- Solon Bixler - chitarra, synth
- Jared Leto - chitarra, voce, basso, synth
- Shannon Leto - batteria, chitarra, cori
- Matt Wachter - basso [in sede live]
1. Capricorn (A Brand New Name) (03:53)
2. Edge of the Earth (04:37)
3. Fallen (04:57)
4. Oblivion (03:27)
5. Buddha for Mary (05:43)
6. Echelon (05:47)
7. Welcome to the Universe (02:38)
8. The Mission (04:02)
9. End of the Beginning (04:37)
10. 93 Million Miles (05:18)
11. Year Zero (+ The Struggle) (07:52)
30 Seconds to Mars
Nato come un progetto casalingo dei due fratelli Leto (Shannon e Jared, quest'ultimo attore hollywoodiano di una certa fama e apprezzabile specie per la sua incisiva interpretazione nel film Requiem for a Dream di Darren Aronosfsky), molto presto la band 30 Seconds to Mars vede la soffitta casalinga troppo stretta, ed esce allo scoperto nel mondo del music-biz.
L'omonimo debutto del gruppo è un lavoro imprevedibilmente personale, fresco, a tratti sorprendente per la sua carica emotiva.
Il disco viene registrato sotto la supervisione di Bob Ezrin (già produttore di Pink Floyd e Nine Inch Nails), da sempre un esperto di concept, e perciò forse responsabile del fatto che tale debut tenda al concept anch'esso. Il soggetto che lega tutte le liriche è difatti quello della sofferenza umana, argomento espresso attraverso metafore i cui temi ricorrenti sono la scienza aerospaziale, l'astronomia, l'universo in generale (la frase "welcome to the universe" ricorre volutamente spesso nei testi).
Per quanto riguarda le sonorità, la band risulta indelebilmente influenzata da quell'alternative-rock contaminato da post-grunge e nu-metal emerso verso il mainstream attraverso gruppi come A Perfect Circle e Chevelle; ma, allo stesso tempo, esula prettamente da questo filone, dato che un'altra riconoscibile influenza per il quartetto appare essere l'industrial-rock misto ad alternative-metal di band come Stabbing Westward e Filter (a sua volta debitore di Trent Reznor), riletto dai 30 Seconds to Mars sotto un'ottica più pop-rock.
Ci si trova quindi ad ascoltare un disco alternative-rock infarcito di soluzioni elettroniche e d'atmosfera, nonché dalla produzione alienante e a tratti molto inquietante, dato che evoca lo spettro della paura dell'ignoto (l'esplorazione umana dell'universo).
Particolarmente coinvolgenti le prime due tracce, ovvero Capricorn (A Brand New Name) e Edge of the Earth, mentre Fallen risulta troppo debitrice degli A Perfect Circle e Oblivion troppo appesantita da influenze emo-core "da classifica"; ma il lavoro si risolleva di molto con l'eccellente Buddha for Mary, che grazie alla cura strutturale, alla produzione e agli enfatici contrasti tra chitarra e voce, esplode in climax che toccano veri e propri picchi emozionali.
Pezzi come Echelon e Welcome to the Universe allungano la lista dei momenti positivi, e mostrano ancora un gruppo dalla personalità solida e forte, relativamente lontano da cliché e clonazioni modaiole, mentre le ultime quattro tracce si mantengono tutte su di un livello soddisfacente per l'evidente sapienza nelle costruzioni melodiche, nella maturità stilistica e compositiva, negli arrangiamenti.
Dopo un breve silenzio, al termine di Year Zero parte una traccia nascosta: si tratta dell'inquietante The Struggle.
L'album non gode di un grosso supporto pubblicitario, e viene stroncato da buona parte della critica, peraltro senza alcun motivo valido; il tutto porta ad un flop commerciale, con appena centomila copie vendute (apprezzabile, in questo senso, la volontà di Jared Leto di non utilizzare in alcun modo la propria fama di attore per pubblicizzare la band). Resta il fatto che questi 30 Seconds to Mars siano effettivamente la rivelazione alternative-rock dell'anno 2002.