Voto: 
7.1 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
VHF Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Stephen O'Malley – Chitarra, Elettronica
- Daniel O'Sullivan – Elettronica, Rhodes
- Vincent De Roguin – Elettronica, Organo

Ospiti:
- Alex Babel – Percussioni
- Nicolas Field – Percussioni
- Kristoffer Rygg – Voce, Effetti

Tracklist: 


1. I (10:22)
2. II (13:38)
3. III (10:03)

Aethenor

Betimes Black Cloudmasses

Giunge il momento del secondo disco per gli Æthenor, progetto portato avanti oramai da un paio d'anni dallo svizzero Vincent De Roguin degli Shora, dall'inglese Daniel O'Sullivan dei Guapo e dal guru americano Stephen O'Malley di Sunn O))), KTL ed un'infinità di altri progetti, trio ben affiatato che viene occasionalmente coadiuvato da numerosi ospiti: se nel prossimo disco troveremo Mark Noble e David Tibet, in questo “Betimes Black Cloudmasses” possiamo incontrare le percussioni del misconosciuto Alex Babel e quelle dell'altrettanto misterioso Nicolas Field, di cui però si è a conoscenza della partecipazione in un paio di registrazioni degli ultimi anni, sempre in ambiti musicali sperimentali; è inoltre presente il vocalist norvegese Krystoffer Rygg, mente ed anima dei multiformi Ulver.

E' una Dark Ambient piuttosto sperimentale, libera da forme precise e priva di strutture compositive ben definite, quella proposta dagli Æthenor, che nei trentacinque minuti (spartiti piuttosto equamente tra tre “diverse” tracce) di “Betimes Black Cloudmasses” mostrano una buona duttilità: la prima sezione di “I” ricorda i Nurse With Wound più ipnotici e spettrali, con un incessante loop di sottofondo a condurre i giochi: una brusca interruzione attorno al quarto minuto, caratterizzata da uno strillo improvviso di Rygg, introduce una sezione più dilatata, calma e atmosferica, seppur profondamente inquietante, con poco invasive percussioni tintinnanti a improvvisare sopra gli sfondi elettronici. Ben diverso è il panorama presentato in “II”, aperta da un'atmosfera ben più apocalittica, ben presto concretizzata da distorsioni, dai gorgoglii sommessi di Rygg e soprattutto da un fragoroso utilizzo delle percussioni e della batteria, le cui improvvisate, implacabili scudisciate portano una ventata distruttiva per nulla mitigata dalle accennate melodie a base di droni, tastiere e sonagli che compaiono a metà brano; un miscuglio tra i due precedenti esperimenti è rappresentato dalla sezione finale “III”, che risulta anche essere la meno significativa, nonostante qualche curioso borbottio di Rygg tenti di tenere vivo l'interesse.

Album ben fatto e dai suoni pressochè ottimi, consigliato in particolare ai completisti di O'Malley, musicista che bene o male riesce sempre a tirare fuori collaborazioni decisamente interessanti dal suo cilindro: non saranno gli Æthenor a rivoluzionare il Dark Ambient, ma “Betimes Black Cloudmasses” offre diversi spunti per l'ascoltatore appassionato, che troverà un disco di buona fattura con il quale confrontarsi – anche se forse il calibro dei nomi coinvolti poteva lasciare presagire qualche colpo di classe in più.

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