Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Paolo Gregori
Genere: 
Etichetta: 
Osmose Productions/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

Pete Helmkamp - Voce e Basso
Gene Palubiki - Chitarra
John Longstreth - Batteria


Tracklist: 


1. Credo Decimatus
2. Antichrist Vanguard
3. Machinery of the Cleansing
4. Hexensabbat
5. Extermination Sworn
6. Saints of Blasphemy
7. Thrall
8. Shining One (Rex Luciferi)
9. Lustlord



Angelcorpse

Of Lucifer and Lightning

Tornano a calcare le scene dopo più di sette anni di inattività gli Angelcorpse, trio fondato nel 1995 da Gene Palubicki e Pete Helmkamp e scioltosi nel '99. La Death/Black Metal band di Kansas City aveva infatti cessato ogni attività poco dopo l'uscita del loro album The Inexorable, lasciando innumerevoli fans con l'amaro in bocca. Il gruppo, già a partire dal loro primo, demo Goats to Azazael, aveva sempre prodotto dell'ottimo Blackened Death Metal che, se da una parte peccava di atonalità e scarsa originalità, dall'altra era caratterizzato da una velocità ed una brutalità senza paragone. La loro musica univa infatti parti strumentali in stile morbidangeliano, ma molto velocizzate, a vocals fortemente improntate sul Black Metal. Nel 1999, quando fu annunciato lo scioglimento del gruppo, il moto di delusione di coloro che gli avevano seguiti fin dagli esordi fu inevitabile: gli Angelcorpse erano infatti nel bel mezzo di un percorso evolutivo che avrebbe potuto condurli all'eccellenza, nel campo del metal estremo. Con Of Lucifer and Lightning la band adempie finalmente alle aspettative dei fans, troncate quasi otto anni prima. Con un'esecuzione strumentale che ricorda quella di Reign in Blood, superandola però in termini di brutalità e velocità, l'album riconferma la ferocia dei lavori precedenti, ma li sovrasta dal punto di vista della tecnica e della complessità. Parte dell'atonalità che aveva caratterizzato i dischi precedenti viene infatti sostituita da riff elaborati, cambi di tempo ed un impressionante numero di assoli. Il ritorno di John Longstreth, sostituito da Tony Laureano per la registrazione di The Inexorable, si rivela provvidenziale: il gruppo rinuncia infatti al drumming martellante ma molto monotono di Tony, a favore di quello molto più tecnico ed elaborato di Longstreth.

Ci introduce all'ascolto dell'album Credo Decimatus, una traccia prevalentemente strumentale, che chiarisce subito come il disco non sia fatto solo di death violento e veloce ma, sopratutto, di riff elaborati ed opprimenti, come quello che domina buona parte dell'intro. Ed è proprio la varietà dei riff e degli stacchi di batteria che colpisce nelle tracce successive, a partire da Antichrist Vanguard che nella prima metà della canzone vede alternarsi una mezza dozzina di riff, dei quali alcuni veramente memorabili, e altrettanti cambi di tempo. Emblema del perfezionamento tecnico e stilistico della band è la traccia successiva, Machinery of the Cleansing: un continuo susseguirsi di freseggi di chitarra sorprendentemente complessi che sfociano in una sezione strumentale in cui domina il drumming articolatissimo di Longstreth. E' da notare inoltre come ogni traccia sia provvista di uno o spesso più assoli caratteristici, cosa tutt'altro che frequente in dischi così violenti e forsennati. Nè è chiara testimonianza Hexensabbat, nella quale Palubiki, dopo aver sfornato ben tre pregevolissimi assoli, ci trascina in un riff terribilmente melodico e cupo che affievolisce lievemente la rabbia scaturita dalle strofe precedenti. Giunti a Saints of Blasphemy, senza dubbio la track più veloce ed aggressiva del platter, le vostre orecchie imploreranno una tregua dal doppio pedale medale martellante di Longstreth; tregua che effettivamente arriverà in corrispondenza del primo assolo, che funge da introduzione a una parte più lenta, ma non per questo meno opprimente.

Poche critiche possono essere mosse contro questo album e sicuramente una di queste riguarda le vocals, che non di rado risultano troppo atonali e di conseguenza poco coinvolgenti. Tale atonalità appare quindi spesso fuori luogo, messa a confronto con la varietà esecutiva di batteria e chitarra. L'altra grande pecca dell'album, ovvero la mancanza di originalità in campo stilistico, è per fortuna in parte compensata dal miglioramento tecnico dei musicisti.

Ci troviamo quindi di fronte a un disco di una maturità inaspettata, che, nonostante non rappresenti nessuna novità o sperimentazione all'interno del Blackened Death Metal, contiene una discreta impronta personale degli Angelcorpse, gruppo che, finalmente, ha portato a un livello adulto la sua evoluzione, interrotta otto anni fa ad uno stato quasi embrionale. Augurandoci che quest'album non sia che l'inizio di un nuovo periodo di attività in campo musicale del gruppo, vi invito a godere del prodotto di una delle più fruttuose reunions degli ultimi anni, che vi condurrà attraverso headbanging spaccacollo e atmosfere cupe e opprimenti, il tutto accompagnato da ruggiti blasfemi e urla anticristiane.

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