Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Etichetta: 
K - Scope Music/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Vincent Cavanagh - voce, chitarra
- John Douglas - batteria
- Danny Cavanagh - chitarra, voce
- Les Smith - tastiera
- Jamie Cavanagh - basso
- Lee Douglas - voce


Tracklist: 


1. Fragile Dreams
2. Leave No Trace
3. Inner Silence
4. One Last Goodbye
5. Are You There?
6. Angelica
7. A Natural Disaster
8. Temporary Peace
9. Flying
10. Unchained (Tales Of The Unexpected)

Anathema

Hindsight

Signori e signore, a metà 2008 è ormai ufficiale: gli Anathema non ne vogliono proprio sapere di far uscire il nuovo album. Certamente questa sarà una bella batosta per i più attaccati “alla maglia”, in quanto dopo ripetuti annunci su autorevoli magazine, nonché sul sito ufficiale, i sei di Liverpool ne escono soltanto con in mano un greatest hits; un calice amaro insomma, dal quale bere semplicemente vecchi brani rimaneggiati alla belle e meglio, tramite l’espediente orchestrale, che tanto va loro a genio dall’ultimo A Moment In Time.
D’altro canto, lasciando momentaneamente perdere l’intransigenza del giudizio, in realtà non si tratta di brutte versioni dei grandi pezzi firmati Anathema. Vengono studiati nuovamente tempi, pause e chiave di letture strumentali delle singole partiture, da Angelica fino all’ultima struggente e insostituibile Flying. Ne rimane però un irremovibile senso di insoddisfazione, datoci probabilmente dalla grande attesa per un ritorno in grande stile della band inglese, forse dall’abitudine ad alti livelli stilistici.

Sta di fatto che la pazienza di critica e fan era stata già messa a dura prova da numerosi ritardi, problemi discografici contrattuali, uscite di dvd e tour che cominciavano a rivelarsi un eterno ritorno dei soliti grandi capolavori del passato. Ora invece potrebbe trattarsi davvero del respiro prima del balzo. Cosa è in grado di suggerire una simile aspettativa? Probabilmente una routine spezzata, probabilmente il fatto che il disco non chiuda, come da prassi, con Flying, ma con un brano inedito, vero protagonista del disco. Il suo titolo è Unchained (Tales Of The Unexpcted), uscita nel recente luglio in formato di singolo, proprio a fianco della “strappa-lacrime” sopracitata.
Fa ben sperare inoltre la qualità del brano: stilisticamente in continuità con A Natural Disaster, anche se forse più vicino all’introversione di A Fine Day To Exit, promuove un’architettura sonora essenziale, basata su arpeggi di chitarra acustica e su profondi, inquietanti fraseggi di violoncello, in stile vagamente danse macabre.
Se non fosse dunque per questo episodio, il disco nella sua totalità risulterebbe in verità pleonastico e deludente; simbolicamente, si può pensare a questo punto che la pausa di riflessione sia al termine – si annuncia l’inizio registrazione di uno di ben due album per il prossimo anno – anche se non si potrà mai cancellare la palese e concreta inutilità di quello che si profila più come un flop, che come una matura e consapevole uscita discografica. Un solo buono spunto, per un quadro concettualmente disastroso.

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