- Emma Gelotte - voce
- Tinna Karlsdotter - voce
- Fredrik Johansson - chitarra
- Peter Mårdklint - chitarra
- Michael Håkansson - basso
- Joseph Skansås - batteria
(della ristampa):
1. Still Believe
2. Walk Away
3. Close My Eyes
4. Apologize
5. Wasting Life
6. Spend My Days
7. What Do You Want
8. Pretty Words
9. What We Say
10. Regrets
11. Treat Me Right
12. We Are Through
13. Just a Friend
14. First Time
15. Ready to Go Back
Curiosità: al momento sul loro sito è presente un giochino dal sottofondo musicale (ovviamente degli All Ends) dove si deve guidare una specie di alce pattinatore in un percorso ad ostacoli fino al traguardo. Non è molto chiaro se l'idea sia venuta in una delle lunghe nottate invernali settentrionali, dove la neve ricopre tutto e non si ha granché da fare per passare il tempo, oppure a seguito di qualche festa alcolica tipicamente scandinava. In ogni caso i punteggi più alti vengono premiati con biglietti omaggio del tour o con dei meet & greet in Svezia.
All Ends
Gli All Ends sono un gruppo alternative metal svedese formato nel 2003. Rilasciarono il loro primo demo l'anno successivo, ma il debutto vero e proprio arriva con un EP nel 2007 seguito a poca distanza in Svezia dall'uscita dell'omonimo disco completo d'esordio, che viene ristampato nell'autunno 2008 con diverse bonus tracks ed un target di diffusione più ampio.
Disco moderno, d'impatto e fortemente melodico, All Ends ha coordinate stilistiche che incrociano principalmente il lavoro degli In Flames da metà carriera in poi, seguiti dai gruppi alternativi pesanti americani a cavallo fra rock e metal (come Submersed o Alter Bridge fra i vari, comunque filtrati in un'ottica diversa, quella svedese), aggiungendoci distorsioni d'impatto vicine ai gruppi successivi all'ondata post grunge come i Chevelle e reinterpretando il tutto con un'ottica molto easy-listening - arricchita sempre di spunti vari con le dovute proporzioni dagli Evanescence agli Engel.
Diciamo principalmente gli In Flames perché il gruppo venne fondato inizialmente dai due chitarristi Jesper Stromblad e Bjorn Gelotte, che poi hanno lasciato le redini agli altri componenti, ed il loro retaggio stilistico è più volte percettibile, sia a livello di muri distorti di chitarra costituiti da chords veloci, sia per refrain più incalzanti ed "in primo piano".
A catalizzare maggiormente l'attenzione è però il duo vocale femminile, costituito da Emma Gelotte e Tinna Karlsdotter. Ispiratissime nel proporre melodie pop dal sapore trascinante in contrasto con i riff più pesanti, è quasi unicamente grazie al loro apporto se ogni canzone è una potenziale hit radiofonica, nonostante certe volte pecchino di manierismo e banalità nelle linee vocali. Ma in realtà un po' tutta l'attitudine dell'album è fortemente incentrata su di una vena (heavy) pop-oriented, pur contornata da un riffing al tempo stesso orecchiabile e duro, in stile svedese nel suo gusto melodico, influenzata da gruppi come Chevelle o A Perfect Circle in certi attacchi corposi e distorti.
Il songwriting risulta tuttavia alle volte ripetitivo, anche perché le canzoni, per puntare su impatto ed orecchiabilità, tendono a seguire i consueti schemi compositivi a menadito, il che rende il lavoro schematico nonché poco originale: non c'è molto in quest'album che non sia stato già detto. Semplicemente gli All Ends lo fanno con una verve easy-listening molto godibile che fa sì che questo dischetto scorra fluidamente e piacevolmente nel lettore quando c'è bisogno di un po' di grinta e di carica melodica a ravvivare l'ambiente.
