- Dave - basso
- Leon Douglas - voce
- Daniel Cavanagh - chitarra
- John Enrico Douglas - batteria
1. Pressure (06:44)
2. Release (05:47)
3. Looking Outside Inside (06:23)
4. Leave No Trace (04:46)
5. Underworld (04:10)
6. Barriers (05:54)
7. Panic (03:30)
8. A Fine Day To Exit (06:49)
9. Temporary Peace (18:26)
A Fine Day to Exit
Gli Anathema, storico gruppo metal inglese, hanno avuto la capacità imboccare, con classe ed encomiabile stile, una strada totalmente diversa da quella che li aveva contraddistinti come band di spicco del Doom/Gothic Metal degli anni '90. A Fine Day To Exit rappresenta infatti una svolta totale per il complesso di Daniel Cavenagh, diverso nella consistenza ma ugualmente sublime nello spessore melodico ed emotivo. Le sonorità più aggressive degli album precedenti vengono qui totalmente accantonate, sostituite da un mood molto più soffice ed equilibrato preso in prestito da un immaginario acoustic rock di pregevole fattura: ciò che in fondo non cambia mai (ed è questo l'importante) è il livello atmosferico che il gruppo britannico ha saputo creare col tempo e che con A Fine Day To Exit non cessa di abbagliarci, tracciando nuovi sentieri espressivi dispersi in praterie di fragilità e tensione emotiva.
Così il pianoforte si abbina perfettamente alle solite, impeccabili soluzioni chitarristiche che, arenandosi in un desolato universo acustico ed intimo e riprendendo solo in parte lo stile strumentale del precedente capolavoro Alternative 4, elevano la raffinatezza e quell'incorruttibile senso di instabilità interiore in cui l'album interamente è immerso.
L'opener Pressure lascia subito trasparire gli intenti del disco: la canzone, aperta da un giro di pianoforte quasi straziante e in seguito abbandonata ad un refrain incredibilmente intenso, scandisce alla perfezione l'alternarsi di parti più malinconiche ad altre più solari, mostrando il dualismo emotivo in cui A Fine Day To Exit si rispecchia in continuazione.
La seconda Release continua su questo filo conduttore, ma elevando una volta per tutte la malinconia e la dilaniante riflessione interiore attraverso un riffing splendidamente decadente e pessimistico, che prosegue anche nella successiva, meravigliosa Looking Outside Inside. Quello degli Anathema è in fondo un perpetuo scolpire nel marmo una statua di alternatività, malinconia, raffinatezza ed innovazione, una rappresentazione universale dello sconforto, della disperazione, dell'instabilità emotiva dell'essere umano: una musica in grado di esprimerne la solitudine e l'abbandono attraverso forme fugaci e soavi che scompaiono non appena il leggero soffiare del vento le sfiora. Oasi riflessive (Leave No Trace) ma anche progressioni elettriche (le meravigliose Underworld e Panic) e inabissamenti psichedelici di pregevole fattura (Barriers) proseguono il loro malinconico e ostinato susseguirsi fino a che la splendida titletrack non raccoglie tutto ciò che è stato seminato, lasciandosi esplodere nell'aria in tutta la sua potenza espressiva e aprendo le porte all'entrata della conclusiva Temporary Peace, i cui morbidi rintocchi strumentali, svanendo in un lento e drammatico diminuendo atmosferico, pongono fine a questo commovente incantesimo.
Gli Anathema si riconfermano, con quello che è il quinto tassello della loro immortale discografia, come una band capace di cambiare rotta senza però cadere nella banalità e nella dispersione, conservando gelosamente quel suo sapore intriso di malinconia e di emozioni perdute che con A Fine Day To Exit rivivono una nuova giovinezza, grazie soprattutto alla raffinatezza arrangiamentale delle commistioni acustiche ed elettriche, sempre equilibrate, mai fuori luogo, costantemente in grado di trasporre a livello puramente armonico-stilistico il mood decadente in cui l'intero disco lentamente si logora.
Meraviglioso.