- Myles Kennedy - voce, chitarra
- Brian Marshall - basso
- Scott Philips - batteria
- Mark Tremonti - chitarra, voce
1. Find The Real
2. One Day Remains
3. Open Your Eyes
4. Burn It Down
5. Metalingus
6. Broken Wings
7. In Loving Memory
8. Down To My Last
9. Watch Your Words
10. Shed My Skin
11. The End Is Here
One Day Remains
Nel parlare di questo album è impossibile non partire dallo scioglimento dei Creed, avvenuto alla fine del 2002. Dopo aver venduto trenta milioni di dischi in tutto il mondo ed aver conquistato i cuori di un ancor più alto numero di fans, il gruppo “capitanato” da Scott Stapp e Mark Tremonti scrive la parola “fine” sul proprio diario di viaggio. Fortunatamente questo triste episodio non uccide musicalmente i componenti della band; dopo pochissimo tempo, infatti, il chitarrista Mark Tremonti ed il batterista Scott Philips ricominciano a suonare insieme, tornando alle proprie radici rock ‘n’ roll. Ad essi si unisce ben presto Brian Marshall, l’originario bassista dei Creed. I tre musicisti toccano subito con mano i benefici derivanti da una sintonia tipica di formazioni che suonano insieme da anni, mista all’entusiasmo di una band che si avvicina al proprio debutto: il lavoro che prende forma appare decisamente maturo e convincente. Il posto al microfono viene offerto, dopo un breve periodo di ricerche, a Myles Kennedy, ex cantante dei Mayfield Four, un gruppo che nel 1998 aveva aperto diversi concerti dei Creed. Nascono così gli Alter Bridge.
La band si è data il nome di un ponte di Detroit, vicino al quale Tremonti abitò in gioventù. Quel ponte rappresentava un confine invalicabile per i bambini del vicinato e, al di là di esso, c’era un territorio estraneo. L’Alter Bridge diventa quindi il simbolo dell'“ignoto”, della “scelta”, della “sfida”, non solo per Mark Tremonti, ma anche per questa nuova nascente band.
One Day Remains si apre con Find The Real, un pezzo che presenta bene il carattere più forte e impetuoso di questa nuova formazione: chitarra ruggente, ritmo prepotentemente scandito, assoli decisi. Al primo ascolto si potrebbe avere l’impressione di avere tra le mani un prodotto che ha ben poco d’originale, rifacendosi molto alle sonorità a cui ci avevano abituati i Creed; ma siamo ancora alla prima canzone e gli Alter Bridge hanno ancora tutto l’album per convincerci che non è così. Il secondo brano, pur essendo la title track, non è di certo il migliore dell’album: veloce e coinvolgente, il pezzo ha ben poco da dire rispetto a quanto non abbia già detto il precedente. Si comincia comunque ad apprezzare la voce di Kennedy, il cui indiscutibile talento sarà ancor più evidente a partire dalla terza traccia, Open Your Eyes, che non a caso è il primo singolo degli Alter Bridge. Anche questa canzone si apre con chitarre potenti e ritmo ben sostenuto, ma dopo appena una quindicina di secondi entra in scena un sound più acustico unito ad una voce particolarmente calda e ricca di sentimento: una miscela senza dubbio emozionante. Nei ritornelli tornano le sonorità più forti, ma gli Alter Bridge dimostrano di saper magistralmente gestire ogni minimo passaggio; ottima la prova di Mark Tremonti, soprattutto nell’assolo, frenetico ma nitido, pulito: impeccabile. Con la quarta traccia, Burn It Down, si ha il tempo riprendere fiato; questo brano alla lunga potrebbe però risultare scocciante e un po’ lagnoso, forse anche per la sua eccessiva durata. Si passa quindi a Metalingus, il cui nome basta a definirne l’irruenza; in essa spiccano la batteria di Scott Philips e, ancora una volta, la voce di Myles Kennedy, che si mostra davvero versatile ed in grado di adattarsi alle basi più disparate. Dopo un finale a dir poco esplosivo, una serie di accurati e leggeri arpeggi di chitarra ci introducono al sesto brano dell’album, Broken Wings, che è inoltre il secondo singolo tratto da esso. La canzone segna all’interno della tracklist una svolta decisiva verso la melodia e l’emotività: come questo, la maggior parte dei pezzi successivi è caratterizzata da tali due aspetti.
L’esempio senza dubbio più lampante è proprio il brano seguente, In Loving Memory, scritta da Mark Tremonti a seguito della perdita della madre; questa canzone è oggettivamente bella ed ha la straordinaria capacità di far tornare in mente a chiunque la ascolti una persona che non c’è più: chi, del resto, non vorrebbe ringraziare un proprio caro perduto (“Thanks for all you’ve done”), o ricordarlo (“You still live in me”), o consolarsi nella sua triste ed invitabile assenza (“I feel you in the wind, you guide me constantly”)? Così come lo è dal punto di vista sentimentale, anche musicalmente questa canzone è un crescendo, un urlo dell’anima che si fa sempre più forte; In Loving Memory è emotivamente il punto più alto di One Day Remains e basta da sola a valere l’acquisto di questo album. L’ottava traccia, Down To My Last, è stato uno dei primi pezzi registrati, nonché il decisivo per l'"arruolamento" di Myles Kennedy nella band; Tremonti ha infatti dichiarato: “Quando l’ho sentita per la prima volta, Down To My Last mi ha dato i brividi e ciò non accadeva da molto tempo”. Con la successiva, Watch Your Words, si ritorna a sonorità marcatamente più rudi e aggressive, senza mai però togliere spazio alla melodia, che nel sound degli Alter Bridge è “il centro di tutto”. La decima traccia, Shed My Skin, è stata la prima su cui Tremonti ha lavorato e, come molte altre dell’album, scava negli eventi del suo passato; dal punto di vista musicale, anche qui si assiste a passaggi da parti quieti, talvolta quasi sommesse, ad altre più heavy. L’album si chiude con The End Is Here, in cui siamo ormai in grado di riconoscere quel marchio che la rende una “tipica canzone degli Alter Bridge”.
A detta della band, il lavoro in questione disegna la sua più vicina connessione ai Seventies; è evidente comunque che il suono, supportato da una produzione che lo stesso Tremonti definisce immensa, sia adattato alle esigenze del ventunesimo secolo, risultando così chiaro, pulito, definito. In conclusione, questo nuovo gruppo è riuscito a distaccarsi dagli schemi che lo legavano ai Creed; a tal proposito, significative sono le parole di Mark Tremonti: “Con questo album proviamo a imparare dal passato, ma partendo da una prospettiva differente. Questa è una nuova band ed un nuovo inizio.”