Abbiamo comunque a che fare con dei professionisti della scena musicale svedese e di Gothenburg come Fredrik Johansson (Dark Tranquillity, Dimension Zero, Chameleon) e Peter Mårdklint (Embraced, Funhouse e Tenebre) alla chitarra, Joseph Skansås (Green Jesus Saviours) alla batteria, Michael Håkansson (Evergrey, Engel, Embracedi) al basso.
L'iniziale Still Believe viene introdotta con un breve effetto la cui melodia ricorda vagamente l'inizio di Astronomy Domine dei Voivod, comunque proseguendo su lidi del tutto diversi: chords duri ed energici di sottofondo, arpeggi melodici d'accompagnamento, voce femminile trascinantemente pop. Walk Away è più metalcore/swedecore, in una variante stemperata e relativamente ammorbidita. Il riff principale è però abbastanza banale e ripetitivo.
L'eredità dei due chitarristi degli In Flames emerge in misura più netta nei giri di note e nei minirefrain di Wasting Life, ma il tutto viene reso anche più scanzonato, concettualmente semplificato e meno pesante, mentre le melodie vocali squisitamente pop aumentano a dismisura l'orecchiabilità. L'assolo heavy metal contribuisce a completare una canzone trascinante.
I riff più bassi e cadenzati (a la Chevelle) seguiti da forti influenze inflamesiane rendono First Time più cupa, senza però rinunciare al feeling melodico ormai avviato dal gruppo e che costituisce i binari inamovibili - e prevedibili - del lavoro.
Fra le linee vocali più carismatiche e trascinanti del disco ci sono quelle che compongono il ritornello di Regrets, ma la prova delle due cantanti è altalenante, con alti (come ancora il chorus ottantiano dal sapore American di Pretty Words o quello adrenalinico di We Are Through) e bassi. In altri momenti invece si dimostrano meno flessibili, più ordinarie e fini a sè stesse; ma generalmente i chorus degli All Ends contribuiscono a confezionare un campionario di potenziali singoli irresistibili, si spera soprattutto in sede live.
I'm Sorry inizia con un riff a la Machine Head di metà carriera che rapidamente cede il posto invece ad un canonico Swedecore senza sorprese.
Spend My Days è una mezza via fra gli Evanescence e i Submersed con più enfasi sul lato pop, Just a Friend richiama di nuovo il gruppo di Amy Lee però questa volta con l'altra sua faccia, quella della power ballad con pianoforte e climax emotivo nel ritornello - piacevole, ma nulla che non si sia già sentito plurime volte, nonostante la prova vocale sia eccezionale ed emozionante.
Close My Eyes nel riffing cita nuovamente lo stile degli In Flames degli ultimissimi anni. Il brano sa un po' troppo di già sentito e non convince al 100%, risultando in alcuni punti eccessivamente monotono.
Chiusura della prima edizione dell'album con Ready to Go Back, con i soliti riferimenti stilistici agli ultimi In Flames contrapposte alle interessanti parti vocali. Nella ristampa la scaletta è stata cambiata, inoltre vi sono diverse bonus tracks: Treat Me Right continua a rendere tributo agli In Flames dal 2002 in poi (proprio, un riff è ripreso fra quelli della loro My Sweet Shadow, mentre un altro viene dal bridge di Take This Life, ma sono in secondo piano). What Do You Want è una ballata che rievoca certi Incubus, con atmosfere dal retrogusto malinconico, contorno acustico moderno, chorus dalla distorsione satura a fare da riempimento e punto d'appoggio per i riff in sottofondo e la voce portante.
Il singolo Apologize infine alterna invece riff quasi da goth melodico con distensioni chevelliane, senza brillare troppo come originalità.
Nonostante la classe, gli svedesi devono maturare ancora per poter ottenere una miscela che risulti fresca e originale rispetto al panorama mondiale, magari enfatizzando il lato più pop rispetto a quello rock/metal per cercare di dare un tocco più sfaccettato alla musica, o comunque provando a "svecchiare" il lato chitarristico.