- Jared Leto – Voce, Chitarra
- Shannon Leto – Batteria, Percussioni, Programming
- Tomo Miličević – Chitarra, Violino, Tastiere
1. Escape
2. Night of the Hunter
3. Kings and Queens
4. This is War
5. 100 Suns
6. Hurricane
7. Closer to the Edge
8. Vox Populi
9. Search and Destroy
10. Alibi
11. Stranger in a Strange Land
12. L490
Bonus Track:
13. Kings and Queens (LA Riots Main Vocal Mix)
14. Night of the Hunter (Flood Remix)
This Is War
Il successo commerciale spesso dà alla testa. Da buon musicista ti trasforma in una marionetta al servizio di colossi discografici ed emittenti milionarie, ti risucchia l'anima e al suo posto vi mette denaro. Tanto, troppo denaro. Chitarre suonate con monete scintillanti al posto del plettro, voci umane filtrate attraverso quel grande gioco omicida che è il mercato musicale occidentale. Chi vi è dentro perde se stesso ma affoga in un oceano di banconote, chi ne è fuori viene rifiutato e reso un reietto, dimenticato e snobbato dalle masse. Quella dei 30 Seconds to Mars è una triste parabola che con tali considerazioni (seppur trite e ritrite) calza a pennello: nel 2002 erano la band rivelazione di un panorama alternative che non esitava a portarli fieramente in braccio; il 2005 li aveva visti ancora protagonisti con un full-lenght ben più orecchiabile e pop, tanto da venire ininterrottamente riproposto per due anni grazie al ridondante singolo A Beautiful Lie. Ora che sono quattro anni che il gruppo dei fratelli Leto è rimasto in silenzio, a far riprendere incessantemente le chiacchiere sul loro conto è This Is War, terzo studio album per il complesso americano e più che evidente prova del loro totale declino.
In quel lungo periodo di astinenza i 30 Seconds to Mars hanno però saputo come rimanere al centro dell'attenzione di un panorama musicale che, soprattutto nella sua versione femminile quattordicenne, da loro necessitava news e nuove emozioni. Allora ecco che dopo la lunghissima querelle con la EMI - l'etichetta aveva denunciato il gruppo per non aver rispettato il contratto di 9 anni (!!) precedentemente stipulato - Jared Leto e compagni cominciano a tenere summit in giro per il mondo, incontrando i fan e facendoli addirittura partecipare alla registrazione del disco campionando le loro urla di gioia e le loro parole d'amore. Il 4 Dicembre tutto è pronto e This Is War invade negozi di musica e hard disk di mezzo mondo.
Nonostante la dichiarazione di Jared Leto secondo cui This Is War sia un album profondamente diverso dal precedente, la prima impressione che si ha ascoltando il disco è che l'ultimo full-lenght targato 30 Seconds to Mars non sia altro che un ulteriore peggioramento di ciò che il gruppo era stato in grado di fare con A Beautiful Lie. A venire spudoratamente ricalcata e amplificata in This Is War è infatti la componente emo/pop del precedente album, resa ancora più appetibile da una produzione perfetta (affidata agli storici Steve Lillywhite e Mark Ellis, collaboratori di Depeche Mode, U2 e Nine Inch Nails) e da un gusto melodico ancora più orecchiabile e sfacciatamente easylistening.
Le emozionanti creazioni dell'esordio sono ormai un ricordo più che sbiadito, sostituito da un assetto compositivo molto più diretto, semplice e ancora intriso di componenti elettroniche seppur indirizzate verso obiettivi differenti.
Quello di This Is War è un synth-rock banale e di facile assimilazione basato su melodie sdolcinate e un'assoluta chiarezza espressiva; tralasciando l'opener sintetica Escape, i primi brani del disco mettono subito in luce quest'impostazione compositiva pulita e luccicante, dalla quale emerge però una scarsezza melodica di prima categoria: gli arrangiamenti ridondanti di Night of Hunter, lo squallido mood adolescenziale di Kings and Queens e di This Is War (palese strizzatina d'occhio alle sfuriate ormonali delle fan-teenager), la ballata acustica (oltre che tremendamente scontata) 100 Suns, o ancora la "bassezza" melodrammatica di Hurricane e Closer to the Edge, che riprende e amplifica l'impostazione synth-rock dei primi brani risultando al contempo il peggior episodio del disco. Sullo stesso filone Vox Populi (A Call to Arms) e Search & Destroy ricalcano senza pietà la mielosità e il cuore più easylistening dell'album, sciorinando un interminabile teatrino di blande melodie emo/pop per cuori schifosamente fragili. Una fiera della banalità che prosegue con l'introspettiva Alibi ma che conosce finalmente uno stop grazie a Stranger in a Strange Land, vera e propria scappatoia al totale ristagno compositivo nel quale This Is War affoga continuamente: molto più aggressiva e suggestiva rispetto alle precedenti canzoni, l'undicesimo brano del disco si immerge in un rituale elettronico sotterraneo e quasi oscuro, ben orchestrato e totalmente privo degli elementi più ridondanti del disco; una boccata di sana inquietudine e di emozioni più tetre che prosegue infine col toccante arpeggio chitarristico di L490 che chiude miracolosamente l'album in un avvolgente alone malinconico tutt'altro che mieloso.
This Is War è il disco che fan e critica si aspettavano da tempo: i fan volevano quest'ulteriore orientamento emo e la critica quasi lo necessitava per poter sparare con facilità addosso a Leto e compagni: probabile che entrambe le fasce siano rimaste piacevolmente soddisfatte. D'altronde, dopo A Beutiful Lie e in seguito al ritorno dalla tanto amata EMI, dai 30 Seconds to Mars non ci si poteva aspettare altro che un disco pop spudoratamente da classifica. Contenti loro, contenti tutti.