Voto: 
9.4 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Etichetta: 
Music For Nations
Anno: 
2003
Line-Up: 

- Vincent Cavanagh - chitarra, voce
- Daniel Cavanagh - chitarra, voce, tastiera
- Jamie Cavanagh - basso
- John Douglas - batterua
- Annie Livingstone - cori


Tracklist: 

1. Harmonium
2. Balance
3. Closer
4. Are You There?
5. Childhood Dream
6. Pulled Under at 2000 metres a Second
7. A Natural Disaster
8. Flying
9. Electricity
10. Violence

Anathema

A Natural Disaster

Nel 2003 gli Anathema presentano il loro settimo full-length, A Natural Disaster. Dopo una carriera in ascesa che ha sempre regalato infinite emozioni al pubblico, con inaspettati cambiamenti di stile, la band di Liverpool sforna un’opera ulteriormente preziosa, che va ad approfondire la linea atmosferica intrapresa con A Fine Day To Exit.
Già dal titolo traspare la costante tematica che ha caratterizzato gli Anathema per tutto il loro percorso musicale. Si fa ancora riferimento a una dimensione di pessimismo che pervade la natura e che coinvolge inevitabilmente l’interiorità dell’uomo. Gli aspetti stilistici dell’album rispecchiano quindi in modo molto elegante, come tutti gli album “anathemiani”, le tematiche di riflessione sulla condizione umana, solitudine, disperazione. Anche l’artwork di Travis Smith in copertina ci annuncia una dimensione irreale, insanguinata, che insiste sulla concezione di una realtà struggente.

Il sound di questo album però a differenza del precedente sperimenta ulteriormente dimensioni alternative rock, su uno stile Porcupine Tree, ovviamente più triste, con riff magari semplici, ma molto diretti. E’ notevole anche l’uso di effetti vocali e di tastiera che costellano ogni track, come in Balance, uno dei brani sicuramente meglio riusciti della band inglese. L’intro di keyboard ha infiammato e continua a infiammare infatti gli animi di tutti coloro si siano trovati a una loro performance live. In questa track e in quella successiva Closer, che inizia subito a ridosso, come a volerla completare, le voci sussurrate contribuiscono a rendere evanescente e sfuggevole lo stile; la batteria di Douglas è precisa e mai eccessiva. Riesce a integrarsi completamente nel sound e a diventare non fonte di contrasto, ma bensì elemento essenziale di astrazione.
In contrapposizione poi a parti irreali si hanno patterns a tempi più sostenuti, con un ritmo più dinamico che portano a soli coinvolgenti e malinconici. E’ poi innovatore un vocal decisamente più esitante, a volte non perfettamente armonico che a suscitato sia critiche che elogi. Sta di fatto che questo è un lavoro denso di sensazioni, pensieri, ricco emotivamente, in perfetta sintonia quindi con i passati lavori.

Le chitarre in generale compiono un lavoro di qualità. Con un andamento ipnotico, Are you There? rappresenta un procedere sfumato che riempie di senso di solitudine e di rimpianto. Capolavoro dell’album è anche la title-track che incarna pienamente l’essenza dell’opera e del gruppo. Tutti gli elementi migliori dal punto di vista tematico e musicale sono contenuti in questo brano; anche l’appuntamento con la voce femminile non viene a mancare. Le chitarre riproducono un effetto jazz, quasi narcotizzante, affascinante e misterioso. Meritevole di essere analizzata è poi Flying, ottava track, che risalta in particolare per il vocal straziato di Vincent Cavanagh, che riempie di tristezza l’ascoltatore, prima del dilagare di riff malinconici di chitarra.

Complessivamente si hanno dunque cinquantacinque minuti di grande qualità che dimostrano soprattutto la capacità del gruppo di Cavanagh di spaziare attraverso le grandi potenzialità atmosferiche dell’alternative rock. Sono pochi i gruppi che, come gli Anathema, possono vantare nel loro bagaglio così tanti lavori di successo. In questo modo con A Natural Disaster la band inglese regala ancora emozioni ai suoi fans, arricchendo maggiormente il loro sound. Rimane solo da augurarsi che Cavanagh e compagni continuino in questo modo a dare vita ad album di tale livello.

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