- Viko Paredes - voce
- Vito Paredes - basso
- Eduardo Jara - batteria
- Cubi Soria - voce, tastiere, synth, campionature
1. Glamours Day Of Suicide
2. Toxicnology
3. Etienne
4. Indoustrial Messiah
5. Mi Sangre
6. Desolation
7. La Bestia
8. Souffrir
9. Crimelinks
10. Dunkel heit
11. Depression
12. Tristezza
13. Trance La Mort
14. Raza De Bronce
15. Desolate
16. Nazischwein
17. Pene tration
18. Kannibal
19. Suenos
20. Witchcraft
21. Matador
22. Hiden Track
Toxicnology Part 1 & 2
L’Industrial non finirà mai di stupire nella sua direzione spesso marcia, folle e malsana e gli Alcoholika La Christo sono appunto una conferma di queste nuove tendenze di un genere in costante evoluzione e contaminato da stili differenti, spesso poco omogenei al tipico registro di celebri acts quali Nine Inch Nails, Rammstein o Dope Stars Inc.
Gli Alcoholika La Christo, gruppo boliviano residente in America ed attivo ormai dal 1992, raffigurano una delle frange più intransigenti del modo di intendere l’Industrial: estremismo politico si fonde a storie di vampiri, blasfemia al gusto Cyber del genere, lamenti e suoni agghiaccianti si alternano alla tuonante elettronica che permea ogni capitolo.
Le origini boliviane della band si notano in numerosi passaggi di Toxicnology, sia per il feeling leggermente ispanico di alcuni capitoli, come l’orribile Etienne, punto più basso dell’intero platter, sia per le liriche in spagnolo che caratterizzano svariati episodi; altre canzoni invece, title-track in primis, testimoniano un’ottima padronanza di sintetizzatori e campionature, sebbene questi vengano spinti a livelli fuori dal comune, per la violenza che trasmettono.
Nel settembre 2006 la spagnola Locomotive Records ha deciso di pubblicare in Europa l’opera scritta nel 2000 dal combo sudamericano (che costituisce il terzo platter della carriera), dividendola in due parti e introducendola con degli artwork differenti dall’edizione uscita sotto la Producciones Cima. Maligni ed inquietanti nella loro direzione, i cinque sono parecchio influenzati dall’Industrial di formazioni come Red Harvest, Fear Factory e Nine Inch Nails, descrivendo delle devastanti sezioni di chitarra distorta e sovrapponendo delle campionature caotiche, cariche di effetti Cyber, di voci filtrate e di deliziosi temi di synth.
A tal proposito basti ascoltare brani come La Bestia per comprendere quale approccio venga adottato all’interno di un album non privo di spunti Gothic (che contraddistinguevano i precedenti platters), ormai troppo poco accennati però per definire una linea di continuità. Gli Alcoholika La Christo non disdegnano nella loro follia musicale anche l’inserimento di pianti di bambini, che aumentano l’atmosfera tetra ed agghiacciante esibita per tutta la lunghezza del disco.
Tuttavia, proseguendo nell’ascolto, si nota una certa prolissità e ripetitività di azione da parte della band, che seppur non fatichi a trovare soluzioni per nulla scontate, non riesce a sviluppare con elevata originalità ogni capitolo, in modo da farlo distinguere dagli altri.
Nell’attuale scena Industrial i boliviani sanno comunque destreggiarsi egregiamente, non ancora da potersi paragonare ad altre nascenti e promettenti realtà del genere, Deathstars su tutti, ma in possesso di un ampio range di miglioramento con il trascorrere del tempo.