Voto: 
8.1 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Black Lotus Records/Audioglobe
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Helena Iren Michaelsen - voce e cori
- Jan "Örkki" Yrlund - chitarra e programmazione
- John Stam - chitarra
- Gerry Verstreken - basso
- Steve Wolz - batteria
- Audun Gronnestad - orchestrazioni


Tracklist: 

1. Fallen Angel
2. A Woman's Diary
3. Little Princess
4. Butterfly
5. Lead you through Fire
6. Mother
7. Glow in the Dark
8. Flames of Desire
9. Darkness
10. Little Girl
11. Love of My Life
12. Funeral

Angel [NOR]

A Woman's Diary Chapter I

Helena Iren Michaelsen, dopo aver abbandonato nel 2000 il celebre progetto norvegese Trail of Tears e aver fondato altri gruppi come i Sahara Dust (in cui ora alla voce è presente Simone Simmons degli Epica) e gli Imperia, decide di porre le basi per un nuovo lavoro denominato Angel, che fa convergere stili musicali abbastanza divergenti ma ben legabili tra loro. Il genere proposto cerca di riunire quelli dei numerosi side-projects dei vari membri degli Angel e quindi spaziando dalle sonorità dei Lacrimosa a quelle degli Imperia e dei Bethlehem, formando un Gothic Rock contraddistinto da una grande melodia e da un caldo approccio.
Un Rock/Metal sinfonico provvisto di elementi atmosferici e Folk con ampio impiego di strumenti acustici e orchestrazioni, su cui emerge la suadente voce di Helena, vera guida dell’intera opera di debutto, A Woman’s Diary Chapter I. Preceduto dall’uscita del singolo Don’t Wanna Run, l’album rappresenta il prodotto più concreto delle fatiche discografiche della Michaelsen, cantante dotata di una voce soave, piena, forte, dolce e poche volte spinta su toni lirici.

L’idea compositiva di Helena cerca di offrire agli ascoltatori una vasta gamma di emozioni legate ai diversi stili che appaiono nel disco, in cui non manca anche un certo feeling Pop che lo rende apprezzabile e molto lontano dalle pubblicazioni con gli Imperia e i Trail of Tears, caratteristica estremamente positiva per poter analizzare la maturazione del song-writing. Abbastanza contraddittoria è la copertina dell’album, che ritrae la bella Helena in completo diabolico, quando la sua voce, paragonabile a quella della Simmons (Epica) o della Jansen (After Forever), trasmette sensazioni quasi angeliche, senza rendere noioso il lavoro nel suo complesso globale. Splendidi alcuni capitoli come A Woman’s Diary, scandita da un pianoforte malinconico ma espressivo e da effetti orchestrali di grande rilievo o come la ballata Little Princess, leggermente Folk nell’apertura per poi assumere quei timbri sinfonici che avvolgono l’ascoltatore in un vortice di raffinata bellezza. Immergendosi nel mondo di A Woman’s Diary Charter I ci si ritrova in una dimensione dove regna la fantasia, una realtà dimenticata e sommersa da un sapore medievale e moderno al tempo stesso. Appaiono anche episodi più aggressivi in stile Within Temptation, come Lead You Through Fire, che costituiscono una risposta alle innumerevoli ballate disegnate dal pianoforte, onnipresente come accompagnamento alla voce, di certo non originale ma melodioso e appassionante.

Un Gothic abbastanza ambiguo si ritrova nelle tracce finali, che si distinguono per la particolarità di alcune composizioni come Little Girl, Love of my Life e l’ultima cupa Funeral e che nel complesso cercano di portare l’album a grandi livelli. Il disco si chiude con toni Dark maestosi, che portano a compimento il processo di esplorazione dei sentimenti interiori della donna.
In conclusione A Woman’s Diary Chapter I è un’opera rivolta ad un pubblico specializzato e amante del Gothic e in particolare della scena nordica, in cui i Theatre of Tragedy e i Tristania hanno sempre troneggiato. Pur peccando in creatività nel suo genere ne è consigliabile l’ascolto poiché ben prodotto, curato e costruito nelle sezioni sinfoniche che lo delineano.

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