1. The Offspring - Elders (02:13)
2. A Wilhelm Scream - The King Is Dead (03:27)
3. Sun Eats Hours - The Level (03:17)
4. American Eyes - Carry On For Keepsake (03:49)
5. Gogol Bordello - Start Wearing Purlple (03:44)
6. Junior - Let's Do It Again (03:11)
7. Crime In Stereo - Bicycles For Afghanistan (03:00)
8. Go Betty Go - Go Away (02:50)
9. MxPx - Cold Street (02:48)
10. The New Story - Streetlights (03:14)
11. Flogging Molly - The Wanderlust (03:33)
12. The Casualties - V.I.P. (03:12)
13. Fonzie - Elitist Girl (03:16)
14. Kill Your Idols - Only Dicks Don't Like Black Flag (01:41)
15. Rufio - Drowning (03:24)
16. No Mayers 50 - Honestly (03:36)
17. No Trigger - The Honshu Underground (03:55)
18. The Vandals - People That Are Going To Hell (02:16)
19. Suicide Machines - Capitalist Suicide (01:42)
20. Elvis Jackson - Get Up! (02:28)
21. The Letters Organize - They Call It Rock'N'Roll (02:49)
Think Punk #1
Fa sempre piacere quando una label indipendente cresce e comincia a raccogliere i frutti del proprio lavoro, specialmente se si tratta di un’etichetta italiana. Potendo contare su un catalogo di tutto rispetto, la Rude Records dà alle stampe una compilation che raccoglie il meglio della propria produzione. Think Punk #1, questo il titolo del disco, ha anche un altro fine: festeggiare i trent’anni del Punk, in tutte le sue forme. Come molti sanno, la Rude Records è legata a due importanti label statunitensi: la Nitro Records e la SideOneDummy Records. In questa raccolta trovano perciò spazio anche gruppi appartenenti al roster delle sopraccitate etichette.
I brani contenuti in Think Punk #1 sono ben ventuno, per un totale di quarantadue minuti. Si parte con quello che è certamente il più famoso complesso del lotto: i The Offspring. A rappresentare Brian Holland e soci è stata scelta Elders, energica canzone contenuto nel primo full lenght del combo californiano. Seguono gli A Wilhelm Screma con la loro The King Is Dead, ottima dimostrazione di Hardcore melodico datata 2005. E’ poi il turno dei beniamini di mamma Rude, i Sun Eats Hours con la struggente The Level. Si passa quindi al Punk tinto di Indie Rock degli American Eyes, seguiti a ruota dai Gogol Bordello, esplosi nel 2005 con Gypsy Punks: Underdog World Strike su SideOneDummy. Si susseguono perciò complessi estremamente validi, che in questi ultimi anni hanno conosciuto la notorietà. Ne sono un esempio lampante i Junior (Let’s Do It Again), gli MxPx (Cold Street) ed i Flogging Molly (The Wanderlust) con il loro travolgente Folk Punk. Ci sono tuttavia anche band fresche di debutto, vedi i sorprendenti Crime In Stereo (Bycicles For Afghanistan), le agguerrite Go Betty Go (Go Away) e gli italianissimi The New Story (Streetlight).
Dato il loro grandioso comeback, non potevano certo mancare i The Casualties; ottima inoltre la scelta del pezzo, V.I.P., senz’altro uno dei migliori contenuti in Under Attack. Non è finita: per gli amanti delle sonorità al vetriolo ci sono i Kill Your Idols e la loro tiratissima Only Dicks Don’t Like Black Flag (il titolo è tutto un programma). Chi invece si accontenta di sano Punk Rock apprezzerà certamente Elitist Girl dei portoghesi Fonzie e People That Are Going To Hell dei The Vandals, storico gruppo californiano in giro dal lontano 1980. Se con i No Trigger e la loro The Honshu Underground si torna ad un Hardcore Melodico, gli Suicide Machines di Capitalist Suicide portano, all’interno della compilation, una ventata fresca, grazie ad una proposta davvero originale. Anche gli appassionati di Pop Punk potranno trovare materiale interessante: Drowning dei Rufio e Honestly dei No Mayers 50 sono lì apposta per loro. A chiudere il disco ci pensano infine gli estroversi Elvis Jackson con Get Up! e gli ormai disciolti The Letter Organze con la caotica They Call It Rock ‘N’ Roll.
Think Punk #1 non porta alla luce niente di nuovo, in quanto tutti i brani in esso contenuti sono facilmente reperibili sul mercato. Tuttavia la compilation aveva un obbiettivo diverso: rendere onore ad un genere che nel corso degli anni ha saputo evolversi e prendere correnti diverse: il Punk. In questo i ragazzi della Rude ci sono riusciti benissimo, offrendo tra l’altro la possibilità di conoscere ed approfondire numerosi complessi dell’attuale scena alternativa mondiale.