- JoeFro - chitarra
- Paul Wolinski - chitarra, elettronica
- Gareth Hughes - basso
- Rob Jones - batteria
1. When We Were Younger & Better
2. A Failsafe
3. Don't Go Down to Sorrow
4. Wax Futures
5. These Things You Can't Unlearn
6. Lyonesse
7. Music is Music as Devices are Kisses is Everything
8. The Distant & Mechanised Glow of Eastern European Dance Parties
9. Little Victories
10. Primer
11. White Peak/Dark Peak
12. The Conspiracy of Seeds
The Destruction of Small Ideas
A distanza di due anni dal precedente lavoro, One Time For All Time , tornano sulle scene i 65daysofstatic, ormai conosciutissima band post-rock di origini inglesi. Il disco appena citato portò la band a livelli di popolarità non indifferenti, soprattutto grazie alla sua straordinaria bellezza. In questo 2007, e più precisamente in Aprile, la band sforna il suo terzo album in studio: The Destruction Of Small Ideas, preceduto dal singolo Don't Go Down to Sorrow.
C’è da fare subito una premessa obbligatoria: l’album che ci troviamo davanti è molto diverso dal suo predecessore. La sezione ritmica è migliorata sensibilmente, infatti in tutti i dodici brani che seguiranno la batteria e le percussioni svolgeranno un ruolo a dir poco fondamentale. Tuttavia la struttura dei brani si è molto semplificata: il sovrapporsi di numerosissimi strati chitarristici e pianistici non esiste quasi più, e anche i motivi musicali risultano più scontati. Una tra le altre caratteristiche negative del platter è l'eccessiva lunghezza: dodici canzoni per più di un ora di musica non so fino a che punto siano producenti. Il risultato può, in certi frangenti, divenire noioso e prolisso, contando che i precedenti avevano soltanto nove pezzi.
Analizzare l’album traccia per traccia è pressochè impossibile. Prima di tutto, c’è da sottolineare che ci troviamo davanti un disco ben poco omogeneo e uniforme, ma bensì variegato e diversificato. Una tra le sue peculiarità è, infatti, proprio questa costituzione a “collage”, in questo caso di canzoni che hanno ben poco da spartire l’una con l’altra. Non nego che sia molto difficile per me parlare di questo disco, così duale e per certi versi, disarmante.
Tra gli episodi meno riusciti e che lasciano alquanto indifferente l’ascoltatore si ricorda prima di tutto la opener When We Were Younger & Better, primo vero e proprio sintomo di questa “evoluzione” dei 65daysofstatic. La canzone fatica a innalzarsi, e risulta ben poco convincente. La successiva A Failsafe, trionfo elettronico del disco, deve a band come i Magyar Posse praticamente tutto: il suo incedere così sincopato e martellante però non la rende nemmeno accostabile ai prodotti dei Magyar, specialmente quelli degli ultimi tempi. Sterile.
D’altro canto…tracce come Don’t Go Down To Sorrow e These Things You Can't Unlearn sono l’esempio lampante che i 65daysofstatic riescono ancora a comporre canzoni degne del loro nome. I climax e i rallentamenti che li hanno resi celebri, le incursioni pianistiche e gli intrecchi chitarristici finalmente fanno la loro comparsa, facendo davvero la differenza. Finalmente si riesce a intravedere uno spiraglio di buona musica in mezzo a questo The Destruction Of Small Ideas.
Un discorso a parte va fatto per Music is Music as Devices are Kisses is Everything. Preceduta dall’inutilissimo intro Lyonesse, la canzone è quanto di più anormale e paradossale si possa eccepire nel disco in questione. L’incipit del brano è magistrale: il violino scandisce i movimenti nei quali si destreggieranno man mano tutti gli strumenti, portando il brano a livelli magnifici.
Il resto del disco è, se mi passate il termine, calma piatta. Le cinque canzoni che seguono non riescono a dare un senso concreto a The Destruction Of Small Ideas, scivolando man mano una dopo l’altra, senza lasciare un segno visibile nelle orecchie dell’ascoltatore. Little Victories e Primer posseggono degli spunti molto interessanti, ma si tratta pur sempre di spunti. Esattamente come le altre non centrano il bersaglio.
I 65daysofstatic ci hanno sempre abituato a musica con la M maiuscola, forgiando dischi meravigliosi e, nel loro genere, molto innovativi. In questo The Destuction Of Small Ideas l’ispirazione del gruppo sempra però essersi appannata non poco. Il disco nella sua totalità rappresenta un grande punto interrogativo, e bisogna dargli numerosissimi ascolti per poter azzardare un giudizio obiettivo. La sufficienza c’è tutta, ma da un gruppo con potenzialità artistiche simili, sinceramente ci si aspettava qualcosa di più.