- Giovanni Risso - chitarra, fisarmonica, harmonium
- Marco Lamberti - chitarra, pianoforte, contrabbasso, harmonium
- Paolo Bergese - glockenspiel, sintetizzatori, percussioni, rumori
- Marco Oliva - batteria
1. Awakening
2. Reflecting
3. No Care
4. Heavy Keys
5. Jounrey
6. Don't Look For Me
7. Belonging
8. Eve
9. October
10. Don't Know Why
11. Don't Be Amazed
Rainy Days
Dopo aver realizzato l’album Off nel 2006, il quartetto cuneese riunito sotto il moniker di Airportman torna con il nuovo Rainy Days, ennesimo insieme di suggestioni prodotto sotto Lizard Records. Nelle undici tracce composte dagli Airportman vengono percorsi i meandri del Post Rock, uniti ad un gusto quasi cinematografico e a reminescenze di Indie acustico: il viaggio introspettivo di Rainy Days fa comparire immagini sbiadite nella mente degli ascoltatori perché le sezioni strumentali sono lente e riflessive, costantemente votate alla meditazione.
Awakening è tutta incentrata sull’alternanza di arpeggi acustici e passaggi che sfiorano il noise, permettendo così alla mente di correre lontana; più distesa e meno caotica si pone invece Reflecting, deliziosa e soffice nei suoi aloni dal sapore Indie, mentre tracce come Heavy Keys e Journey sono volutamente statiche nel loro andamento onirico.
Particolare è l’impiego del glockenspiel di Paolo Borges, che si lega bene al tessuto acustico insieme ai mesti pianoforte, fisarmonica ed harmonium: tutto l’album si sviluppa in un’atmosfera intima ed avvolgente che culla con il suo tono da colonna sonora.
La staticità comunque permea troppe porzioni del full-lenght e quindi è necessario che l’ascoltatore sia preparato ad accostarsi ad una musica complessa e poco accessibile all’orecchio easy-listening; i punti morti e le pause di Rainy Days sono carichi comunque di emozioni, ma un approccio a tratti più vivace ed intenso avrebbe parecchio giovato alla resa del prodotto.
In definitiva Rainy Days, nonostante il suo livello di sperimentazione, fatica ad uscire spesso dal guscio che lo trattiene, perché le soluzioni appaiono ripetitive nei loro intrecci acustici. Prosegue di certo la via dei Airportman dopo il capitolo Off e si auspica che la band riesca a distinguersi ancora in futuro per la propria originalità, ma serve ancora un pizzico di varietà all’interno delle composizioni: un ultimo elemento da riscontrare è la presenza di testi molto curati ed espressivi a sostegno delle tracce strumentali per poter garantire un significativo binomio musica-parole nonostante l’assenza di una vera e propria voce.