- Dan Pool - Vocals, Guitar
- James Bell - Drums
- Billy Robinson - Guitar
- John Blunt – Bass
1. Sentenced To Death 05:04
2. My Misery 03:57
3. Violent Assault 06:16
4. Atomic Devastation 05:21
5. The Hand That Feeds 06:06
6. Resurrection 05:45
7. Into The Dark 06:06
8. The Day Of Reckoning 05:28
Sentenced to Death
Altra graditissima sorpresa questi giovanissimi Abadden dal Regno Unito. Formatisi solamente nel 2007, con alle spalle un EP ed un singolo, questi cultori del thrash metal arrivano finalmente al debutto tramite la Rising Records. Sentenced to Death è costituito da nove canzoni di thrash chiaramente ispirato alla vecchia scuola il quale, tuttavia, mostra anche elementi più moderni ma sempre legati al genere. La registrazione, potente ed impastata al punto giusto, dona la necessaria profondità e ruvidezza alle chitarre mentre la vera parte da padrone la fa la batteria col suo martellare continuo, come accompagnamento solido a queste composizioni.
L’apertura del disco è affidata ai riffs arrembanti stile Bay Area fine anni 80 di una già ferale title-track. Il tappeto di doppia cassa che James riesce a creare è da incorniciare per potenza, nella sua semplicità. Buona parte della prosecuzione è di un groove roccioso ed oscuro che sfocia in un ritornello dal tocco drammatico. La voce di Dan è una versione acida, soffocata e meno urlata del classico timbro infantile (nel senso buono) di molte bands dedite a genere. Alcune veloci sferzate si fanno apprezzare grazie al loro dinamismo ed i cambi di tempo non mancano, annunciando una prolungata sezione solista da parte delle chitarre. Senza tempo di rilassarsi ecco che My Misery irrompe con tutta la sua carica distruttiva a base di up tempo, veloci passaggi di doppia cassa a sostenere un solismo isterico da parte delle chitarre. Questa canzone gioca le sue carte sull’alternanza tempi medi/veloci ripartenze in occasione del refrain. Ottimi i fraseggi in occasione delle sezioni meno impulsive ad introdurre le veloci bordate.
Ottima e possente l’introduzione di una poi veloce Violent Assault. La lunga durata della canzone in questione lascia carta bianca alla band per creare un mix compatto di strutture con ottime “gang vocals” e cadute nel melodico tra le numerose sfuriate. Alcune rullate di batteria introducono la dinamica e sempre massiccia Atomic Devastation che viaggia principalmente su tempi veloci. I riffs che gli Abadden riescono a tirare fuori sanno di già sentito ma sono talmente arrembanti che non si può resister loro. I migliori Exodus e Slayer rivivono sovente tra queste composizioni di thrash furioso ma sempre intelligente e ben strutturato. In aggiunta, basta guardare alla durata media delle sezioni di chitarra solista in ogni canzone per accorgersi che questi ragazzi hanno decisamente imparato dai Metallica o dagli Heathen dei tempi d’oro al fine di crearsi un loro stile, non originalissimo ma pur sempre coinvolgente e ottimamente suonato. Questo conta per me.
Si passa così dagli arpeggi dark bruscamente interrotti dalla vena impulsiva, incontrollabile di The Hand That Feeds (ottimo il lavoro di doppia cassa ad accompagnare ogni riff) alla furia più diretta di una scanzonata Resurrection senza batter ciglio. Nonostante la lunghezza rilevante delle composizioni, non ci sono momenti di calo e non ci si annoia mai poiché la carica distruttiva di questa band riesce sempre a tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore. Chiudono il disco il groove vigoroso, venato di up tempo sporadici, di Into The Dark e The Day of Reckoning. Quest’ultima sfoggia ottime partiture di chitarra chiaramente ispirate al metal classico, complici anche le melodie. Termina così questo album dai presupposti per un futuro di soddisfazioni, ora vediamo se gli Abadden riusciranno a mettere in cantiere nuove idee per un secondo album che si annuncia come una mezzo capolavoro. Per ora però, lasciamoli che si crogiolino per questo bell’album che vi farà tornare indietro di un bel po’ di anni.