- Dave Padden - Vocals
- Jeff Waters - Guitars, Bass
- Ryan Ahoff – Drums
1. The Trend 07:04
2. Coward 04:21
3. Ambush 03:21
4. Betrayed 04:34
5. 25 Seconds 04:49
6. Nowhere To Go 05:07
7. The Other Side 04:19
8. Death In Your Eyes 05:58
9. Payback 04:47
10. Romeo Delight (Van Halen cover) 04:26
Annihilator
I primi anni del nuovo millennio non sono stati fortunati per i mitici Annihilator di Jeff Waters. A volerla dire tutta, nessun album post-Never, Neverland ha mai riscosso un successo tale da far evitare la lenta caduta di una band che progressivamente si stava buttando nel più bieco groove metal, lasciando la fortunata strada del technical speed/thrash degli esordi. I lavori deboli si susseguirono fino ad una lenta ripresa con la fine degli anni 90 e l’inizio del Duemila grazie ai solidi e bensperanti Criteria for a Black Widow e Carnival Diablos; album che mostravano una band più compatta ed affiatata. Altri lavori meno esaltanti vennero dati alle stampe e con questo Annihilator i nostri musicisti arrivano al traguardo del tredicesimo studio album. Padden alla voce (incredibilmente fisso nella line-up dopo tre album) e il nuovo entrato alla batteria Ryan Ahoff accompagnano colui che ha sempre portato avanti la band in questi anni col suo carisma, la sua determinazione e la sua tecnica: Jeff Waters.
Le sue inimitabili linee soliste sono già belle in mostra in apertura con una The Trend variegata, piena di virtuosismi e cambi di struttura per tutti i suoi sette minuti. Si passa facilmente da aperture melodiche apportate dalla sei corde ad improvvisi up tempo a sostenere un sound tagliente, con varie cavalcate di chitarra per un ritornello facilmente memorizzabile. Si prosegue in bellezza con la furia speed/thrash di Coward, grazie ad un lavoro di chitarra sempre fluido ed una batteria che martella a dovere, specialmente nelle ripartenze dei vari stop and go. Menzione va fatta per la registrazione pulita, potente pur volendo essere sempre in qualche modo legata al passato della band e ciò fa piacere, specialmente se consideriamo che in questo periodo le registrazioni “boombastic” vanno sempre più di moda. La classe innata di Jeff Waters e la bravura dei musicisti qui coinvolti fanno si che la proposta risulti sempre varia, fantasiosa, facilmente memorizzabile ma soprattutto dall’incredibile fluidità quando in realtà si tratta di strutture, cambi di tempo e linee soliste di indubbia difficoltà.
Quando ci si imbatte in Ambush non c’è da credere alla proprie orecchie poiché la canzone in questione non è altro che un connubio inferocito di riffs thrash, up tempo a nastro e voci rabbiose per un cazzotto nello stomaco in piena regola. Era da tempo che la band non tirava fuori dal cilindro una tale mazzata e persino quando si arriva a Betrayed il groove dei nuovi Annihilator esalta e non annoia. C’è la cattiveria, la convinzione e la buona struttura affinché la proposta risulti esaltante, variegata e massiccia come non mai. Assolutamente da rimarcare la fantastica apertura melodica apportata dalle corde di Jeff a voler donare un qualcosa che cozzasse in positivo con il mood oscuro della canzone. Di tutt’altra fattura 25 Seconds con i suoi giochi di basso ed i suoi chiaroscuri iniziali che comunque confluiscono in sezioni di selvaggio up tempo ad accompagnare anche un ottimo lavoro di tapping sulla chitarra. Le melodie più “moderne” ma sempre darkeggianti di Nowhere to Go possono portare a storcere leggermente il naso ma sono pur sempre discrete ed anche la voce le segue per cercare maggior espressività. In fin dei cont,i il tutto risulta essere un esperimento riuscito.
La scanzonata, fracassona The Other Side mostra anche fraseggi che possono ricordare il classico heavy metal per una composizione divertente e coinvolgente, pregna di riffs e cavalcate arrembanti. Death in your Eyes riporta il disco su binari più diretti con addirittura alcuni blast beats! Incredibilmente essi escono sporadicamente in una struttura varia e si introducono benissimo durante alcune sezioni di voce più melodica, seguiti a ruota da una delle migliori fasi soliste del disco. Chiudono il disco il groove massiccio di una non esaltante PayBack e la divertente, originale cover Romeo Delight, originariamente dei Van Halen.
L’omonimo album degli Annihilator segna il ritorno sulle scene di una band rinvigorita anche se a volte rischia ancora di cadere nel banale ma poco male quando la qualità di molte composizioni è più che buona. La tecnica, la varietà, la compattezza e la cura sono sempre stati la base del loro sound e finché questi elementi li potremo ritrovare in un loro disco, non ci sarà nulla per cui ci si possa lamentare.