troppo vistosamente verso gliAlice In Chains); gli Anuseye non solo ci riescono pienamente, ma, come in passato con i T.A.F., superano questo traguardo andando ad inglobare nel loro suono tutta una serie di ricordi garage ed underground dei decenni passati che riusciranno finalmente a colmare spazi vuoti ed inguardabili nello scaffale "rock italiano altro", quello in cui coesistono Not Moving ed Ufomammut come se in mezzo non ci fosse stato altro.
Rispolverate quindi il piatto dell'hi-fi per questi 180 gr. di spesso vinile, bellissimo anche nella grafica dell'artista Gurnari: Interbangs non sbaglia un colpo!