- Alexander William Gaskarth - voce e chitarra
- Jack Bassam Barakat - chitarra
- Zachary Steven Merrick - basso
- Robert Rian Dawson - batteria
Guests:
- Juliet Simms - voce nell'ottava traccia
1. This Is How We Do (02:29)
2. Let It Roll (03:00)
3. Six Feet Under The Stars (03:36)
4. Holly (Would You Turn Me On?) (03:52)
5. The Beach (03:01)
6. Dear Maria, Count Me In (03:02)
7. Shameless (03:41)
8. Remembering Sunday (04:16)
9. Vegas (02:49)
10. Stay Awake (Dreams Only Last For A Night) (03:34)
11. Come One, Come All (03:32)
12. Poppin' Champagne (03:19)
So Wrong, It’s Right
E’ soltanto grazie ad un nuovo ed importante accordo discografico fra Hopeless Records, Rude Records e Audioglobe so oggi, a distanza di alcuni mesi dalla sua reale uscita sul mercato, possiamo avere finalmente fra le mani l’ultimo lavoro dei promettenti All Time Low. Il gruppo in questione, sicuramente sconosciuto ai più, sta infatti avendo un grande ed inaspettato successo negli U.S.A., dove ha già venduto quasi centomila copie. Nati nel 2003 a Lutherville, nel Maryland, gli All Time Low iniziano giovanissimi a suonare insieme, principalmente cover dei Blink 182, per poi passare alla composizione di materiale proprio e successivamente all’incisione dei primi lavori: l’EP The Three Words To Remember In Dealing With The End e il full lenght d’esordio The Party Scene, prodotti entrambi dalla piccola label locale Emerald Moon Records. Arriva quindi la grande occasione ed il passaggio su Hopeless Records, per la quale la band pubblica dapprima il mini Put Up Or Shut Up ed infine il qui recensito So Wrong, It's Right. Il disco, registrato nel mese di aprile, esce negli U.S.A. a fine settembre, conquistandosi fin da subito gli apprezzamenti del settore. Solo nel 2008, invece, l’album viene reso disponibile al mercato europeo e quindi all’Italia, dove appunto è promosso dalla Rude Records e distribuito dalla Audioglobe.
So Wrong, It's Right è un lavoro senza troppe pretese, adatto principalmente ad un pubblico giovane ed incline alle nuove tendenze del panorama alternativo. Quello degli All Time Low è infatti un Pop Punk diretto ed efficace, dove le chitarre rivestono comunque un ruolo non troppo secondario e le parti di batteria non si ricordano per uno stile eccessivamente ripetitivo. Difficile non dare inizio all’ascolto del disco senza un pizzico di perplessità, vista la quantità di gruppi dediti ad un Pop Punk scialbo e scadente negli ultimi tempi. Contrariamente alle aspettative, però, gli All Time Low si rivelano un complesso di tutto rispetto, formato da ragazzi decisamente più attenti all’aspetto musicale che non al proprio look, e questa ultimamente è diventata purtroppo una rarità.
So Wrong, It's Right scorre via in modo lineare, non senza trascinare comunque l’ascoltatore nel vortice sonoro creato dalle irresistibili melodie di stampo Pop Punk. Le parti vocali sono davvero curatissime, merito anche di una produzione veramente eccelsa. Alexander William Gaskarth, frontman del gruppo, non ha forse un timbro vocale unico, ma svolge il suo compito nel migliore dei modi, aiutato frequentemente dai tradizionali cori per cui il genere è conosciuto. Particolarmente azzeccate a questo riguardo sono alcune tracce nello specifico, come l’iniziale This Is How We Do It, la successiva Let It Roll ed i due pezzi più conosciuti del lotto, vale a dire Six Feet Under The Stars e soprattutto Dear Maria, Count Me In. Da non dimenticare inoltre la presenza come guest di Juliet Simms, voce degli Automatic Loveletter, durante l’acustica Remembering Sunday.
Basteranno ben pochi minuti per capire che quello degli All Time Low non è certo il solito album da cestinare ancor prima di averlo ascoltato. Non saranno forse in molti ad apprezzarne le qualità, visto il suo sound fin troppo abusato ultimamente, ma ciò non toglie che fra gli All Time Low e gran parte della concorrenza vi sia un divario quasi abissale. Averne di complessi Pop Punk del genere in Italia…