- Sel Balamir - chitarra e voce
- Neil Mathony - basso
- Matt Brobin - batteria
1. Motorhead (06:15)
2. Airborne (08:28)
3. Panzer (07:02)
4. Old Movies (05:50)
5. Post Acid Youth (06:05)
6. Half Life (03:47)
7. Drawing No.1 (02:09)
8. Neon (04:16)
9. On/Off (06:33)
10. The Consultancy (04:59)
11. Drawing No.2 (02:49)
12. One Great Summer (05:56)
13. UFOs (07:26)
Amplifier
Space, Alternative, Progressive, Experimental Rock: il genere proposto dagli inglesi Amplifier può essere definito in diversi modi, ma esso si presenta come commistione tra le sonorità dei Tool e passaggi più votati alle sperimentazioni Progressive. La band fondata da Sel Balamir nel 1999 giunge alla prima pubblicazione ufficiale con il disco omonimo, prodotto sotto la Music For Nations, solo nel 2004, ma riesce a presentare una freschezza di song-writing che sorprende l’ascoltatore. Nelle dieci tracce in cui è strutturata l’edizione originale di Amplifier, si riscontrano infatti soluzioni inedite e davvero valide, capaci di evocare sensazioni sommesse. Il tour del 2002 in supporto dei celeberrimi Deftones deve aver ulteriormente contribuito all’evoluzione di un album innovativo e fuori dagli schemi come Amplifier: avendo accolto elementi dai Tool di Lateralus, dei Deftones più votati all’Alternative che al Nu Metal, dei Dredg di Leitmotif e degli Oceansize di Effloresce, gli Amplifier riescono a distinguersi nonostante siano solo un trio.
Basta approcciarsi ad una traccia come Motorhead per rimanere affascinati dal sound oscuro e suadente, contemporaneo e cadenzato, vellutato e ricco di effetti: la voce di Sel Balamir è qualcosa di magico che si erge dal tessuto delle chitarre Alternative, mentre la batteria si esibisce in fraseggi eleganti ed elaborati. Airborne introduce atmosfere sottomarine in cui le chitarre riecheggiano dalla profondità, delineando arpeggi dotati di gusto e sensibilità. Anche Panzer segue da vicino le precedenti, mostrando però patterns di batteria di matrice tooliana e una voce più incisiva e meno sospesa, mentre la quarta Old Movies è misteriosa e triste nei suoi arpeggi gravi. E se Post Acid Youth si collocherà sulla scia dei connazionali Oceansize e Radiohead per l’alone che si costruisce più la canzone cresce d’intensità, The Consultancy invece spiazzerà per i suoi intrecci più tendenti al Progressive. La musica degli Amplifier è intrisa di una raffinatezza tutt’altro che banale, capace di trasportare verso meandri inesplorati e di mantenere sempre l’attenzione dell’ascoltatore a livello medio-alto: pochi sono infatti i momenti statici o poco brillanti di un debut album che in un solo anno ha saputo riscontrare un successo elevato e meritato. Le 5000 copie vendute nella sola Gran Bretagna permettono di comprendere come sia gradevole accostarsi ad una realtà del panorama Alternative onirica, meditativa ed in grado di non lasciare nulla al caso. I suoni sono studiati nei particolari da Balamir per conferire una corretta interpretazione a ciascun brano e per prolungare le emozioni suscitate da una musica tanto bella quanto complessa.
Amplifier costituisce quindi un capitolo meraviglioso all’interno della scena Alternative mondiale perché è un fluire continuo di riflessioni e di immagini; molti hanno paragonato la band di Manchester a dei cloni di Tool o Radiohead, ma in verità Balamir e compagni varcano un limite con Amplifier, album sperimentale e fuori dai canoni tradizionali, variegato e mai prevedibile. La scena inglese non può essere che grata ad un gruppo che sta rappresentando un altro mattone fondamentale per dare vita ad una nuova generazione di artisti britannici ispirati dai grandi acts Alternative ma provvisti di una personalità unica.