- Frank Di Mino - Voce Solista;
- Punky Meadows - Chitarra;
- Felix Robinson - Chitarra basso;
- Gregg Giuffria - Tastiere;
- Barry Brandt - Batteria
1. Don't leave me lonely
2. Ain't gonna eat out my heart anymore
3. Hold me, squeeze me
4. Over and over
5. Under suspicion
6. Got love if you want it
7. Stick like glue
8. Flying with broken wings (without you)
9. You could lose me
10. The winter song
White Hot
Alzi la mano chi si ricorda degli Angel, sottovalutatissima band statunitense, che negli anni, a dispetto delle critiche ricevute da parte della critica specializzata ha assunto una straordinaria fama di cult band.
Eppure tutti gli appassionati di sonorità legate all'Aor, all'arena rock e al pomp rock, dovrebbero possedere almeno un loro disco, in quanto scoprirebbero chi ha anticipato il successo di band come Bon Jovi, Winger, Poison, White Lion, oltre che naturalmente dei Giuffria o degli House of Lords, queste due ultime bands diretta emanazione del gruppo madre, in quanto il leader Gregg Giuffria, talentuoso tastierista, dallo stile vagamente somigliante a quello dello straordinario Rick Wakeman, era stato uno dei membri fondatori degli Angel, nel 1970, assieme al cantante di chiare origini Italiane Frank Di Mino ed al chitarrista Punky Meadows; a completare la line up originale arriveranno poco tempo dopo il bassista Mickey Jones ed il batterista Barry Brandt.
In un periodo dove le bands dedite al Glam Rock monopolizzavano l'attenzione dei fans, anche gli Angel decisero di utilizzare un abbigliamento che rimanesse impresso nell'immagionario dei ragazzi; per questo, ispirandosi al nome scelto, il loro look fu esclusivamente caratterizzato dal bianco, in netta contrapposizione sia con il nero dominante nei Kiss che con i lustrini multicolore di gruppi come Sweet, Slade, T.Rex ecc.; inoltre possiamo inserire il gruppo come vero e proprio fondatore, a livello di immagine, dell'hair metal poi in voga a partire dalla metà degli anni 80.
Quasi immediatamente gli Angel riuscirono a strappare un contratto discografico con la Casablanca, che evidentemente credeva molto in loro, tanto che nonostante il parziale successo dei loro dischi, non ha mai rescisso il contratto, nemmeno quando il gruppo ha abbandonato l'attività (visto che non si è mai ufficialmente sciolto), all'inizio degli anni 80.
Il primo discreto successo la band lo ottiene nel 1977 con il terzo studio album On Earth As It Is In Heaven pubblicato nel 1977 e contenente una canzone, "You're not foolin' me", che li fece conoscere anche in Europa, mentre i primi due album del gruppo, Angel e Helluva Band, erano passati quasi inosservati dalle nostre parti, reperibili solo attraverso il mercato di importazione, con prezzi a dir poco impossibili per i tempi (si discuteva di quasi 20.000 lire, quando il costo dei 33 giri all'epoca non superava quota 6.000!!!)
Per quel disco il gruppo si era affidato a livello di produzione a Eddy Kramer, già dietro la consolle in alcuni storici album dei Kiss, gruppo da sempre preso come pietra di paragone anche se totalmente differente a livello di proposta musicale.
Il successo ottenuto spinse gli Angel a tentare l'assalto definitivo alle classifiche di vendita con White Hot, album registrato e pubblicato nel 1978, sotto la produzione di Eddie Leonetti, che affinò maggiormente il sound del gruppo, allontanandolo da certe sonorità più aspre, presenti nei precedenti lavori, e presentando un aspetto molto più levigato e formale, in larga antitesi al dominio del Punk che proprio in quel periodo riscuoteva consensi pressochè plebiscitari. Nel frattempo il gruppo aveva presentato il nuovo bassista Felix Robinson, che aveva sostituito il dimissionario Mickey Jones, frustrato dai continui insuccessi della band.
Per comprendere appieno lo stile proposto dagli Angel con questo nuovo disco, occorre citare l' arena rock dell'epoca, quindi Kansas, Styx più leggeri, Reo Speedwagon ed infarcire il tutto con grandi quantità di inserimenti tastieristici, ma soprattutto con la determinazione da parte del gruppo di mantenersi assolutamente nello schema della canzone che non supera i 4 minuti, dove la componente prioritaria spetta alla melodia, a discapito di improvvisazioni ed assoli di un certo rilievo, che verranno comunque proposti in sede live.
Ecco perchè l'album si presenta in maniera molto omogenea, comprendendo brani molto simili a livello qualitativo, tutti composti dai membri della band tranne quello che sarà l'unico singolo ad entrare nella top 50 americana in tutta la carriera del gruppo, quella Ain't gonna eat out my heart anymore composta da Lori Burton e Pam Sawier, che negli anni successivi verrà incisa anche da gruppi del calibro di Southside Johnny & the Asbury Park e Outcasts.
Non mancano naturalmente i classici come l'opener Don't leave me lonely, dove Giuffria crea un fascinoso tappeto sonoro con le sue tastiere, ben supportato dalla sezione ritmica di Robinson e Brandt. I momenti più propriamente hard li troviamo invece nella dura e cadenzata Under suspicion, che ricorda vagamente i Kiss, in Hold me, Squeeze me, dove si apprezza un buon lavoro di Felix Robinson, e Got love if you want it, dall'introduzione vagamente progressive.
Particolarmente riuscita la ballad Flying with broken wings (without you), vera apripista per una forma di composizione che verrà poi sfruttata da una miriade di altre bands che ne utilizzaranno gli schemi in tantissime canzoni dello stesso tipo.
Se si esclude l'episodio in tono minore rappresentato dalla debole Stick like glue, che strizza l'occhio in maniera troppo evidente al glam, il disco presenta brani adattissimi per essere riproposti dal vivo (Over and over) e una canzone in particolare The winter song, dal testo chiaramente ispirato all'intimità rappresentata da un momento speciale dell'anno, accentuato da un coro di bambini nella parte finale di una canzone dominata dalle tastiere di Gregg Giuffria.
Infine un cenno alla copertina, particolarmente evocativa, che ricorda un periodo particolarmente buio attraversato dalla chiesa cristiana, con l'istituzione dell'inquisizione che tanti errori ha commesso nella sua storia; l'artwork presenta i cinque componenti della band, legati ad un palo, mentre si sta provvedendo ad arderli al rogo, circondati da una folla che schiamazza contro di loro; tuttavia, nonostante il nome, il gruppo non ha mai trattato tematiche cristiane.
Come scritto poc'anzi, gli Angel non si sono mai ufficialmente sciolti, tanto da rimettere su una nuova formazione nel 2000 con solo Di Mino e Brandt dei membri originali, ad essi si sono aggiunti il chitarrista Steve Blaze, il bassista Randy Gregg ed il tastierista Michael T. Ross.
Per tornare a White Hot, si tratta di un disco caldamente consigliato a tutti coloro che amano il sound hard rock ultra melodico degli anni 80, per il semplice fatto che tra le 10 canzoni qui incluse vi troveranno coloro che hanno ispirato le composizioni dei loro gruppi preferiti.
Non ci troviamo sicuramente di fronte ad un capolavoro, ma certamente il valore storico del disco è indubbio, proprio perchè precursore di tutta una serie di proposte musicali che caratterizzeranno gli anni a venire.