- Jason Mendonca - chitarra, voce
- Peter Theobalds - basso
- David Gray - batteria
- Matty Wilcock - chitarra
1. Verdelet (04:45)
2. Seduced (04:40)
3. Shelter From the Sand (10:40)
4. Eyes of the Dawn (04:41)
5. Dying in the Sun (01:20)
6. Words That Go Unspoken (Part 1) (05:12)
7. Intractable (Words That Go Unspoken Part 2) (03:56)
8. Seraphs and Silence (04:44)
9. The Penance (04:32)
10. Lex Talionis (03:29)
Words That Go Unspoken, Deeds That Go Undone
Gli Akercocke, giovane band inglese, debutta ufficialmente nel 2001 con Rape Of The Bastard Nazarene, giungendo nel 2005 alla pubblicazione di Words That Go Unspoken, Deeds That Go Undone, ovvero quello che molto probabilmente rimarrà come il miglior colpo messo a segno da Mendonca e soci.
Sfuriate black, imponenti costruzioni tipiche del death europeo più ricercato, evasioni dipinte di prog e riferimenti alla musica alternativa del nuovo millennio: il nuovo album degli Akercocke è un puro concentrato di sperimentazione melodica e formale, una simbiosi stilistica e compositiva meticolosamente pensata e arrangiata, senza dubbio uno dei migliori prodotti che la scena estrema del vecchio continente ci ha regalato in questi ultimi anni.
La opener del disco, Verdelet, riunisce in se tutto ciò che è stato appena detto, presentandoci uno strabiliante collage di influenze, che rendono il brano (forse il migliore del lotto) estremamente sfaccettato e poliedrico in tutte le sue sfumature: Melodie e ira si miscelano in vortici atmosferici di rara bellezza, come accade anche nelle successive Seduced, impregnata di diabolica oscurità, e Shelter From The Sand, sorretta dalla potenza di un precisissimo apparato ritmico ed atmosfericamente elevata da un riffing compatto e immerso in una dimensione melodica penetrante e mai banale. Sperimentali al punto giusto, ma comunque con radici legate al passato, gli Akercocke riescono a creare un ottimo intreccio di generi, stili e sfumature che si protrae, sia sul piano ritmico-armonico che su quello melodico, per tutta la durata del disco che prosegue il suo concentrato di follia con le successive Eyes Of The Dawn, Dying In The Sun (meno incisive) e col capolavoro Words That Go Unspoken (part 1) che risolleva le sorti dell'album grazie al tetro e decadente mood che, secondo dopo secondo, cresce a dismisura, avvolgendo l'ascoltatore in un'ombra gelida, inquietante e disperata.
Fino alla conclusiva Lex Talionis, quasi orientaleggiante nelle sue sonorità suadenti e rilassanti, Words That Go Unspoken, Deeds That Go Undone, si inabissa in un universo sotterraneo, capace di passare dal metropolitano e cavernoso, alternando momenti di grande intensità emotiva (spesso intrisi di malinconia) ad altri in cui maggiormente si concentrano gli sforzi tecnici della band, impeccabile nelle costruzioni armoniche e nell'oscurità atmosfera che, canzone dopo canzone, cresce senza tregua.
Questo quarto lavoro degli Akercocke, quinto se si considera un demo del 1998, continua quindi un interessante processo di evoluzione già presentato in parte nel precedente Choronzon, ponendo al centro della scena internazionale una band che è stata in grado di conciliare la ricerca tematico-stilistica ad una musica estrema che, grazie proprio a loro, ha visto aprirsi d'innanzi nuovissimi orizzonti espressivi, che difficilmente verrano dimenticati. Consigliatissimo.