Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Damiano Cembali
Genere: 
Etichetta: 
Roadrunner Records
Anno: 
2009
Line-Up: 

- George Pettit - voce
- Dallas Green - chitarra, voce
- Wade MacNeil - chitarra, voce
- Chris Steele – basso
- Jordan Hastings - batteria
 

Tracklist: 


1. Old Crows (04:19)
2. Young Cardinals (03:39)
3. Sons of Privilege (03:23)
4. Born and Raised (04:03)
5. No Rest (03:39)
6. The Northern (04:30)
7. Midnight Regulations (04:13)
8. Emerald Street (03:17)
9. Heading for the Sun (03:47)
10. Accept Crime (03:16)
11. Burial (04:18)

Alexisonfire

Old Crows / Young Cardinals

Giubbe rosse dallo spirito di patata. Artefici di uno scherzo tanto sadico quando divertente, gli Alexisonfire avevano dichiarato, per mezzo del chitarrista Wade MacNeil, di essere pressoché prossimi allo scioglimento, tutti quanti pienamente assorbiti dai loro side projects: lo stesso Wade MacNeil prima alle prese coi The Black Lungs poi coi ben più quotati Cancer Bats, il pianista Dallas Green con la folk band City And Colour, il vocalist George Pettit con la hardcore band Fucked Up, infine il batterista Jordan Hastings con il supergruppo hardcore punk Hunter. Tutto falso, naturalmente: non certo i loro acclarati side project, bensì le ipotesi di un clamoroso addio alla loro comunque creatura. A 2 anni di distanza dal fortunato Crisis, la band di Ontario ritorna sulle scene internazioni con un album maturo, sorprendente, decisamente alternativo: Old Crows / Young Cardinals non è infatti il solito raccoglitore di hit emo/screamo pronte a conquistare una platea di adulanti ragazzini in estasi mistica, né mai gli Alexisonfire hanno prestato ascolto a simili richiami commerciali; in questa particolare occasione, però, i 5 musicisti dalla foglia d’acero manifestano un lato oscuro, intimista, confidenziale, che mai finora avevano esplorato in maniera così metodica, assorbita eppure fluente.

La traccia che meglio rappresenta, in assoluto, questa nuova elaborazioni musicale è la suadente The Northern, che ci regala 4 minuti e mezzo di alternative rock decadente e sognante, la cui cadenza rassegnata è almeno pari alla sottile magia che ci avvolge alla fine dell’ascolto. Parzialmente innovative, nell’ambito della discografia della formazione canadese, anche le 2 tracce che del platter costituiscono il titolo: Old Crows, snodandosi sulla base di una linea melodica di chitarra tanto essenziale quanto coercitiva, offre spunti di alt rock contaminato da costruttivi effetti noise, mentre Young Cardinals, sorretta da uno spinto drumming in controtempo, si abbandona ad un chorus dagli intriganti risvolti psichedelici, cedendo poi il passo ad un intermezzo tipicamente post-hardcore, ipnotico e minimalista.

La natura prettamente emo/screamo della band ritorna prepotente nelle tracce immediatamente successive, Sons Of Privilege e Born And Raised, le quali presentano 2 caratteristiche fondamentali che si ripercorrono durante tutto il corso del disco: la prima, ovvero che i chorus non sono mai banali, mai scontati, presentano una fruibilità non troppo spiccata che ne esalta però un sentimento mai completamente spensierato e dirompente; la seconda è proprio quest’ultima sensazione, vale a dire una vena malinconica serpeggiante che permea ogni nota attutendo la rabbia in malcelata rassegnazione e l’euforia in estemporanea esaltazione. Chiaro che queste impressioni dipendono certamente da una percezione individuale, per cui si prestano a diverse interpretazioni e letture, tuttavia sembra gli Alexisonfire abbiano raggiunto una maturità più consapevole e per questo meno esuberante del solito. Poco male, perché, subito prima dell’affascinante The Northern, la band d’oltreoceano ci offre l’ennesima dimostrazione di uno stile inconfondibile e unico: No Rest infatti, per quanto si avvicini prepotentemente ai più prossimi lidi alt rock, dimostra ancora una volta come sulla base un buon riff, dinamico e accattivante, le vocals straziate al confine fra screamo e post-hardcore sappiano veramente offrire una marcia in più all’intero corpo del pezzo.

La seconda parte dell’album ripercorre e conferma le considerazioni già sviluppate per la precedente: l’alt rock ritorna prepotente in Midnight Regulation, dove si può scorgere il senso melodico proprio di band quali i Keane, mentre due pezzi svelti e fascinosi quali Emerald Street e Heading For The Sun fanno da apripista all’ennesimo manifesto emo, quella Accept Crime che, nelle severe limitazioni imposte alle vocals straziate, sembra rendere omaggio alla lezione dei conterranei Silverstein. Speculare a The Northern, la conclusiva Burial ci offre una pseudo-ballad placida e avvolgente, un vero e proprio concentrato di malinconia distillata e pervadente.

In conclusione, non si può certo dire che quest’album ci consegni un lavoro scadente, malfatto, insufficiente, anzi: gli Alexisonfire sono da anni una garanzia assoluta di qualità e piacevolezza, il ché non ha mai implicato, nel loro caso, il ricorso a spudorati ruffianismi (perdonateci il neologismo) commerciali. Old Crows / Young Cardinals, però, non manifesta quella compattezza, quella coerenza, quell’idea nitida che sempre dovrebbe sottostare alla creazione di un album. Per quanto nessuna traccia sia manifestamente scarsa o poco efficace, è la loro disomogeneità a lasciare perplessi, non per la varietà proposta in sé, la quale, al contrario, sarebbe certamente un merito, ma in quanto si ha la netta impressione che i 5 musicisti canadesi fossero incerti se restare sulla via già battuta di un emo/screamo dominante e impeccabile, oppure volgersi ad un alternative rock autunnale e vagamente new wave, imprimendo così una svolta programmatica decisiva alla loro carriera musicale. In attesa che prendano una decisione definitiva, il nostro consiglio ai pur bravi Alexisonfire, non può essere che optare per questa seconda opportunità, perché, se qualcosa rimane tra pagine chiare di questo Old Crows / Young Cardinals, è proprio la melodia essenziale e crepuscolare di una certa traccia numero 6…
 

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