Voto: 
7.6 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Punishment 18 Records
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Paolo "Paul" Porro - guitar, vocals
- Alessandro "Ale" Fontana - guitar
- Matteo "Cuz" Cuzzolin - bass
- Giorgio "Joe" Alberti – drums 

 

Tracklist: 



1. Intro (Mission) (instrumental) 00:46 
2. Liar 03:34
3. When Day Dies... 03:41
4. Predominance 04:36
5. Perception of this World 06:06
6. Confused Certainty 04:18
7. Dream Again 06:36
8. Gordian Knot (instrumental) 05:37 
9. Face The Facts 05:05
10. Collision (instrumental) 01:22 
11. DevastHate 05:34     

Ancient Dome

Perception of this World

C’era da aspettarselo.

Di solito, quando si inizia con questa frase, il primo presentimento è quello di trovarsi davanti ad una cosa non bella. Ma non è così! In questo caso, la mia frase vuole essere una sorta di previsione andata a buon fine perché avevo personalmente descritto le potenzialità degli Ancient Dome già in occasione del loro precedente album, nonché debutto discografico, Human Key (2009) e con questa nuova uscita Perception of this World, c’era veramente da aspettarsi un più che buon lavoro.
Avevo parlato delle loro capacità e della loro tecnica, ma allo stesso tempo avevo anche suggerito loro di cercare di trovare idee più esaltanti da abbinare a canzoni comunque veramente buone. Bene, il gruppo sempre proprio aver seguito tali consigli.

Per chi ancora non conoscesse questo nuovo talento della scena italiana, basta dire che gli Ancient Dome suonano thrash metal chiaramente ispirato alla Bay Area ma con una tecnica invidiabile, direttamente dal periodo tech-trash di fine anni 80. Una assaggio di ciò che ho appena detto lo possiamo già ritrovare con la canzone posta in apertura, una sorta di preludio a base di riffing contorti ad introduzione del riffing galoppante di una tagliente Liar. Gli up-tempo entrano prepotentemente e le gang vocals tipiche del genere tracciano il ritornello. La voce di Paolo Porro è roca al punto giusto mentre la sessione ritmica porta le chitarre a cambiare tempo in continuazione, passando da veloci sferzate di doppia cassa a brevissimi momenti più rallentati in cui il groove è sempre presente ma mai debordante, rischiando di annoiare. Si prosegue con gli ottimi spunti melodici della successiva When Day Dies... che mi hanno riportato alla mente i Giapponesi Vulcano (qualcuno se li ricorda?). Ottimo il lavoro delle asce, tra fraseggi e i succitati momenti melodici, con apice durante la fase solista.

Predominance segue grossomodo lo stesso stile della canzone precedente ma aggiungendo un tocco leggermente più progressivo che chiama in causa alcuni tempi medi, sempre ben opposti a sezioni in cui le chitarre si lasciano andare in pregevoli duetti sostenendo, questa volta, tempi più impulsivi. Una fase arpeggiata termina la canzone in questione, introducendo la titletrack. Le atmosfere cupe dei migliori Overkill si palesano prima che la distorsione delle chitarre elettriche entri in un crescendo di pesantezza e velocità. La canzone, complice la sua lunga durata, copre molteplici stili con moltissime variazioni a livello di velocità e riffing, passando da momenti più progressivi e melodici ad altri votati al puro impatto. Le idee messe insieme dal gruppo sono veramente buone e varie. Basta anche ascoltare l’opposizione della sezione solista improntata al prog con la chitarra ritmica a creare il giusto sottofondo thrash di una a tratti spedita, ma pur sempre molto varia, Confused Certainty. L’ombra dei Death dell’ultimo periodo si fa pesantissima e molto affascinante.

Dream Again ci mostra un gruppo molto abile nel creare una lunga, struggente semi-ballad. La prima parte è dedita ad uno stile più introverso, mentre il finale si getta su una base più veloce senza perdere mai di vista le melodie crepuscolari che toccano il picco in occasione del ritornello. Gordian Knot è una lunga traccia strumentale che alterna fraseggi di chitarra ad arpeggi puliti al fine di creare un’ottima atmosfera, principalmente grigia e desolante, con alcune idee veramente esaltati a livello melodico. Ci si avvicina alla fine del lavoro con la più dinamica Face the Facts, dalla fase solista lunga ed esaltante. Nonostante i tempi veloci predominino in questa occasione, le melodie sono sempre belle in evidenza, le quali proseguono con il breve interludio a sfociare una incredibile DevastHate. Il modo che hanno le chitarre di duettare tra di loro mi ha riportato sovente alla mente un capolavoro del thrash tecnico quale Time Does not Heal e questo dovrebbe dire tutto.

Gli Ancient Dome sono sicuramente tra le realtà di spicco della nuova scena thrash metal dello Stivale. È ora di accorgersi di loro e non lasciare che questi piccoli gioielli siano solo oggetto di una futura rivalutazione perché non servirebbe a nulla. Abbiamo già fatto questo sbaglio negli anni 80, vogliamo ripeterci?   

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