Gianmaria Carneri - voce, chitarra
Peter Calmasini - chitarra
Ivano Dalla Brea - basso
Marco Piran - batteria
Stefano Torregrossa - tastiere, programming
1. Shade One: Introspection 00:43
2. Under Grey Skies 04:23
3. Quagmire 03:43
4. Shade Two: War of Fragments 00:42
5. Black Narrow Eyes 05:09
6. Reflection 04:29
7. Shade Three: Into the Golden Fields 00:52
8. My Reward 04:44
9. Inquietudo Animi 04:39
10. Shade Four: Point of Contact 01:07
11. Proud 04:01
12. Shade Five: Desper-hate 00:37
13. Release 05:26
14. Real Ease 06:27
15. Shade Six: ...shades 01:11
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Shades
Interessante band della scena thrash nostrana, gli Aneurysm nascono a Verona nel 1994, registrando presto il primo demo, Burst. Dopo avere ottenuto una discreta popolarità con numerose date live, gli Aneurysm incidono nel 2002 il loro primo full lenght, Aware, incentrato su un thrash metal tecnico, potente e sperimentale.
L’evoluzione della band continua con il nuovo album Shades, registrato nel 2005, che può contare su una partecipazione di tutto rispetto volta ad aumentare la notorietà della band: il celebre vocalist dei Blind Guardian, Hansi Kursch. La scelta non è affatto casuale, in quanto la band ha proseguito la sua strada accentuando l’apporto melodico della sua musica, con un cantato alto ed epico e cori potenti, ottenendo un risultato sotto certi aspetti simile al sound della band tedesca, sebbene manchino gli spunti classicheggianti e power-oriented, a favore di un approccio più rabbioso, complesso e thrasheggiante.
L’album è strutturato in cinque parti, divise da brevi intermezzi strumentali, cupi e decadenti, che si discostano completamente dai brani veri e propri, spaziando dall’ambient-elettronica, con la stupenda War Of Fragments, alle distorsioni industrial della conclusiva Shades, passando per toccanti assoli di piano (Into The Golden Fields, Point Of Contact) e l’angosciante sfuriata in stile Strapping Young Lad di Desper-Hate. Questa scelta va decisamente a favore della band, che, come appare, ha voluto andare oltre il thrash canonico, tentando di creare una musica atmosferica e densa di carica emotiva.
Apre il disco Under Gret Skies, brano dal mood sofferto e contorto, costruito da riff di chitarra squadrati e distorti abbinati ad un drumming vario e devastante, nonostante la batteria risulti un poco penalizzata dalla produzione non troppo ben calibrata; ottimo anche l’uso dei numerosi effetti, dalla voce filtrata al basso freddo e “tecnologico”. L’unica nota negativa l’impressione che gli Aneurysm non abbiano ancora amalgamato a pieno tutti questi validi elementi: la voce appare infatti spesso eccessivamente scollegata dalle linee musicali, e non sempre riesce ad “entrare nella parte” in modo efficace; inoltre, le parti in cui il brano è suddiviso appaiono anch’esse non sempre consequenziali, aspetti che rendono il brano, soprattutto al primo ascolto, piuttosto ostico. Lo stesso problema, soprattutto per quanto riguarda le linee vocali, si riscontra nella successiva Quagmire, sotto gli altri aspetti davvero un buon brano, con le sue ritmiche furiose e i suoi effetti di synth industrial che ricordano l’opera del geniale Devin Townsend.
Migliore invece Black Narrow Eyes, con un azzeccato accostamento tra cori epici e potenti, un ritornello tiratissimo e un assolo contorto ed emozionante, e un’ottima prova del singer Gianmaria Carneri, che passa senza (quasi) alcun problema da acuti emozionanti ad un cantato rabbioso, mentre Reflection, più semplice ed un poco banale delle precedenti, è marcata dal timbro caratteristico di Kursch, decisamente più a suo agio nella voce pulita rispetto a Carneri.
Si passa dunque a My Reward, lodevole ma non del tutto riuscito esperimento, a causa dell’accostamento, che risulta troppo forzato, tra sfuriate tecno-thrash e parti lente ed epiche, completate da sommessi patterns di tastiere; meglio invece, nonostante anche in questo caso qualche indecisione nel cantato pulito, la seguente Inquietudo Animi, che rende perfettamente il mood suggerito dal titolo con tempi dispari, ritmiche ansiose e acidi e vorticosi virtuosismi di chitarra.
In Proud e Release gli Aneurysm riescono a dare il meglio di loro dal punto di vista compositivo, sviluppando il discorso intrapreso nei brani con parti strumentali complesse e ben studiate; anche le tastiere di Stefano Torregrossa, fino a questo punto sempre in secondo piano, emergono di tanto in tanto, con effetti fluidi ed atmosferici di sintetizzatore e un ottimo assolo su Release, contribuendo a creare un’atmosfera decadente ed emozionante, che si esaurisce nella conclusiva Real Ease, toccante ballad costruita dalla sofferta voce di Carneri e da una chitarra acustica cadenzata e malinconica.
In questo nuovo Shades, gli Aneurysm hanno voluto dunque sperimentare, spingendosi sempre più in là alla ricerca di un sound particolare e personale. Il risultato non è perfetto: soprattutto a causa delle linee vocali spesso non del tutto convincenti, Shades è un lavoro che al primo ascolto risulterà azzardato e poco coinvolgente; ma, ad un’analisi più attenta, emergeranno le ottime potenzialità compositive della band, e la sua volontà di discostarsi dai canoni del genere ed emozionare l’ascoltatore. E se da un lato in Shades questi obiettivi non sono ancora completamente raggiunti, tuttavia ciò che rimane al termine dell’ascolto è la sensazione di una band che in futuro saprà sfruttare nel modo migliore nuove opportunità.