Gli Agabus, four-piece italiano che da alcuni anni si muove con buoni risultati nell’underground nazionale, fa oggi il suo esordio “ufficiale” con l’album Last Way Left. I sette brani che compongono questo full-length (non molto lungo come durata, anche se non può essere considerato un mini) mostrano l’evoluzione che la band lombarda ha intrapreso dall’omonimo demo del 2002, passando da un feroce e caustico Thrash-Core, ad un più curato e ricco di sfaccettature Thrash/Power di scuola americana, che ha come punti di riferimento i Machine Head “veri” (Burn My Eyes, Through The Ashes Of Empire), Pantera più brutali, Earth Crisis ed anche formazioni meno in vista ma di valore come Face Down e Khonkra (anche se con meno dosaggio tecnico di questi ultimi).

L’opener Golpe mostra subito le caratteristica di brutale ferocia (si potrebbe definirli brutal Thrash) e compattezza dovute ai riff monolitici ma sempre pronti a lanciarsi in accelerazioni o in improvvisi ed asfissianti mid-tempo della chitarra di Zapa, mentre la voce feroce, mutante e psicotica di Are riesce a conferire rabbia, dolore e follia a brani come la title-track o Atman Collapse. Influenze metal-core che possono, a volte, far riscontrare delle influenze Slipknot o più riconducibili ai "nostrani" Mothercare. Del passato, oltre ai già citati passaggi metal-core e qualche intromissione di nu-metal come nell’inizio di Responses, abbiamo i testi di profonda, e non certo banale, denuncia sulla condizione sociale e politica contemporanea (senza che essi siano una band militante), che qui assumono maggior impatto grazie ad una più matura dimensione musicale ed anche ad una produzione di buon livello. Formazione da tenere d’occhio, specialmente dal vivo.