- Brad Arnold - Voce, batteria
- Chris Henderson - Chitarra
- Matt Roberts - Chitarra
- Todd Harrel - Basso
1. Kryptonite
2. Loser
3. Duck And Run
4. Not Enough
5. Be Like That
6. Life On My Own
7. Better Life
8. Down Poison
9. By My Side
10. Smack
11. So I Need You
The Better Life
Non si può certo negare che i 3 Doors Down siano stati baciati dalla fortuna: con il nuovo millennio sono arrivati per loro, in ordine rigorosamente cronologico, la realizzazione di un singolo, una grande popolarità, un contratto con la Universal e la produzione di un discreto album d’esordio dal titolo The Better Life; il tutto nel giro di un anno o poco più. Ovviamente non si può neanche affermare che la loro sia stata solo fortuna: i quattro ragazzi di Escatawpa (Mississippi) hanno imparato bene dall’era post-grunge, riuscendo a ritagliarsi uno spazio tutto loro nel filone del rock moderno.
La band è composta da Chris Henderson e Matt Roberts alle chitarre, da Todd Harrel al basso e da Brad Arnold, il quale concentra nella propria persona sia il cantante che il batterista dei 3 Doors Down (cosa non certo usuale); la line up subirà negli anni seguenti una modifica verso la più tradizionale formazione a cinque elementi, con Arnold esclusivamente al microfono e l’aggiunta Daniel Andair (di Vancouver) alle pelli.
Il brano numero uno di The Better Life, Kryptonite, è un vero fenomeno di massa, il trampolino di lancio dei 3 Doors Down, la canzone che ha loro permesso di ottenere un posto nelle classifiche simile a quello occupato dall’eroe di cui essa parla (Superman) nel cielo: il primo singolo della band sfida letteralmente le leggi della gravità restando per mesi aggrappato alle vette delle classifiche radiofoniche (almeno quelle americane) e non solo. Il notevole riscontro di pubblico ha consentito tra l’altro, come già detto, la realizzazione dell’intero debut album, anch’esso per niente estraneo alla fortuna e al successo. La canzone nasce, come molte altre dei 3 Doors Down, da un leggero arpeggio di chitarra, cui fa seguito in un crescendo il resto della strumentazione e la voce di Arnold; nei ritornelli il cantato si fa più aggressivo e le chitarre più ruvide e dist orte.
La seconda Loser è più cupa e sfrutta appieno quanto già collaudato con la precedente; importanti qui sono i cori, che sicuramente le danno un aspetto più forte, ed il passaggio dopo il secondo ritornello, le cui sonorità sono prese in prestito dal metal.
La traccia successiva si chiama Duck And Run e marca con decisione i toni rudi appena adottati, grazie a chitarre più graffianti e ad una ritmica risoluta; diversamente da quanto accade nella precedente Loser, il ritornello qui risulta essere un po’ più leggero delle strofe, grazie alle affascinanti pennate di chitarra acustica che saggiamente accompagnano quella elettrica. Stenta un po’ a partire Not Enough, capace di farsi all’improvviso inaspettatamente travolgente, ma mai troppo: i gradevoli arpeggi di chitarra di sottofondo ne smussano infatti le parti più spigolose. È quindi la volta di Be Like That, una dolce rock ballad (nonché l’unica ballata dell’intero The Better Life), di ventata poi anche singolo; i suoi toni sono caldi ma malinconici, complici le affrante note dei violini di accompagnamento. Pur restando una delle più amate canzoni dell’album, essa resta forse anche la più completa espressione di easy rock dello stesso; è infatti molto semplice, lineare: non ha pretese.
Si torna ad alzare la voce con Life On My Own, un brano capace di sprigionare notevole vigore soprattutto nei ritornelli.
La successiva Better Life (dalla quale evidentemente l’album prende nome) è invece caratterizzata da un riff energico e da un’efficace ritmica, delineandosi come sicuro cavallo di battaglia per i concerti.
Un po’ più indecisa appare invece Down Poison, in cui l’Arnold cantante non è sempre impeccabile. Mediocre. Niente a che vedere con By My Side, un vero vulcano in eruzione fin dai primi secondi, scossi dalla determinazione con cui batteria e chitarra ne aprono le danze; per tutta la sua durata la canzone si muove sui binari della grin ta, con ottimi passaggi che mostrano quanto i 3 Doors Down abbiano saputo imparare sia dall’hard rock che, addirittura, dal metal. E finalmente un assolo, il cui ricorso in quest’album non avviene poi così di frequente: segno che si può fare di più, cosa che rientra ampiamente nelle possibilità dei quattro di Escatawpa. Smack parte con un ritmo abbastanza cadenzato, pronto però a farsi più galoppante dopo la manciata di secondi d’apertura; soffre però di chitarre troppo monotono e anonime, aspetto che una coppia di chitarristi quali Henderson e Roberts (ai quali non è estranea l’originalità) dovrebbe essere facilmente in grado di superare.
Il disco si conclude con la piacevole So I Need You, in cui i 3 Doors Down danno prova di saper gestire sonorità leggere insieme ad altre più dure, con un occhio di riguardo verso un’energica melodia.
Prodotto da Paul Ebersold, The Better Life mette in luce (ancora più di quanto non avesse già fatto il singolo Kryptonite) questa nuova band, alla quale vanno i meriti di aver bene appreso ed applicato un buon rock dalla doppia anima heavy-acustica. Anche se con questo disco il cammino è appena cominciato, già c’è chi paragona la band (o, più semplicemente, la accosta) a formazioni come Creed e Incubus. Certo è che i 3 Doors Down hanno le carte in regola per arrivare anche più in alto di dove si sono già spinti; devono solo continuare su questa strada.