- Patrik Persson - chitarra
- Stefan Holm - chitarra
- Nicke Grabowski - batteria
- Anders Sj�holm - voce
- Stefan Berg - basso
1. Seers Hatred
2. Deamon Breed
3. Betrayal Within Individuals
4. Collector Of Thoughts
5. Soulshade
6. Intro/Manifest Of Hate
7. Dehumanized Perspective
8. Truth Of God
9. Incinerate
10. Inseminated By The Beast
Manifest Of Hate
I The Forsaken hanno un pò preso la strada di tutti quei gruppi svedesi esplosi con un grande esordio e man mano finiti nel dimenticatoio. Manifest of Hate, registrato tra l'agosto e il settembre del 2000, oltre ad essere il più riuscito della loro discografia, rappresenta infatti una delle più coinvolgenti opere dell'ondata swedish estrema del 2000.
Perfetto connubio di death e thrash, rielaborati in un'attitudine virtuosa, tecnica ma al contempo estremamente melodica, la proposta musicale dei Forsaken si inquadra a cavallo tra la grande tradizione scandinava e le nuove sonorità (sia europee che americane) dell'odierno panorama estremo. Blastbeat, riffing possente ma ricercato, atmosfere cupe e trascinanti: Manifest Of Hate è un lavoro completo e dal grande impatto ritmico e melodico, che difficilmente deluderà i fan più accaniti di questo tipo di sound.
L'album si apre con due tra i suoi migliori brani: Seers Hatred, che riporta le nostre menti a sonorità quasi Thrash, per poi svilupparsi in devastanti cavalcate melodiche, e Deamon Breeds che riprende lo schema compositivo della opener ma ne arricchisce i complessi intrecci strumentale e le impetuose evoluzioni atmosferiche, sempre avvolte in una dimensione accattivante e diabolica, oltre che - per certi versi - virtuosa. In primis il batterista Nicke Grabowski sciorina esempi di grande abilita esecutiva (la sua prova su questo platter rimane semplicemente sensazionale per perizia tecnica e varietà), ma è tutto il complesso a mostrare grandi doti tecniche nonchè espressive, come dimostrano altri ottimi brani quali Betrayal Within Individuals e Collector Of Thoughts, meno melodici ma estremamente trascinanti con le loro continue scariche strumentali.
Superando l'intro (insolita la scelta di inserirla a metà tracklist) Manifest of Hate, il disco procede il suo cammino di distruzione e di rapimento emozionale con altri veri e propri capolavori, che portano il nome di Truth Of God (l'inizio del brano rimane uno dei momenti più travolgenti dell'album) e della conclusiva Inseminated By The Beast, epocale e perfetta conclusione di un album che trova nel suo mood incalzante e oscuro il perfetto termine tematico e lirico.
A cogliere al meglio la particolarità di questo lavoro ci aiuta inoltre una produzione curata e pulitissima in grado di mettere allo stesso modo in mostra le peculiarità esecutive di ogni singolo strumento, e di esaltare enormemente la carica atmosferica e melodica del disco. Un applauso va fatto a entrambi i chitarristi Stefan Holm e Patrick Persson (ottimi tanto gli assoli quanto il riffing), accompagnati da una base sempre presente data dall'accoppiata Hakansson-Grabowski, rispettivamente bassista e batterista del gruppo.
Manifest of Hate é il capoverso di un lungo racconto e la sua stessa conclusione in quanto rielaborazione personale e coinvolgente di un linguaggio che la Svezia, anno dopo anno, continua a proporci con risultati sempre sorprendenti. Un viaggio attraverso i pensieri più traboccanti odio e passione dell'uomo, un continuo e infinito brivido di ricercato piacere, una musica che insomma è in grado tanto di trascinare quanto di coinvolgere emotivamente. Con questo gran disco la Svezia continua la compilazione del suo almanacco di perle, arricchendo notevolmente un tesoro che con Manifest Of Hate si é decisamente allargato.