Anneke van Giersbergen - vocals/piano
Joris Dirks - guitars/vocals
Jacques de Haard - bass
Rob Snijders - drums
Guests:
- Twan van Gerven - guitar
1. Pearly
2. Hey Okay!
3. I Want
4. Wonder
5. The World
6. Sunny Side up
7. Physical
8. Home Again
9. Wide Open
10. Longest Day
11. Just Fine
12. Adore
In Your Room
Terza pubblicazione per Anneke van Giersbergen e i suoi Agua de Annique, seconda da quando ormai ufficialmente Anneke & soci si presentano mettendo in primo piano il nome della cantante (cioè dall'uscita di Pure Air). Quello che era partito come un gruppo comprendente anche la cantane olandese ormai è definitivamente diventato il suo progetto solista, d'altronde tutte le canzoni del nuovo album In Your Room sono state scritte ancora una volta dalla sola Anneke (tranne Just Fine composta assieme a Devin Townsend e Adore scritta dal bassista Jacques de Haard con Cyril Crutz) e tutta la promozione mediatica orbita attorno alla sua figura.
Questa piega degli avvenimenti segue modalità che potrebbero sembrarvi tendenzialmente bizzarre. La nuova tinta dei capelli, il trucco ringiovanente e le foto promozionali ben più femminili che in passato sembrano cozzare con i contrasti dell'ultimo periodo dei Gathering con la Century Media (che insisteva molto sul look di Anneke, la quale invece non ne era entusiasta). La stessa proposta musicale di In Your Room, prodotto da Michel Schoots (Kane, Racoon) e Guido Aalbers (Bertolf, Miss Montreal), è coerente con tale orientamento più leggero e spensierato: infatti vengono completamente abbandonati gli arrangiamenti malinconici e intimisti di Air, così come la vena più introversa e rarefatta di Pure Air, in favore di un songwriting solare, in linea con un pop acustico e melodicissimo che viene accompagnato da un mood nettamente più dolce, come se gli olandesi avessero completamente capovolto la loro anima musicale.
Purtroppo questa trasformazione non mostra neanche un briciolo dello spessore emotivo o della personalità elegante di cui era capace la cantane dei Paesi Bassi e si rivela alla lunga lontana dai vertici strutturali da lei raggiunti in passato. Inaspettatamente blando e prevedibile, In Your Room è la prova in assoluto meno personale ed ispirata di Anneke - che perde addirittura anche sul fronte vocale più piatto e insipido del solito - a causa dei pezzi o troppo derivativi dagli stereotipi della ballata acustica o salvati dall'essere soporiferi unicamente grazie ai contrappunti sonori di sfondo, come di pianoforte o chitarra elettrica, che infondono sostanza e qualche spruzzo di sapore a pezzi altrimenti fin troppo distesi, scarni e alla lunga scontati.
Anneke soprattutto mostra definitivamente tutte le sue carenze come compositrice se non supportata da musicisti validi che completino la stesura dei brani, o almeno le sue carenze sequendo questa particolare strada, e ciò aumenta le perplessità sulla sua passata defezione dai Gathering.
Poche le canzoni che riescono a risultare godibili o almeno apprezzabili: le malinconiche ballate Wonder e Home Again con i loro mesti pianoforti e i fiati, che recuperano parte dello spessore emozionale di cui era capace la cantante nonostante non brillino molto per originalità, o la conclusiva Adore, che parte dai presupposti acustici e solari del disco per proiettarli verso coordinate più intense e passionali (ed è arricchita anche da un arrangiamento più variegato e genuino).
Si fanno notare anche Hey Okay!, pezzo catchy e solare che pur presentando lo stesso i difetti elencati fin'ora almeno ha una carica melodica più accattivante del resto; Sunny Side up, parentesi tinta di country interessante anche se penalizzata da un eccesso di sentimentalismo; e il pop-rock intenso di The World, più caratterizzato nelle linee vocali e nelle tenui stratificazioni di chitarre acustiche e distorte.
Fra quelli peggio riusciti possiamo invece potremmo annoverare l'indie-pop riciclato di I Want, contaminato con synth ottantiani piatti e riciclati ed inquinata da gorgheggi vocali che riescono a risultare irritanti per quanto sono banali e manieristi, e forse le distorsioni sbrodolate e derivative di Just Fine (comunque salvata da una vissuta prova vocale nel ritornello).
Il resto si risolve in una serie di pezzi pop più o meno acustici che annacquano il potenziale canoro della Van Giersbergen con sequenze melodiche abusate e poca personalità.
Se pure i pezzi migliori possono sembrare outtakes e il songwriting generale è stantio e privo di caratterizzazione, c'è da chiedersi se per Anneke il disco non sia stato un passo falso dettato dall'incidenza che può avere il nome sulla qualità musicale effettiva.
Azzardiamo una provocazione severa: Anneke forse sa benissimo che ci sarà comunque chi è disposto a comprare qualsiasi cosa abbia la sua voce, solo in virtù di quella, si trattasse persino della registrazione della lettura di un elenco telefonico, e da questa base lei può partire in cerca di un pubblico più ampio senza temere cadute rovinose.